da: il Fatto Quotidiano – di Cdf
Il riordino dei ministeri si è chiuso, ma la battaglia da cui dipenderà il peso del Movimento nel governo resta aperta. La prima è quella per le deleghe al dicastero dello Sviluppo economico, guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti. Come noto, il decreto ha creato il ministero della Transizione ecologica affidato a Roberto Cingolani e quello della Transizione digitale guidato dall’ex Vodafone Vittorio Colao. Il Mise ha perso tutta la politica energetica a favore di Cingolani. Il coordinamento delle strategie digitali spetterà a Colao ma i progetti legati allo sviluppo della rete in fibra e del 5G dovranno passare da Giorgetti, visto che restano in capo al Mise. Il ministro deve decidere a chi affidare le deleghe.
In pole c’è la viceministra 5Stelle Alessandra Todde, ex manager ed esperta del settore Itc che nel governo giallorosa si è occupata di crisi di impresa con buoni risultati. Ma la presenza, come viceministro, del forzista Gilberto Pichetto Fratin, commercialista piemontese, ha fatto salire il sospetto che le deleghe possano finire a lui per rassicurare Silvio Berlusconi, che sulle Tlc vuole da sempre avere voce in capitolo (specie ora che la sua Mediaset battaglia con Vivendi). Se avvenisse, il Movimento rimarrebbe senza presidio in un settore assai caro, tanto più che l’editoria
è andata a un altro forzista, Giuseppe Moles, e che Cingolani (seppure gradito a Grillo) sull’ambiente non è molto in sintonia con le idee dei 5Stelle. Lo schema è che le deleghe vadano alla Todde, Anna Ascani (Pd) prenda le crisi d’impresa e Fratin la vigilanza su Pmi e cooperative. Ereditare di nuovo le vertenze industriali mentre i grandi dossier restano al ministro per M5S sarebbe una sconfitta. Peggio ancora lasciare le Tlc a un esponente di FI.
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