da: Il Salvagente
Il
meccanismo alla base dell’attivazione involontaria è tanto complesso quanto ben
studiato. E a guadagnare sono in molti. A descriverci il labirint di
responsabilità è Salvatore Aranzulla, uno dei maggiori esperti informatici
italiani
Accorgersi di essere vittime di una truffa via
servizio premium non richiesto è, spesso, facile, basta guardare la bolletta telefonica.
Quello che è difficile spiegarsi è come sia successo: quale meccanismo porta l’operatore
telefonico a sottrarre una cifra dal conto del suo cliente che non ha mai dato
un esplicito consenso all’attivazione del servizio?
Ragnatela
mangiasoldi
Per capirlo, ci viene in aiuto Salvatore
Aranzulla, uno dei maggiori esperti informatici italiani: “Sul web esistono
alcuni fornitori di pubblicità estremamente rigorosi, che verificano qualsiasi campagna
pubblicitaria che passa attraverso il loro network, ad esempio Google, Amazon.
Esistono invece dei network che hanno controlli più laschi, o che non ne fanno
proprio”. Il network fa da tramite tra il professionista e il sito. E guadagna
una commissione per aver consentito la collocazione dei banner. Se
l’inserzionista paga un euro di pubblicità, il 20% va al network e l’80 al sito
che ospita la pubblicità. Dunque il responsabile dei servizi premium a
tradimento è l’inserzionista?
“Solo in alcuni casi - spiega l’esperto –
perché chi fornisce i contenuti quasi mai compra la pubblicità da sé. Si
appoggia a sua volta a un altro soggetto intermedio (detto anche publisher, ndr),
a cui dice ‘per ogni abbonamento che mi porti ti riconosco un tot’. Tra questi ci
sono truffatori che comprano la pubblicità.
Possono essere anche soggetti informali. Ma
affidarsi a loro è anche un modo, a volte, per scaricare la responsabilità su
possibili truffe”. Tecnicamente il sistema che porta alla truffa si basa su
pochi passaggi, ma velocissimi. Le campagne malevole messe in piedi per frodare
l’utente innanzitutto riconoscono se si collega dal cellulare o dal computer.
La truffa infatti funziona solo se la connessione è effettuata tramite la rete
dell’operatore mobile. Aranzulla spiega: “Una volta che queste campagne malevole
riconoscono questo tipo di connessione, automaticamente effettuano un re-direct
(un reindirizzamento, ndr), per cui tu pensi di aprire una pagina
d’informazione, in realtà ti ritrovi in uno di questi siti e automaticamente viene
attivato il servizio”.
Codici
malandrini
In molti casi, le truffe che vengono
effettuate tramite le campagne pubblicitarie, approfittano di un banner che
nasconde un codice che porta l’utente sul sito del content provider, il fornitore
del servizio premium. Dopo il richiamo dell’Antitrust, i maggiori operatori hanno
introdotto il meccanismo del doppio click come consenso e ospitano direttamente
la pagina dove si attiva l’abbonamento (detta landing page), allo scopo di controllare
meglio possibili irregolarità. Ma questo sistema spesso non basta: “Per il
content provider, dal punto di vista tecnico - spiega Aranzulla – è sufficiente
che l’utente sia ‘atterrato’ su quella pagina. A volte basta scrivere due righe
in codice che fanno premere in pochissimi secondi in automatico un bottone”.
Spesso si tratta di “frame” nascosti, minuscoli link che l’utente attiva
convinto di scorrere la pagina o di premere sulla freccia per continuare a
sfogliare una gallery di foto. Una volta registrato il click, l’operatore
telefonico attiva direttamente il prelievo di soldi dal conto del suo cliente. Ciò
è possibile grazie a un accordo con il content provider e a piattaforme di
micropagamenti create appositamente, come “Mobile pay”, che permettono questo
scambio di informazioni e l’attivazione del servizio senza dover chiedere
all’utente l’inserimento esplicito del numero di telefono. Grazie a questo
meccanismo diventa più difficile per l’utente dimostrare che il click
utilizzato per l’attivazione fosse involontario. Salvatore Aranzulla conclude
con qualche consiglio: “A parte attivare il barring, il blocco totale per questo
tipo di servizi, consiglio di collegarsi a internet tramite rete wireless. In
questo caso viene impedito il riconoscimento del numero telefonico, e si
evitano brutte sorprese”.
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