Cadono
le prove contro il reporter accusato di spaccio di stupefacenti dopo le
numerose manifestazioni in suo sostegno in tutto il Paese
MOSCA - Dal senza precedenti all’inaudito.
Il caso contro Ivan Golunov è chiuso: «mancanza di prove».
A metterci la faccia è stato il ministro
dell’Interno in persona, Vladimir Kolokoltsev, che oltre ad annunciare
l’imminente liberazione del giornalista di Meduza ha anche comunicato la «sospensione»
degli agenti responsabili del suo arresto in attesa della conclusione
dell’indagine interna. Insomma, marcia indietro totale. Un fatto inaudito,
appunto.
La soddisfazione, nei circoli liberali, è
incontenibile: i social sono letteralmente esplosi. «È una notizia
meravigliosa, un esempio stimolante e motivante di ciò che si può ottenere con
la semplice solidarietà alle persone perseguitate», ha commentato ad esempio
Alexei Navalny su Twitter.
Ovvero uno che alle patrie galere russe
ormai ha l’abbonamento premium. Mentre Reporter senza Frontiere ha salutato «la
storica mobilitazione» da parte della società civile russa a sostegno del
giornalista, arrestato venerdì scorso con la controversa accusa di tentato
spaccio di stupefacenti, in realtà nel mirino per le sue inchieste.
Ieri i tre principali quotidiani
economico-liberali russi - Vedomosti, RBK e Kommersant - sono andati in edicola
con una prima pagina identica: ‘Io, noi siamo Ivan Golunov’.
A destare stupore non è solo la liberazione
di Golunov, nell’aria sin dalla mattinata dopo le nette dichiarazioni del
Cremlino e (soprattutto) della presidente del Consiglio Federale (il Senato
russo) Valentina Matviyenko, ma la mano pesante adottata contro i funzionari di
polizia, membri a pieno diritto della casta dei ‘siloviki’ - chiunque abbia le
mostrine - e dunque intoccabili. Kolokoltsev, tanto per dire, ha dichiarato di
aver chiesto a Vladimir Putin di licenziare i due capi dipartimento coinvolti
nel caso.
Riavvolgendo il film della giornata non
possono non saltare agli occhi le dichiarazioni della Matviyenko, secondo cui
l’intera vicenda era «una brutta storia» che andava definita o come un
«pasticcio» da parte della polizia o una «provocazione» bella e buona.
Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, aveva
invece detto che lo zar stava aspettando i risultati della verifica interna e
che, se «la situazione» fosse stata ancora «quella attuale», nel giorno della
diretta al Paese sarebbero senz’altro state ben accette domande da parte del
pubblico sul caso Golunov. Un messaggio in codice abbastanza chiaro: la
questione non è tabù.
Ora le teorie si sprecano sul perché di
questa inversione a U dato che altre figure di spicco del blocco indipendente
restano sulla graticola - Leonid Volkov, braccio destro di Navalny, è stato ad
esempio arrestato a Mosca non appena uscito dal carcere e sbattuto in cella per
altri 15 giorni, sempre per il ruolo giocato nelle proteste legate
all’innalzamento dell’età pensionabile.
Per Valery
Solovey, politologo con buone fonti all’interno dell’amministrazione
presidenziale, le autorità si sono semplicemente «spaventate» per il tono che
stava prendendo la manifestazione di domani a sostegno di Golunov (proprio
nel giorno della Festa della Russia).
La mobilitazione compatta della società, in
questo scenario, avrebbe davvero raggiunto l’obiettivo. Che Putin non fosse
stato invece avvisato dell’operazione-Golunov, e dunque abbia deciso di marcare
la sua autorità punendo l’intraprendenza di altri ‘boiari’, Solovey non lo
reputa «possibile».
Sta di fatto che le voci di una guerra intestina ai vertici del potere sono
sempre più insistenti e Putin, al Forum di San Pietroburgo, ha messo in
guardia i siloviki: gli eccessi saranno puniti. E infatti.
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