da: https://www.ilsole24ore.com/
- di Ivan Cimmarusti
Plenum straordinario al Consiglio superiore
della magistratura. Oggi saranno ratificate le dimissioni del consigliere
Gianluigi Morlini, che ieri ha lasciato l'organo di autogoverno per lo scandalo
nomine. In giornata si è dimesso anche Antonio Lepre. Resistono le altre tre
toghe Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli restano autosospese, forti
dell'appoggio incondizionato di Magistratura indipendente, in rotta di
collisione con le altre correnti e con l'Associazione nazionale magistrati.
L’inchiesta:
corruzione di Palamara
Alla Procura di Perugia è emerso un quadro
desolante: il pm di Roma - ex Csm ed ex
presidente dell'Anm - Luca Palamara risulta essere stato corrotto con 40mila
euro (particolare smentito dagli indagati) per far nominare il pm Giancarlo Longo - già travolto da inchieste corruzione
in atti giudiziari - alla Procura di Gela. Non solo: utilizza un esposto al Csm - fatto dal pm Fava che accusava
Pignatone e Ielo di non essersi astenuti quando l'inchiesta sul Consiglio di
Stato ha fatto emerge aspetti (penalmente irrilevanti) relativi ai rispettivi
fratelli – per fare un dossieraggio
contro Giuseppe Pignatone e Paolo Ielo. Nel registro degli indagati
finiscono: Palamara (corruzione e rivelazione del segreto), Fava (rivelazione
del segreto e favoreggiamento) e Spina (rivelazione del segreto e
favoreggiamento).
Il
«centro di potere» esterno al Csm
Intercettando, però, i magistrati hanno
scoperto ulteriori fatti. Ossia l'esistenza di un
«centro di potere» esterno al
Csm, in cui Palamara, Spina e i consiglieri Corrado Cartoni e Antonio Lepre dialogavano della nomina alla Procura di Roma con parlamentari Pd
Cosimo Ferri e Luca Lotti, quest'ultimo già sotto processo a Roma nel caso
Consip. I fatti, tutti penalmente
irrilevanti, fanno emergere anche un presunto ruolo di altri due
consiglieri: Gianluigi Morlini presidente della Quinta commissione del Csm,
quella che conferisce le nomine, e Paolo Criscuoli. Stando a quanto emerge, Palamara appoggiava la nomina del procuratore generale di Firenze Marcello
Viola, definito dai più «l'anti-Pignatone». Nei fatti, il 23 maggio scorso
la V Commissione ha deliberato per la nomina di Viola (contro il procuratore di
Firenze Giuseppe Creazzo e il procuratore di Palermo Franco Lo Voi, più
«filo-Pignatone»).
I
numeri del Csm
Attualmente risultano in carica al Csm -
tra dimissionati e autosospesi - 11 togati e 5 laici (lo scioglimento è
previsto con 10 togati e 5 laici). Il Csm, gravemente ferito dalle polemiche
montate in questi giorni, risulta così dimezzato. E' chiaro che lo spettro dello
scioglimento resta qualcosa di lontano, anche se i numeri potrebbero far
precipitare la situazione.
Il
procedimento disciplinare
Intanto il pg della Cassazione Riccardo
Fuzio ha avviato un procedimento disciplinare contro le quattro toghe, che
potrebbe portare alla decadenza degli stessi. Al momento c'è la comunicazione dell'avvio dell'azione,
con due imputazioni «comportamenti abitualmente o gravemente scorretti (…)
di chiunque abbia rapporti con il magistrato (…)»; «divulgazione, anche dipendente da negligenza, di atti del procedimento
coperti dal segreto o di cui sia previsto il divieto di pubblicazione,
nonché la violazione del dovere di riservatezza (…)».
Ed è proprio quest'ultima accusa a fare riferimento agli incontri – ritenuti
«segreti» – con Palamara, Spina, Lotti e Ferri. Perché in quelle conversazioni si sarebbe discusso in particolare del post Giuseppe Pignatone a Roma.
Stando alle intercettazioni, Palamara e
Lotti avrebbero sostenuto per quel ruolo il procuratore generale di Firenze
Marcello Viola, valutato comunque
dalla Quinta commissione come il più idoneo rispetto agli altri candidati, il
procuratore di Palermo Franco Lo Voi e il procuratore di Firenze Giuseppe
Creazzo. Per questo quella nomina è stata «congelata» in commissione, per ulteriori
valutazioni.
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