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- di Giada Ferraglioni
«I Minibot o sono moneta, e allora sono
illegali, oppure sono debito, e allora il debito sale. Non vedo una terza
possibilità». Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha liquidato così il
paventato ritorno dei cosiddetti “mattoni dell’Italiexit“.
L’idea di introdurre i Minibot arriva dal
deputato leghista Claudio Borghi, proprio dopo le elezioni europee che hanno
visto trionfare la Lega. Con un peso elettorale maggiore, i rappresentanti del
Carroccio hanno rilanciato il progetto dei Minibot già contenuto nel loro
programma elettorale, scatenando però le reazioni critiche di prestigiosi
economisti italiani ed europei.
Oltre a Mario Draghi, anche il
ministro del Tesoro Giovanni Tria ha bocciato l’idea che i Minibot possano
essere una reale alternativa all’economia interna davanti alla platea
internazionale del G20 a Fukoka. E la panchina degli oppositori ha visto
sedersi anche Ignazio Visco del direttorio di Bankitalia, Moody’s che ha
definito i Minibot «il primo passo per introdurre una moneta alternativa e
preparare l’uscita dall’area Euro dell’Italia» e qualche esponente di
Confindustria Giovani.
Quella dei Minibot è una delle clausole
presenti non solo nel programma elettorale di Salvini Premier, ma anche un
punto scritto nero su bianco nel Contratto di governo con il Movimento 5 Stelle.
Ma cosa sono i Minibot? E perché sono tornate in auge in questi ultimi giorni?
- I Minibot sono dei buoni ordinari del tesoro di piccolo taglio che servono, come i normali Bot, a pagare i debiti che la pubblica amministrazione ha contratto con gli imprenditori che avevano deciso di investire nei titoli di Stato;
- a differenza dei Bot, che hanno un valore minimo di 1.000 euro (e che hanno a che fare anche con creditori più grandi), questi avrebbero dei tagli molto più ridotti, tra i 5, 10, 20, 50 e 100 euro;
- non garantiscono interessi ai possessori e non hanno una scadenza;
- in caso di attivazione sarebbero cartacei e non digitali come gli attuali titoli di stato;
- non sarebbero obbligatori, quindi lo Stato non sarebbe costretto a emetterli periodicamente come accade con i Bot;
- grazie anche questa clausola, il loro inventore ha potuto rivendicare la legalità dell’idea;
- a pensarli per la prima volta è stato il leghista Claudio Borghi, attuale presidente della Commissione Bilancio della Camera, che già nel 2017 ne aveva parlato come lo «lo strumento da usare per prepararsi a un’ipotetica uscita ordinata dall’euro muovendosi nel perimetro delle regole comunitarie»
A
cosa servono
Ufficialmente, lo spunto è arrivato da una
mozione votata all’unanimità dalla Camera lo scorso martedì 28 maggio. Tutti i
partiti presenti in aula, compresi il PD e +Europa, si sono espressi a favore
di un provvedimento che consentirebbe alla pubblica amministrazione di pagare i
debiti alle imprese con i Minibot.
Certo, una mozione non è vincolante. E il
Mef ha sottolineato che la misura è tutt’altro che necessaria («Non c’è», hanno
detto dal ministero dell’Economia, «nessuna necessità, né sono allo studio
misure di finanziamento di alcun tipo, tanto meno emissioni di titoli di Stato
di piccolo taglio, per far fronte a presunti ritardi dei pagamenti da parte
delle pubbliche amministrazioni italiane»). Fatto sta che l’approvazione
bipartisan ha fatto discutere parecchio, tanto da spingere i deputati dem e
quelli di +Europa a fare un immediato passo indietro.
In sostanza, si tratterebbe di un modalità di pagamento del debito che le pubbliche
amministrazioni hanno nei confronti delle imprese fornitrici, che
potrebbero così prendere “una boccata d’ossigeno finanziaria”, soprattutto
quelle in difficoltà, e rientrare dei loro crediti non con moneta avente corso
legale ma attraverso dei titoli di stato.
Nelle intenzioni di Claudio Borghi, il saldo di
parte dei debiti della pubblica amministrazione attraverso questa soluzione
dovrebbe garantire un’impennata della
domanda interna perchè i Minibot potrebbero essere spesi per l’acquisto di
beni e servizi al dettaglio.
Come
funzionano: perché i minibot non sono una moneta
Molto semplicemente perché, come ha
sentenziato Draghi, creare una moneta alternativa è illegale. La posizione di
alcuni, però, è che i Minibot avrebbero a tutti gli effetti l’aspetto di una
valuta alternativa all’Euro. Una specie di gioco economico valido solo in
Italia che formalmente funzionerebbe proprio come una moneta: si baserebbe,
cioè, sulla creazione del debito e del credito.
Tra l’altro, lo stesso Borghi aveva già
provveduto a creare dei bozzetti nel 2017, in collaborazione con il vignettista
Carlo Botta. Il che vuol dire che questi minibot avrebbero, oltre a un
funzionamento formale, anche una natura materiale. Non essendo però moneta
reale, c’è da chiedersi in cosa si differenzierebbero dalle «banconote del
monopoli» (Giancarlo Giorgetti dixit).
Perché
sono stati (e sono tutt’ora) considerati il preambolo all’Italiexit
La questione più evidente è che questa
non-valuta sarebbe spendibile solamente all’interno del perimetro italiano e in
relazione ai bene e servizi relativi alla pubblica amministrazione. Il che vuol
dire che, ad esempio, quelle non-banconote di piccolo taglio non potrebbero
essere spese su Amazon, ma per pagare le tasse, i biglietti del treno e la
benzina.
Su un piano attualmente meno esplicito,
dati i cambiamenti più recenti in casa Lega, va comunque considerato che l’idea
ha preso il via da un partito che tradizionalmente aspira a uscire fuori dall’Europa.
Secondo molti tra quelli che si sono espressi in questi giorni, questo ritorno
in auge dei Minibot farebbe supporre che quella scintilla di indipendentismo
propria della Lega continua a bruciare nei cuori dei suoi deputati. D’altronde,
lo stesso Borghi ha sempre ribadito che l’unica strategia vincente per uscire
dall’Europa è farlo secondo le regole che questa impone.
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