Abolizione dei vitalizi con il trucco: nessuna
mannaia, solo un temperino!
di Antonio Borghesi
Ieri con la sonora
grancassa dei mezzi di informazione radiotelevisivi è stata data la notizia che
dal prossimo anno saranno aboliti i vitalizi, o meglio si passerà al sistema
contributivo. E’ stata data con altrettanta enfasi la notizia che, per effetto
delle nuove regole, la ex deputata e Presidente della Camera, Irene Pivetti, invece
di ottenere il vitalizio di 6.200 euro mensili (è stata 9 anni in parlamento)
dal compimento di 50 anni, lo conseguirà da quando avrà 60 anni.
Credo che sia
necessario fare chiarezza sui provvedimenti che saranno presi, poiché si capirà
bene che non ci sarà nessuna mannaia a carico della casta ma solo un temperino.
Ricordo che attualmente
sono in vigore tre differenti situazioni a seconda che un parlamentare sia
stato eletto prima del 1994, prima del 2006, dal 2006 in avanti.
In ciascun periodo sono cambiati gli importi conseguibili, il tempo necessario (anche un solo giorno per gli eletti fino al 1994, 2 anni e sei mesi per quelli entrati fino al 2006, 5 anni per gli eletti dal 2006), l’anno di inizio del beneficio (60 anni fino al 2006, 65 anni dopo), la possibilità di anticipo in funzione del numero di anni da parlamentare (senza limiti per gli eletti fino al 1994, fino a 60 dopo). L’unica parte del provvedimento annunciato ieri, che colpisce tutti, è che da questo momento in avanti l’età di percezione è a 65 anni, riducibili fino a 60 in caso di più legislature. Come grande effetto di questa misura è stata citata la Pivetti. Ma in realtà è un caso raro, perché altri sono tutt’ora parlamentari (come al Melandri), per altri forse si tratta di ritardare di uno o due anni. Meglio è andata a Ilona Staller (al secolo Cicciolina) che ha compiuto 60 anni qualche giorno fa e da questo mese percepirà 3.108 euro (con le nuove regole avrebbe dovuto aspettare altri 5 anni). Ma per molti non cambierà nulla.
In ciascun periodo sono cambiati gli importi conseguibili, il tempo necessario (anche un solo giorno per gli eletti fino al 1994, 2 anni e sei mesi per quelli entrati fino al 2006, 5 anni per gli eletti dal 2006), l’anno di inizio del beneficio (60 anni fino al 2006, 65 anni dopo), la possibilità di anticipo in funzione del numero di anni da parlamentare (senza limiti per gli eletti fino al 1994, fino a 60 dopo). L’unica parte del provvedimento annunciato ieri, che colpisce tutti, è che da questo momento in avanti l’età di percezione è a 65 anni, riducibili fino a 60 in caso di più legislature. Come grande effetto di questa misura è stata citata la Pivetti. Ma in realtà è un caso raro, perché altri sono tutt’ora parlamentari (come al Melandri), per altri forse si tratta di ritardare di uno o due anni. Meglio è andata a Ilona Staller (al secolo Cicciolina) che ha compiuto 60 anni qualche giorno fa e da questo mese percepirà 3.108 euro (con le nuove regole avrebbe dovuto aspettare altri 5 anni). Ma per molti non cambierà nulla.
Giuseppe Gambale,
entrato ragazzino nel 92', è andato in pensione nel 2006 a 42 anni con 8.455
euro lordi al mese e continuerà a prenderli. Così come tutti coloro che seguono
(l’età è quella in cui hanno iniziato a percepire il vitalizio): Antonio
Martusciello, Fi, , 46 anni, dal 1° maggio 2008, intasca 7.959 euro lordi al
mese di vitalizio; lo stesso avviene per Rino Piscitello, Pd, 47 anni e mezzo;
Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), 49 anni, deputato dal 1992, 16 anni di mandato
effettivo, vitalizio di 8.836 euro lordi al mese; Enrico Boselli (Sdi), 51
anni, 4 mandati e 7.958 al mese; Oliviero Diliberto, già segretario del Pdci,
52 anni; ricevono 6.203 euro al mese: Mauro Fabris (Udeur) e Franco Giordano
(Prc) entrambi da quando avevano 50 anni, Stefano Boco (Verdi), 52 anni, Carlo
Leoni (SD), 53 anni, Gloria Buffo (SD) 54 anni, Marco Fumagalli (SD), Maurizio
Ronconi (Udc), 55 anni, Dario Rivolta (FI) 55 anni, Salvatore Buglio (RnP), 57
anni, Tana de Zulueta (Verdi), 57 anni, Mauro del Bue (Psi), 57 anni, Francesco
Monaco (Pd), 57 anni. Hanno un mensile di 3.636 euro: Dario Galli (Lega), 57
anni, Giannicola Sinisi (Pd), 51 anni, Natale D’Amico (Dini), 52 anni, Roberto
Barbieri (Psi), 55 anni, Roberto Manzione (Consumatori), Gianni Nieddu (Pd), 56
anni; percepiscono 7.959 euro al mese Ettore Peretti (Udc), 50 anni, Ramon
Mantovani (Prc), 53 anni, Enrico Nan (FI), 55 anni, Fulvia Bandoli (SD), 56
anni. Pietro Folena (Prc), 50 anni, 8.836 euro; incassano 8.164 euro al mese
Franco Danieli (PD), 52 anni, Stefano Morselli (La Destra), 54 anni, Euprepio
Curto (An), 56 anni, Aniello Palumbo (Pd), 56 anni, Tiziana Valpiana (Prc), 57
anni. Ancora, tra coloro che hanno iniziato da giovani a fare i pensionati,
ritroviamo Marco Taradash, 57 anni, ex deputato di Forza Italia, un tempo
radicale, Alfonso Gianni, 58 anni, 15 di anzianità parlamentare, di
Rifondazione , Valerio Calzolaio (Pd), e Vittorio Sgarbi, 55 anni, con 8.455
euro al mese. Hanno iniziato sotto i sessant’anni anche l’ex magistrato di
«Mani pulite» Tiziana Parenti, Maura Cossutta, figlia del fondatore dei
Comunisti italiani Armando; e Annamaria Donati, Verde della prima ora, Peppino
Calderisi, storico combattente contro il finanziamento dei partiti quando era
seguace di Marco Pannella, ora in Forza Italia e Nando Dalla Chiesa, 58, Pd.
Così gli ex senatori Edo Ronchi (Pd), da 58 anni,e Willer Bordon, da 59 anni:
entrambi con il massimo del vitalizio senatoriale di 9.604 euro.
Così come non è
cambiato nulla per tutti i condannati con sentenze passate in giudicato per gravi
reati (corruzione, concussione, finanziamento illecito, banda armata, ed altro
ancora), come Cirino Pomicino, come Altissimo, Di Donato, Pillitteri, La Ganga,
De Lorenzo, Martelli, Tognoli.
Senza dimenticare
i falsi testimoni come Formica, e i condannati ante Tangentopoli: Pietro Longo,
Franco Nicolazzi e Mario Tanassi(poi deceduto). Così come continueranno a
percepire i vitalizi le vedove ( o i vedovi) degli ex parlamentari scomparsi.
L’altra questione
riguarda il passaggio al sistema contributivo. Io ho chiesto ripetutamente che
l’effetto del cambiamento dovesse essere quello di accantonare al "Fondo
separato presso l’Inps" quanto attualmente trattenuto al parlamentare ogni
mese (circa 1000 euro). Dopo 5 anni verrebbero versati circa 60.000 euro, che permetterebbero
a 65 anni di percepire un vitalizio di circa 500 euro mensili. Ma i
parlamentari non si accontentano e pretendono lo stesso trattamento previsto
per i precari (i contributi, pari a circa il 30% delle somme pagate vengo
versati per un terzo dal dipendente e per due terzi dal datore di lavoro). Il
Parlamento, di conseguenza, sarà chiamato d’ora in avanti a sostenere ogni mese
e per ogni parlamentare un costo di circa 2.000 euro: ciò darà luogo alla
erogazione di un vitalizio da parte dell’Inps, a partire dal compimenti dal 65°
anno in poi di circa 1.500 euro mensili.
In conclusione e
per riassumere, le nuove regole:
- non toccheranno
il passato e gli ex parlamentari continueranno a percepire lo stesso assegno ed
in futuro anche coloro che, essendo attualmente in carica, cesseranno dal
mandato. Dunque per almeno 20 anni i cittadini italiani dovranno sborsare non
meno di 200 milioni di euro all’anno;
- vi sarà un
modesto effetto di riduzione dei costi in relazione ai parlamentari che
“andranno in pensione” a 60 anni, pur avendo la possibilità di farlo, con le
vecchie regole, a meno di 60;
- dal prossimo
anno con il passaggio al sistema contributivo i contribuenti italiani dovranno
sopportare un ulteriore onere di circa 25 milioni di euro all’anno, per la
quota contributiva a carico del Parlamento (due terzi dei contributi).
Ci voleva davvero
più coraggio facendo passare al sistema contributivo tutti, ricalcolando i
vitalizi sulla base dei contributi effettivamente versati da ogni parlamentare!
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