Vaclav Havel aveva
75 anni. Da tempo era gravemente malato. La sua morte è una perdita non solo
per la Repubblica Ceca ma per l’Europa intera che in lui riconosceva
un’autorità morale di grande levatura.
Havel era comparso
in pubblico per l’ultima volta una settimana fa in occasione della visita a
Praga del Dalai Lama.
Insieme avevano
lanciato un appello all’Onu in favore dei dissidenti del mondo intero.
Dissidenti come Havel che, sotto il regime comunista, si battè per i diritti
umani e divenne uno dei protagonisti della rivoluzione di velluto del 1989.
L’attuale
presidente Klaus ha ricordato Havel che era diventato “il simbolo della moderna
Repubblica Ceca e che grazie alla sua coraggiosa opposizione al totalitarismo
era riuscito in qualità di primo presidente del paese a farci entrare in tempi
brevi nel gruppo degli stati democratici d’Europa”
Havel era prima
ancora che un politico un fine intellettuale, un uomo di teatro erede della
tradizione mitteleuropea.
I suoi
concittadini oggi hanno deposto fiori e acceso candele davanti all’abitazione.
Un mesto pellegrinaggio a pochi giorni dal Natale.
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