da: la Repubblica
Paradossi
italiani: la Boschi parteciperà al consiglio dei ministri dal quale uscirà il
nome per la Banca d’Italia
di Goffredo
De Marchis
Maria Elena Boschi parteciperà «al 100 per
cento» al consiglio dei ministri dal quale uscirà il nome per la Banca d’
Italia. Nessuno le chiederà di assentarsi e lei non ha intenzione di farlo. Il
conflitto d’ interessi non c’ è. E il governo, in questo momento, deve evitare
l’apertura di altri casi.
Luigi Di Maio ha accusato la
sottosegretaria alla presidenza, insieme con Renzi, di essere «l’ aguzzina dei
correntisti, altro che difesa dei risparmiatori». Al leader dei 5 Stelle la
Boschi ha risposto sfidandolo a un confronto in tv: «Non ho una banca, mio
padre è stato 8 mesi vicepresidente di Banca Etruria ed è stato commissariato
dal nostro governo. Dunque, noi i correntisti li abbiamo salvati».
Ma il punto sul conflitto d’interessi lo
solleva Arturo Scotto, uno dei leader di Mdp, presentando un’interrogazione
parlamentare: può la figlia di Pier Luigi Boschi, sanzionato da Consob e Banca
d’ Italia per Banca Etruria, decidere le sorti di uno dei sanzionatori?, è la
domanda di Scotto. «Boschi stia lontana qualche chilometro dal cdm che nominerà
il governatore. Gli ascari del renzismo si scoprono paladini dei risparmiatori
dopo essere andati a braccetto con Marchionne e Farinetti », attacca Scotto.
Il tentativo è anche quello di seminare un
po’ di panico nel governo. Di approfittare della mozione che ha diviso il
premier e la sua stretta collaboratrice: uno non ne sapeva nulla, l’altra
sapeva tutto. Ma a Palazzo Chigi respingono subito quella che definiscono una
“furbata”: «Se partecipa faranno polemica, se non partecipa diranno che è un’
ammissione di colpa». Infatti, Boschi parteciperà sicuramente alla riunione
dell’ esecutivo. Il problema non si pone. Peraltro, la sottosegretaria non ha
potere di voto in consiglio che comunque non si esprimerà sulla scelta di
Gentiloni.
Il week end però non ha portato la
decisione sperata da Matteo Renzi, ovvero il passo indietro del governatore di
Bankitalia Ignazio Visco. Già dalla mattina i renziani si scambiavano messaggi
di questo tenore: «Ha maturato la convinzione di non dimettersi». Scelta
abbastanza scontata. In serata il numero uno di Via Nazionale, tra le righe,
confermava la difesa del suo operato e dell’ istituto, dimostrando così la
volontà di non mollare.
Sul futuro di Palazzo Koch, tutto passa in
queste ore dai contatti riservati delle istituzioni. Ma Visco coglie
l’occasione di una cerimonia tutta interna alla Banca per rivendicarne il ruolo
e la funzione. Un modo per rispondere alle critiche di Renzi e alla mozione di
sfiducia del Pd. «Non è uno slogan dire che stiamo uscendo dalla più grave
crisi economica della nostra storia», è la premessa. Quindi, «non ci si deve
trattenere dal dire che la Banca d’Italia non solo non ha contribuito a questa
crisi, ma ha operato con successo nonostante i venti contrari per contenerne
gli effetti e risolvere le situazioni più difficili». Insomma, tutto ha
funzionato bene o quasi.
Le parole del governatore sono pronunciate
in un appuntamento “privato”, di fronte ai 71 dipendenti della Banca che
quest’anno hanno compiuto 30 anni di servizio. Ma intorno al lui c’è il
direttorio praticamente al completo, i capi dei servizi, i capi dipartimento, i
consiglieri superiori. Del resto, non è un mistero che la struttura sia
schierata dalla parte del suo capo e in difesa dell’ autonomia dell’ istituto.
Questa cerimonia è un rito di Via Nazionale
che si ripete ogni anno ed è sempre rimasta chiusa in quelle stanze. Stavolta
però si era pensato di mettere il video dell’intervento del governatore sul
sito di Bankitalia. Per replicare in maniera altrettanto pubblica agli
attacchi. Alla fine, non se n’è fatto nulla e la festa è rimasta “privata”.
Come sempre.
A questo punto gli attori della vicenda
rimangono due: Paolo Gentiloni e Sergio Mattarella. Tutte le posizioni dei
partiti sono chiare, l’orientamento della Banca pure. Serve lasciare appesa la
nomina fino a venerdì, giorno del consiglio dei ministri? Il Quirinale vorrebbe
accorciare i tempi. Anche per una questione di cavilli. Il mandato, secondo
alcune interpretazioni, scade giovedì e non il 31. Fa fede il via libera della
precedente nomina da parte della Corte dei Conti e non la pubblicazione in
Gazzetta ufficiale. Il consiglio dei ministri in quel caso andrebbe convocato
entro domani. Ma per sminare il campo il premier forse ha bisogno di più tempo.
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