da: http://unoenessuno.blogspot.it/
Perché
voto NO al referendum sull’autonomia
Sono rimasto combattuto fino all'ultimo, se
andare a votare (NO) a questo referendum sull'autonomia o rimanere a casa: non
andare al voto significa non esprimersi, scegliere di rimanere fuori e non
partecipare alla vita politica.
In questa campagna elettorale si è sentita
quasi solo la voce del si (campagna pagata tra l'altro coi soldi pubblici): tra
questi anche esponenti del Partito democratico che evidentemente, in questo
caso, non hanno problemi a votare come Salvini.
Chi era per il no, come me, chiedeva agli
altri di non andarci proprio a votare: facciamolo fallire così.
Come successo al referendum sulle trivelle:
ma in quel caso c'era un quorum e si trattava di un referendum con una scelta
vera.
Questa domenica si vota per un referendum
finto, che chiede ai cittadini lombardi (e Veneti) di esprimersi su qualcosa
che la politica non può ottenere.
Stiamo parlando della maggiore autonomia
fiscale e “della più ampia competenza in materia di sicurezza, immigrazione e
ordine pubblico”.
In base alla Costituzione vigente, tutto
questo Maroni e Zaia non lo possono chiedere: potevano chiedere invece maggiore
autonomia aprendo una trattativa col governo come ha fatto l'Emilia Romagna.
Siccome io sono una persona che decide con
la propria testa e che intende la partecipazione politica come un qualcosa di
serio, ho deciso che andrò a votare e voterò NO.
Poi dopo mi sorbirò tutti i sermoni di
quelli che oggi sono rimasti a casa e commenteranno poi l'esito del voto. Io
non mi sottraggo alla scelta anche perché, anche in caso di flop, i 50 o 70
milioni spesi non torneranno indietro.
Questi
i motivi della mia scelta.
A questa classe politica, i Maroni, i Salvini, gli ex formigoniani
rimasti in sella dopo la fine del celeste, non voglio proprio dare alcuna
maggiore economia.
Troppi
scandali nella sanità, nelle opere pubbliche (le autostrade nel
nulla che dovevano essere ripagate dal privato), nella sicurezza (le mafie che
sono entrate nell'economia, nella politica, nella società).
La Lega al nord ha fallito i suoi obiettivi
in termini di autonomia, sicurezza, buona politica.
Consiglio, a chi vuole approfondire meglio
il tema del fallimento politico della Lega il
libro di Filippo Astone “La disfatta del nord”:
“in
vent’anni di vita parlamentare e dieci di governo in una posizione di forza, la
Lega non ha portato a casa neanche uno degli obiettivi che rappresentano la sua
ragion d’essere” [..]
“né provvedimenti a favore delle piccole imprese e delle partite iva, né un miglior accesso al credito, né la semplificazione burocratica”.
“né provvedimenti a favore delle piccole imprese e delle partite iva, né un miglior accesso al credito, né la semplificazione burocratica”.
Il
fallimento della Credieuronord, il sogno della prima banca padana
“Sogno
che si è rapidamente trasformato in incubo per i circa quattromila soci, la più
parte di essi accorsi a sborsar denari sin dal 1998, privati poi dei risparmi a
opera dal management della banca scelto dalla Lega”.
La questione delle multe europee per le quote latte sei miliardi, solo 4 miliardi e
400 milioni sono stati pagati dal contribuenti italiano:
“il
latte padano è già costato agli italiani quattro miliardi e quattrocento
milioni di euro sonanti,[..]In sostanza: il debito dei produttori fu scaricato
in toto sui contribuenti italiani sotto forma di maggiore pressione
fiscale.[..]La prima tranche, pari a un miliardo e novecento milioni di euro,
l’ha sfilata Tremonti, facendo pagare interamente alle casse dello Stato
l’accordo Ecofin del 1994”.
La sede
ministeriale aperta per pochi mesi alla reggia di Monza.
Il nepotismo della Lega:
“Per
quanto riguarda il nepotismo, è noto a tutti il caso di Renzo Bossi detto il
Trota,Friuli, dove due importanti leader politici leghisti si sono scambiati le
assunzioni delle reciproche mogli:[..]l’ex presidente del consiglio regionale
Edouard Ballaman assunse Laura Pace, moglie dell’allora sottosegretario agli
Interni nonché tesoriere della Lega Maurizio Balocchi[..]Il caso più noto alle
cronache è quello di Manuela Bossi,
[..]La signora è stata fatta sedere per cinque anni nel consiglio provinciale di Varese,ha ricevuto generosi finanziamenti pubblici per la sua scuola privata, la scuola Bosina,[..]Calderoli ha imposto la compagna, Gianna Gancia, come candidata presidente della provincia di Cuneo[..]Giorgetti ha introdotto la moglie, Laura Ferrari, nel mondo dei corsi di formazione finanziati dalla Regione Lombardia. [..]Infine Flavio Tosi: sua moglie Stefania Villanova, non laureata, è stata promossa da impiegata a dirigente nella sanità”.
[..]La signora è stata fatta sedere per cinque anni nel consiglio provinciale di Varese,ha ricevuto generosi finanziamenti pubblici per la sua scuola privata, la scuola Bosina,[..]Calderoli ha imposto la compagna, Gianna Gancia, come candidata presidente della provincia di Cuneo[..]Giorgetti ha introdotto la moglie, Laura Ferrari, nel mondo dei corsi di formazione finanziati dalla Regione Lombardia. [..]Infine Flavio Tosi: sua moglie Stefania Villanova, non laureata, è stata promossa da impiegata a dirigente nella sanità”.
Lo scandalo della Banca Popolare di Milano, di Ponzellini
“Se
la disfatta del Nord potesse avere un volto, sarebbe quello pingue e con gli
occhiali alla Onassis di Massimo Ponzellini, l’ex presidente della Banca
popolare di Milano”.
Una storia di “mazzette in cambio prestiti a società contigue a esponenti della criminalità organizzata”, di “familismo, la mancanza di meritocrazia, i sistemi chiusi, la corruzione, l’intrusione della politica nelle aziende”.
Una storia di “mazzette in cambio prestiti a società contigue a esponenti della criminalità organizzata”, di “familismo, la mancanza di meritocrazia, i sistemi chiusi, la corruzione, l’intrusione della politica nelle aziende”.
Dunque oggi andrò a votare lo stesso, anche
se è un finto referendum, sapendo che non è la cosa più giusta (ma almeno è
quella meno sbagliata). Sperando che sia l'ultima volta in cui si vota per
niente o, meglio, per consentire ad un partito di fare campagna elettorale.
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