da: la Stampa
"Putin, restituiscici il voto" Migliaia in piazza a Mosca
Top manager e pensionati insieme nel primo grande corteo contro il leader
di Mark Franchetti - corrispondente da Mosca del Sunday Times di Londra
"Putin, restituiscici il voto" Migliaia in piazza a Mosca
Top manager e pensionati insieme nel primo grande corteo contro il leader
di Mark Franchetti - corrispondente da Mosca del Sunday Times di Londra
Almeno 40 mila manifestanti sono scesi nelle strade di Mosca ieri nella più grande manifestazione di protesta contro il Cremlino tenutasi nella capitale russa negli ultimi due decenni. Il corteo dell’opposizione ha protestato contro i presunti brogli commessi da Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, nel voto di domenica scorsa per la Duma.
Scandendo «Russia senza Putin», «Putin ladro» e slogan che chiedevano nuove elezioni, i manifestanti si sono dati appuntamento in una piccola isola vicino al Cremlino, sotto gli occhi di decine di poliziotti anti-sommossa e soldati del ministero dell’Interno. Si è trattato del più massiccio raduno anti-Putin da quando Putin è salito al potere in Russia, dodici anni fa, e ha concluso una settimana di scontri, in cui la polizia con uso della violenza ha arrestato più di mille oppositori spinti in piazza dall’evidenza dei brogli.
L’evento, senza precedenti, si è svolto in un clima da amici.
La gente chiedeva la testa del premier, ma indossava anche graziosi nastrini bianchi, il simbolo del movimento di protesta. La folla era un mix sorprendente ed eclettico. Nazionalisti, liberali, comunisti, celebrità, mogli di celebrità, star del cinema, barbuti intellettuali impoveriti stavano accanto a - poche - signore impellicciate con manicure curata. Pensionati che hanno vissuto la maggior parte della loro vita sotto il regime sovietico e studenti nati dopo che l’Urss era già sparita, e che domenica scorsa avevano votato per la prima volta.
Nadia Kolstova, intelligente e ben pagata dirigente di una tv, abita in un appartamento vicino al Cremlino che costa diversi milioni di euro, possiede una casa in campagna in un compound circondato da guardie private e tratta con oligarchi, politici e celebrità. Ma ieri questa 36enne madre di due figli ha rischiato di venire picchiata con i manganelli e catturata dalla polizia pur di scendere in piazza. «È la prima volta che prendo una posizione, ma il Cremlino deve sapere che quando è troppo è troppo», dice. «Sento che è mio dovere far sentire la mia voce. Il Cremlino tratta il suo popolo come una manciata di imbecilli che non contano nulla. La gente al potere non ha pudore. È offensivo. Putin ha bisogno di venire ammonito».
Cappotto marrone lungo e cappellino per proteggersi dalla neve, Egor Kryavitsky ha 75, è un elettricista in pensione. Anche lui era a protestare, anche se non crede che servirà a mandare via Putin: «Non voglio una rivoluzione, voglionuove elezioni». Non lontano, nel mare di gente, qualcuno ha notato perfino Xenia Sobchak, la più famosa bellezza russa, figlia glamour di Anatoly Sobchak, che da sindaco di Pietroburgo negli Anni 90 fu boss e mentore di Putin. Xenia ha posato per riviste maschili e fatto arrabbiare i conservatori russi con un popolare reality show. Ma, segno dei tempi, anche lei è diventata politicamente impegnata e ha preso una posizione civica.
La maggioranza dei manifestanti sono russi del ceto medio, istruiti, liberali e utenti Internet. Come in altri sistemi autoritari che cercano di restare in sella nell’era della rete, i primi segni del dissenso trovano spazio solo grazie ai social network che per ora il Cremlino non ha osato bloccare. La più grande manifestazione dal 1993, quando Boris Eltsin bombardava il Parlamento, è stata organizzata in meno di tre giorni solo grazie a Facebook e al suo omologo russo VKontakte. «Temevo che ci sarebbe stata violenza, dopo aver visto come la polizia era intervenuta contro l’opposizione nei giorni scorsi, ma sono venuto lo stesso perché dobbiamo mostrare al Cremlino che non possono continuare a ignorare l’opinione pubblica», dice Igor Vinner, 24 anni, studente di economia che domenica ha votato per la prima volta. «Non mi aspettavo che le elezioni fossero oneste, ma la spudoratezza con la quale hanno spinto Russia Unita è stata troppo. Se non ci difendiamo penseranno di poter fare qualunque cosa. Non voglio permettere loro di rubare il mio voto», dice Masha Soldatova, 35enne madre di due figli che lavora in un’agenzia pubblicitaria. «Putin deve capire che i tempi sovietici sono finiti. Non possono prenderci per idioti. Stavolta se ne accorgeranno, ci scommetto».
La maggior parte dei manifestanti sono furiosi per le elezioni truccate, ma anche per la corruzione e l’abuso di potere da parte dei funzionari. Con una rara concessione, le autorità venerdì hanno concesso il permesso a manifestare dopo che circa 40 mila persone avevano annunciato la loro presenza in piazza sui social network. La manifestazione è stata organizzata da diversi gruppi d’opposizione, convinti che a Mosca le frodi abbiano aggiunto a Russia Unita il 20% dei voti. Fino a ieri, le manifestazioni dell’opposizione non riuscivano a raccogliere più di poche centinaia di persone. «È venuto il tempo di rompere le catene», ha scritto in un messaggio dalla prigione uno dei leader dell’opposizione, il blogger anticorruzione Alexey Navalny, arrestato durante le proteste di lunedì. L’irriducibile attivista sta scontando 15 giorni diprigione. «Non siamo bestie né schiavi. Abbiamo una voce e la forza di difenderla», ha scritto nel messaggio, letto dal palco.
La manifestazione è stata sorvolata da elicotteri. Nell’ultima settimana la città è stata pattugliata da circa 50 mila poliziotti e 2 mila soldati del ministero dell’Interno. Ma ieri a Mosca non c’è stato nessun fermo, mentre nelle altre città in tutto la protesta ha coinvolto diverse centinaia di persone in almeno 40 luoghi - ci sono stati arresti. Anche se ieri tutti i tre canali tv nazionali hanno per la prima volta mostrato le manifestazioni, presentandole come prima notizia dei tg, per ora non c’è nessun segno che Putin stia pensando di fare una qualunque concessione ai manifestanti, che accusa di essere al soldo dell’Occidente. Parlare di «primavera slava» sembra una fantasia. Putin vincerà senza dubbio le elezioni di marzo e diventerà Presidente. Ma per la prima volta ha perso l’aura di invincibilità. Ancora più importante è il cambiamento dell’umore. Indipendentemente dal fatto che la manifestazione di ieri porti a qualcosa, per la prima volta in tanti anni 40 mila russi hanno lasciato a casa il loro senso di impotenza per portare in strada il loro scontento. «Non è inutile farsi sentire», dice Valery, 30 anni. «Una voce è inutile, ma decine di migliaia si fanno sentire e prima o poi perfino il Cremlino dovrà prestare ascolto».
Scandendo «Russia senza Putin», «Putin ladro» e slogan che chiedevano nuove elezioni, i manifestanti si sono dati appuntamento in una piccola isola vicino al Cremlino, sotto gli occhi di decine di poliziotti anti-sommossa e soldati del ministero dell’Interno. Si è trattato del più massiccio raduno anti-Putin da quando Putin è salito al potere in Russia, dodici anni fa, e ha concluso una settimana di scontri, in cui la polizia con uso della violenza ha arrestato più di mille oppositori spinti in piazza dall’evidenza dei brogli.
L’evento, senza precedenti, si è svolto in un clima da amici.
La gente chiedeva la testa del premier, ma indossava anche graziosi nastrini bianchi, il simbolo del movimento di protesta. La folla era un mix sorprendente ed eclettico. Nazionalisti, liberali, comunisti, celebrità, mogli di celebrità, star del cinema, barbuti intellettuali impoveriti stavano accanto a - poche - signore impellicciate con manicure curata. Pensionati che hanno vissuto la maggior parte della loro vita sotto il regime sovietico e studenti nati dopo che l’Urss era già sparita, e che domenica scorsa avevano votato per la prima volta.
Nadia Kolstova, intelligente e ben pagata dirigente di una tv, abita in un appartamento vicino al Cremlino che costa diversi milioni di euro, possiede una casa in campagna in un compound circondato da guardie private e tratta con oligarchi, politici e celebrità. Ma ieri questa 36enne madre di due figli ha rischiato di venire picchiata con i manganelli e catturata dalla polizia pur di scendere in piazza. «È la prima volta che prendo una posizione, ma il Cremlino deve sapere che quando è troppo è troppo», dice. «Sento che è mio dovere far sentire la mia voce. Il Cremlino tratta il suo popolo come una manciata di imbecilli che non contano nulla. La gente al potere non ha pudore. È offensivo. Putin ha bisogno di venire ammonito».
Cappotto marrone lungo e cappellino per proteggersi dalla neve, Egor Kryavitsky ha 75, è un elettricista in pensione. Anche lui era a protestare, anche se non crede che servirà a mandare via Putin: «Non voglio una rivoluzione, voglionuove elezioni». Non lontano, nel mare di gente, qualcuno ha notato perfino Xenia Sobchak, la più famosa bellezza russa, figlia glamour di Anatoly Sobchak, che da sindaco di Pietroburgo negli Anni 90 fu boss e mentore di Putin. Xenia ha posato per riviste maschili e fatto arrabbiare i conservatori russi con un popolare reality show. Ma, segno dei tempi, anche lei è diventata politicamente impegnata e ha preso una posizione civica.
La maggioranza dei manifestanti sono russi del ceto medio, istruiti, liberali e utenti Internet. Come in altri sistemi autoritari che cercano di restare in sella nell’era della rete, i primi segni del dissenso trovano spazio solo grazie ai social network che per ora il Cremlino non ha osato bloccare. La più grande manifestazione dal 1993, quando Boris Eltsin bombardava il Parlamento, è stata organizzata in meno di tre giorni solo grazie a Facebook e al suo omologo russo VKontakte. «Temevo che ci sarebbe stata violenza, dopo aver visto come la polizia era intervenuta contro l’opposizione nei giorni scorsi, ma sono venuto lo stesso perché dobbiamo mostrare al Cremlino che non possono continuare a ignorare l’opinione pubblica», dice Igor Vinner, 24 anni, studente di economia che domenica ha votato per la prima volta. «Non mi aspettavo che le elezioni fossero oneste, ma la spudoratezza con la quale hanno spinto Russia Unita è stata troppo. Se non ci difendiamo penseranno di poter fare qualunque cosa. Non voglio permettere loro di rubare il mio voto», dice Masha Soldatova, 35enne madre di due figli che lavora in un’agenzia pubblicitaria. «Putin deve capire che i tempi sovietici sono finiti. Non possono prenderci per idioti. Stavolta se ne accorgeranno, ci scommetto».
La maggior parte dei manifestanti sono furiosi per le elezioni truccate, ma anche per la corruzione e l’abuso di potere da parte dei funzionari. Con una rara concessione, le autorità venerdì hanno concesso il permesso a manifestare dopo che circa 40 mila persone avevano annunciato la loro presenza in piazza sui social network. La manifestazione è stata organizzata da diversi gruppi d’opposizione, convinti che a Mosca le frodi abbiano aggiunto a Russia Unita il 20% dei voti. Fino a ieri, le manifestazioni dell’opposizione non riuscivano a raccogliere più di poche centinaia di persone. «È venuto il tempo di rompere le catene», ha scritto in un messaggio dalla prigione uno dei leader dell’opposizione, il blogger anticorruzione Alexey Navalny, arrestato durante le proteste di lunedì. L’irriducibile attivista sta scontando 15 giorni diprigione. «Non siamo bestie né schiavi. Abbiamo una voce e la forza di difenderla», ha scritto nel messaggio, letto dal palco.
La manifestazione è stata sorvolata da elicotteri. Nell’ultima settimana la città è stata pattugliata da circa 50 mila poliziotti e 2 mila soldati del ministero dell’Interno. Ma ieri a Mosca non c’è stato nessun fermo, mentre nelle altre città in tutto la protesta ha coinvolto diverse centinaia di persone in almeno 40 luoghi - ci sono stati arresti. Anche se ieri tutti i tre canali tv nazionali hanno per la prima volta mostrato le manifestazioni, presentandole come prima notizia dei tg, per ora non c’è nessun segno che Putin stia pensando di fare una qualunque concessione ai manifestanti, che accusa di essere al soldo dell’Occidente. Parlare di «primavera slava» sembra una fantasia. Putin vincerà senza dubbio le elezioni di marzo e diventerà Presidente. Ma per la prima volta ha perso l’aura di invincibilità. Ancora più importante è il cambiamento dell’umore. Indipendentemente dal fatto che la manifestazione di ieri porti a qualcosa, per la prima volta in tanti anni 40 mila russi hanno lasciato a casa il loro senso di impotenza per portare in strada il loro scontento. «Non è inutile farsi sentire», dice Valery, 30 anni. «Una voce è inutile, ma decine di migliaia si fanno sentire e prima o poi perfino il Cremlino dovrà prestare ascolto».
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