da: Il Salvagente
Tim,
Vodafone e Wind 3 spiegano le misure che mettono in atto contro i raggiri che
subiscono i loro clienti. I controlli nei confronti dei fornitori sospetti,
grazie ai quali fanno grossi affari, però non bastano.
Le lamentele sui servizi a sovrapprezzo continuano
ad arrivare, ma i maggiori operatori telefonici non sembrano turbarsi più di
tanto. E rispondono al Salvagente sulle misure messe in atto per impedire le
truffe con una sicurezza dei propri mezzi eccessiva, visti i risultati. Eppure,
va detto che rispetto a due anni fa alcune regole per creare degli ostacoli ai
furbetti degli abbonamenti via smartphone, sono state messe in atto. Quella
condivisa da tutti, oltre al “barring” (sbarramento a tutti i servizi premium,
su richiesta), è il meccanismo del doppio click, che dovrebbe garantire il
cliente da pressioni involontarie.
D’accordo con l’Agcom, poi, da novembre
scatterà un periodo di sperimentazione di 6 mesi che prevede la completa gestione
delle pagine di attivazione del servizio direttamente sulla piattaforma dell’operatore.
Dal punto di vista della concretezza,
sembrano più utili i meccanismi di controllo sulle società che curano le
campagne di abbonamento a questi servizi, spesso le vere responsabili di queste
frodi. Wind 3 risponde di aver già da tempo attuato “una serie di misure” come
il controllo di “ogni singola fase del processo di acquisto”. In particolare,
“le campagne di comunicazione rivolte alla clientela, sono preventivamente verificate
per garantirne una maggiore trasparenza”. E aggiunge che “è stato notevolmente intensificato
il monitoraggio on line delle campagne, passando da 5.000 a più di 50.000
controlli mensili, al fine di individuare tempestivamente eventuali anomalie e
adottare eventuali provvedimenti sanzionatori”.
Tim
invece assicura che “i contratti prevedono sanzioni in caso di attivazioni che
non rispettano il corretto processo di attivazione dei servizi che, nei casi
più gravi, portano alla sospensione/chiusura del servizio”.
Da gennaio 2016, anche Vodafone ha attivato una serie di blocchi e penalizzazioni “sempre più
stringenti per quei content provider che offrono servizi non conformi al codice
di autoregolamentazione dei Servizi Premium e agli obblighi contrattuali”.
Una volta aggirati i blocchi, però, i
malintenzionati possono truffare tranquillamente i malcapitati utenti, a cui
non resta che chiedere la disattivazione del servizio e il rimborso. Tutti i
principali operatori, ormai, applicano la politica di disattivazione tramite il
call center e restituzione delle somme sottratte, se richieste entro un
determinato periodo. Molto vari gli strumenti per la disattivazione offerti da
Vodafone, che ha lanciato l’iniziativa “Soddisfatti o Rimborsati: Servizi
Digitali”, con cui i clienti possono richiedere tramite l’App My Vodafone e tramite
call center il rimborso dei servizi attivati involontariamente e/o per errore
negli ultimi 30 giorni. I servizi digitali possono essere gestiti autonomamente
in self care dai clienti sia accedendo al sito https://servizidigitali.vodafone.it/
che attraverso l’App My Vodafone, alla sezione “servizi digitali”.
Wind
3
chiede l’importo dei rimborsi riconosciuti ai clienti ai fornitori dei servizi,
“al fine di disincentivare comportamenti fraudolenti o poco trasparenti”. Le
compagnie hanno assicurato al Salvagente che con le loro misure le segnalazioni
sono diminuite, ma nessuna ci ha fornito dati o statistiche precise.
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