da: Domani – di Andrea Tornago
Il presidente annuncia che affiderà la guida di Aria al dg Gubian. È stato lui a implementare e sponsorizzare il sistema che non ha funzionato
Non si erano mai visti un assessore regionale e un consigliere del presidente attaccare apertamente un’azienda di proprietà dalla regione a colpi di «inaccettabile» e «vergogna». Eppure per Letizia Moratti e Guido Bertolaso il caos nelle prenotazioni dei vaccini per il Covid-19 in Lombardia ha un responsabile preciso: Aria spa, la società in house per l’innovazione e gli acquisti della regione Lombardia. Ma la soluzione pensata dal presidente Attilio Fontana, con il possibile azzeramento del cda e l’affidamento dell’azienda al direttore generale Lorenzo Gubian, appare a dir poco paradossale.
Aria è nata nel 2019 dalla fusione delle partecipate Lombardia informatica, Infrastrutture lombarde e Arca Lombardia, la centrale acquisti regionale. Per Moratti e Bertolaso l’azienda è responsabile tanto delle convocazioni mai inviate quanto di quelle in eccesso a causa dell’«inefficienza» del software in house che ora verrà sostituito con quello delle Poste Italiane, al momento non ancora in servizio.
Il sistema
Il programma informatico di Aria al centro delle polemiche si chiama Siavr, “Sistema informativo di anagrafe vaccinale regionale”, ed è stato elaborato dai sistemi informativi
della regione Veneto. Negli ultimi anni il Siavr è stato ceduto in riuso a diverse aziende sanitarie e regioni italiane, tra cui la Lombardia. Che così dal 2018 ha potuto implementarlo e creare un’anagrafe vaccinale centralizzata. Ma proprio l’implementazione di Siavr è accompagnata da un particolare che crea più di un imbarazzo alla giunta lombarda.Il direttore generale di Aria, l’ingegnere triestino Gubian, viene proprio dal Veneto. Nell’agosto del 2020 l’assessore lombardo al Bilancio, Davide Caparini, l’ha voluto al posto del vecchio direttore Filippo Bongiovanni, coinvolto nella vicenda dei camici del cognato del presidente Fontana. Il nuovo dg il sistema Siavr lo conosce bene: nel 2016 è stato proprio Gubian, allora capo dei servizi informativi della regione Veneto, a cedere tramite l’Agenzia per l’Italia digitale il software alle altre regioni, come emerge dalla scheda descrittiva del programma elaborata per l’Agid. Gubian è stato ai vertici dei servizi informativi del Veneto negli ultimi dieci anni, dirigendo anche tra il 2016 e il 2017 il consorzio Arsenàl, centro veneto di ricerca e innovazione per la sanità digitale. A Milano nell’agosto scorso è arrivato da vincitore. Per la Lombardia travolta dal coronavirus, il responsabile informatico di Azienda Zero (l’ente di governance della sanità veneta) rappresentava un pezzo di quel “modello Veneto” che era riuscito ad affrontare in maniera efficace la prima ondata.
Il Siavr non è una creatura di Gubian ma un sistema adottato a livello centrale dal Veneto già a partire dal 2009, quando l’ingegnere triestino era responsabile informatico dell’Ulss di Thiene e Schio, nel vicentino. Sotto la sua direzione viene però implementato con la creazione di una app di prenotazione regionale. E con l’arrivo della pandemia il Siavr viene adattato al monitoraggio del Covid-19. È Gubian stesso a raccontarlo in un articolo pubblicato nel maggio scorso sul sito specializzato Agenda Digitale. «La regione Veneto ha realizzato un sistema di biosorveglianza Covid-19 che consente la raccolta, l’elaborazione, la verifica della qualità dei dati di tutti gli esami di biologia molecolare», scrive spiegando il successo del modello Veneto, «e permette il monitoraggio dell’epidemia, intervenendo sui singoli casi o nei cluster territoriali, sia a domicilio che in ospedale». Come funziona? Utilizzando «funzionalità già note agli operatori dei settori Igiene e sanità pubblica, ovvero un modulo applicativo apposito Covid-19 aggiuntivo al Sistema anagrafe vaccinazioni regionale (Siavr)».
Ecco il segreto del successo veneto, secondo Gubian: grazie al Siavr «la regione ha monitorato l’epidemia con la biosorveglianza». Nella seconda ondata la storia è stata un po’ diversa e medici e comitati hanno criticato il sistema di tracciamento e il flusso di dati curato dalla regione.
Il caso lombardo
Il sistema che tanto bene ha fatto in Veneto però in Lombardia a quanto pare non funziona. Ogni regione o asl che ha adottato il Siavr (Lombardia, Sardegna, provincia autonoma di Trento, asl di Bologna, Parma e Imola) ha dovuto riadattarlo e integrarlo con l’aiuto di una ditta esterna. In Lombardia il software va messo in comunicazione con una serie di sistemi informativi complessi che spesso non si parlano fra loro, in una regione che conta il doppio degli abitanti del Veneto. Né l’assessore al Welfare Moratti, né il consulente Bertolaso, né l’ingegner Gubian, raggiunti da Domani, hanno voluto commentare.
Dopo i malfunzionamenti che si sono verificati in varie province lombarde con tra la regione e la società Aria è rottura totale. E forse la rottura è anche il frutto di uno scontro politico, l’ennesimo, tra Lega e Forza Italia. Per l’assessora Moratti «servono decisioni rapide e drastiche» su Aria perché «i cittadini non devono pagare le inefficienze della burocrazia». Immediata la mossa di Fontana che ha fatto sapere di aver «chiesto ai membri del cda di Aria di fare un passo indietro». «In caso contrario – ha aggiunto – disporrò l’azzeramento dello stesso, affidando al direttore generale Lorenzo Gubian la guida della società».
Insomma mentre il sistema di
prenotazione che la Lombardia ha preso in prestito dal Veneto viene sostituito con
uno messo a disposizione gratuitamente
da Poste Italiane, il suo principale sponsor dovrebbe rimanere al proprio posto.
Qualcosa in Lombardia continua a non funzionare.
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