da: Il Fatto Quotidiano – di Giacomo Salvini
Tutto era iniziato in primavera quando Giuseppe Conte aveva deciso di coinvolgere gli esperti (tra cui l’attuale ministro Vittorio Colao) per coordinare la “fase 2” della pandemia: l’allora premier era stato attaccato a testa bassa da commentatori, leader politici e giuristi.
Poi a dicembre era stata proprio sulla cabina di regìa tra Palazzo Chigi e i ministeri per gestire i 209 miliardi del Recovery Plan che erano partiti i primi bombardamenti di Matteo Renzi evocando la crisi di governo. Le ormai celebri task force – espressione coniata dal gergo navale per indicare un gruppo di esperti che si riunisce per discutere e decidere su un determinato tema – sono state la croce del governo Conte. Per mesi politici (da Matteo Renzi a Matteo Salvini), giuristi (come Sabino Cassese) e commentatori hanno irriso la scelta dell’ex premier di nominare esperti “su tutto”, parlando di gruppi “inutili” e volti solo a “perdere tempo” con quotidiani che titolavano sui “sei manager e 300 esperti” pronti a “mettere le mani sui fondi Ue”.
Oggi il governo Conte non c’è più, al suo posto a Palazzo Chigi è arrivato Mario Draghi, ma le task force sono rimaste. Anzi: si sono moltiplicate. Nei primi 16 giorni del governo Draghi, tra Palazzo Chigi e i ministeri, ne sono già state istituite otto. Una ogni due giorni.
Quattro di queste riguardano la pianificazione del Recovery Plan. La madre delle task force è quella istituita al ministero dell’Economia, guidato dal fedelissimo di Draghi, Daniele Franco, che avrà il coordinamento tecnico del piano. Il premier ha deciso di affidare l’unità di missione in capo alla Ragioneria dello Stato al dirigente Carmine di Nuzzo che coordinerà altri mentre quello per la Transizione Digitale da Colao, Franco, Brunetta, Giorgetti, Speranza e altri 60 funzionari. Infine, per scrivere il Recovery da consegnare entro aprile a Bruxelles, il premier ha nominato due nuovi consulenti a Palazzo Chigi: il consigliere economico Francesco Giavazzi e quello giuridico, il professore di Diritto amministrativo, Marco D’Alberti. Una mini cabina di regìa che taglia fuori i ministri.
Ma
le task force del governo Draghi non riguardano solo la gestione dei
fondi Ue. C’è quella anti-Covid composta da Agostino Miozzo (Cts),
Silvio Brusaferro (Iss) e Franco Locatelli (Css) a cui presto potrebbe affiancarsi
il nuovo consigliere sanitario di Draghi. Poi ci sono le unità di
missione ministeriali. C’è quella di Renato Brunetta, che ha chiamato a Palazzo
Caffarelli l’economista Carlo Cottarelli per scrivere la
riforma della P.A: oltre a lui ne fanno parte altri otto economisti tra cui
Bernardo Giorgio Mattarella, figlio del presidente della Repubblica e
allievo di Cassese, ma anche il direttore del Censis Giorgio De Rita e il
segretario generale della Regione Lazio Andrea Tardiola. Infine, il 23 febbraio
si è insediato al ministero dell’Istruzione il “Comitato tecnico per
il recupero dell’apprendimento”. Presieduto dall’ex capo dipartimento del Miur
Giovanni Biondi, è composto da educatori, presidi e insegnanti: dovranno capire
come limitare i danni di un anno in didattica a distanza.
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