da: Internazionale - di Adam Tooze, Foreign Policy, Stati Uniti
Il piano di aiuti economici approvato dal congresso degli Stati Uniti dimostra che le politiche economiche mondiali si stanno spostando verso sinistra, scrive l’economista Adam Tooze.
In questo periodo molte persone s’interrogano su cosa significhi per il resto del mondo un’amministrazione statunitense a guida democratica. Gli ultimi eventi fanno pensare che il presidente Joe Biden non abbia nessun diritto di rivendicare il ruolo di leader democratico globale. L’ex presidente Donald Trump si rifiuta di abbandonare la scena, mentre le ombre delle elezioni contestate e dell’assalto al congresso del 6 gennaio aleggiano ancora su Washington. L’ostruzionismo dei repubblicani in parlamento è ai massimi storici e la battaglia per difendere il diritto di voto si combatterà in stati dove i confini dei distretti elettorali sono modificati per fini politici e dove alle persone viene costantemente impedito di votare.
Ma la leadership democratica non presuppone solo il rispetto dello stato di diritto e della costituzione, e non dipende solo dal fatto che i grandi partiti si comportino in modo ragionevole. Va anche dimostrata introducendo politiche popolari e necessarie. La salute della democrazia si misura sulla rapidità e l’intensità con cui le istituzioni rispondono a una crisi, soprattutto quando la crisi colpisce i cittadini più in difficoltà. Le necessità delle persone più colpite dovrebbero essere una priorità per la politica, e ci sono momenti in cui la democrazia consiste proprio nel rimuovere ostacoli e ambiguità che impediscono di affrontare questi problemi.
Da questo punto di vista l’amministrazione Biden sta facendo il suo dovere. Il pacchetto di aiuti economici da 1.900 miliardi, approvato dai democratici al senato grazie a una scappatoia che ha permesso di aggirare l’ostruzionismo dei repubblicani è un buon esempio di leadership democratica in azione, e l’Europa farebbe bene a seguirlo.
Anche perché le politiche economiche adottate dai singoli paesi scatenano un effetto a catena: la rapida ripresa economica che l’amministrazione Biden vuole innescare favorirà la domanda a livello globale molto più di quanto abbiano fatto le politiche adottate dall’amministrazione Obama durante la crisi del 2009. Gli Stati Uniti non stanno solo dando l’esempio: stanno preparando il terreno per la ripresa del resto del mondo.
Il pacchetto di aiuti, approvato in via definitiva dalla camera il 10 marzo, è frutto di un compromesso con i senatori più moderati del Partito democratico che ha scontentato l’ala più di sinistra.
Sarebbe stato meglio inserire nella legge l’aumento del salario minimo a 15 dollari all’ora, perché la garanzia di uno stipendio che consenta di vivere dignitosamente è un elemento fondamentale per la democrazia. L’aumento del salario minimo avrebbe trasformato gli Stati Uniti nel leader mondiale su un tema importante delle politiche per il lavoro. Anche in quel caso l’esempio di Washington avrebbe avuto conseguenze concrete. In Germania il salario minimo è appena superiore ai dieci dollari, e nelle ultime settimane molti giornalisti economici tedeschi mi hanno chiesto cosa succederebbe se l’aumento fosse approvato su entrambe le sponde dell’Atlantico. La buona notizia è che l’aumento del salario minimo, anche se escluso dal pacchetto di aiuti statunitense, non è del tutto tramontato. Tuttavia, la decisione di dare il sussidio di 1.400 dollari alle persone che guadagnano meno di 75mila dollari è deprimente (nella prima versione approvata dalla camera la soglia era di centomila dollari). È una scelta politicamente sbagliata, che peraltro porterà un guadagno fiscale minimo.
Inoltre, la legge sarebbe stata ancora più efficace se, oltre agli aiuti immediati, avesse previsto anche investimenti a lungo termine. L’amministrazione Biden ha promesso che il programma per gli investimenti sarà presentato in un secondo momento. Anche in quel caso, se necessario, i democratici cercheranno di aggirare l’ostruzionismo dei repubblicani sfruttando una scappatoia legislativa.
Far correre l’economia
Detto questo, l’importanza di un pacchetto da 1.900 miliardi di dollari non deve essere sottovalutata, anche perché si somma agli aiuti già stanziati a dicembre del 2020. È un passo di proporzioni storiche.
Le opinioni su quanto la crescita dell’economia statunitense sia lontana dai suoi ritmi abituali sono discordanti, ma è evidente che il piano di aiuti proposto dall’amministrazione Biden è ampiamente più sostanzioso di qualsiasi stima credibile dell’output gap (la differenza tra la capacità produttiva attuale e quella potenziale). Questo significa che gli aiuti sono pensati deliberatamente per far correre forte l’economia.
Questo approccio comporta il rischio di un aumento del tasso d’inflazione che sta causando una piccola fibrillazione nei mercati dei titoli di stato. Finora l’amministrazione Biden e la Federal reserve hanno mantenuto la calma in modo encomiabile. Chiaramente le autorità concordano sul fatto che il rischio di fare troppo poco sia maggiore rispetto a quel- lo di fare troppo. Non è solo una questione tecnica. Il punto centrale è politico. È evidente che nel 2021 l’asse delle politiche economiche si sta spostando verso sinistra.
Per molti anni, a partire dal 1993 con l’amministrazione Clinton, si è seguita una strategia opposta. Le questioni di politica fiscale e monetaria erano governate dalla prudenza, che prevedeva aiuti economici non troppo sostanziosi e l’aumento preventivo dei tassi d’interesse. Questa scelta ha lasciato senza lavoro milioni di statunitensi che in un altro contesto avrebbero potuto trovarne uno; ha minato il potere contrattuale dei lavoratori, che non potevano chiedere un salario e condizioni di lavoro migliori; ha reso più difficile la mobilitazione organizzata dei lavoratori; ha compromesso la possibilità di portare il salario minimo a un livello dignitoso, e ha fornito scarsi incentivi all’investimento per aumentare la produttività. Tutto questo ha penalizzato in modo sproporzionato i lavoratori afroamericani, soprattutto gli uomini. Investire soldi per generare una ripresa più rapida possibile è l’imperativo del momento, e farà bene all’economia sul lungo periodo. Inoltre è un prerequisito essenziale per una politica orientata verso la giustizia sociale, in particolare quella razziale. L’amministrazione Biden è la prima a essersi impegnata seriamente su questo fronte negli ultimi decenni.
Il piano di aiuti pianificato dall’amministrazione Biden per il 2021 è un intervento potente e ben concepito per spezzare il circolo vizioso di vittorie presidenziali democratiche seguite da sconfitte alle elezioni di metà mandato, come è successo nel 1994 e nel 2010. Alla luce delle crisi che hanno scosso la democrazia statunitense nel 2020, la posta in gioco non potrebbe essere più alta.
Il piano di aiuti. Soldi per tutti
Il congresso degli Stati Uniti ha approvato in via definitiva il piano di aiuti da 1.900 miliardi proposto dall’amministrazione Biden. Le misure principali prevedono un assegno una tantum fino a 1.400 dollari per le persone con un reddito annuo inferiore a 75mila dollari, e fino a 2.800 dollari per le coppie con un reddito non superiore a 150mila dollari. Inoltre è stato esteso fino all’inizio di settembre il sussidio settimanale di disoccupazione da 300 dollari. Sono stati stanziati 350 miliardi di dollari per aiutare gli stati, le città e le riserve native ad affrontare la crisi economica, sono state estese le esenzioni fiscali per le aziende ed è stato creato un fondo da 500 milioni di dollari per aiutare le persone senza fissa dimora.
Il piano prevede anche l’estensione dei sussidi alle famiglie con figli. Quasi 70 milioni di bambini – il 93 per cento del totale – beneficeranno di questi aiuti. Secondo il New York Times la misura potrebbe avere effetti rivoluzionari sulla società statunitense. “Gli aiuti alle famiglie con figli dureranno solo un anno. Ma se dovessero diventare permanenti, come propongono i democratici, comporterebbero un grande allargamento della rete di protezione sociale per le famiglie povere e della classe media. Gli Stati Uniti avrebbero uno strumento di sostegno alle famiglie simile a quelli dei paesi europei”.
Per quanto riguarda la pandemia di covid-19, sono
previsti fondi da decine di miliardi per migliorare il sistema di test e
tracciamento dei contagi e per rendere più efficace la distribuzione e la
somministrazione dei vaccini. L’obiettivo dell’amministrazione Biden è avere
vaccini per tutti gli adulti entro la fine di maggio. Al momento è stato
vaccinato circa il 20 per cento della popolazione.
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