da: Il Fatto Quotidiano
Ignazio Visco, un capro espiatorio per la campagna del leader del Pd
Visco sarà riconfermato, ma sotto i cannoni
dell’inchiesta parlamentare. La replica di Via Nazionale: “Sapevano tutto”
di Stefano Feltri e Carlo Tecce
di Stefano Feltri e Carlo Tecce
La linea di Via Nazionale è chiara: Ignazio
Visco non farà alcun passo indietro e non rinuncerà a un secondo mandato al
vertice della Banca d’Italia. Alla fine di una giornata convulsa, dove tutti i
protagonisti della vicenda sono rimasti spiazzati dalla mossa di Matteo Renzi
che ha ispirato una mozione del Pd alla Camera per chiedere la sostituzione di
Visco, è cambiato tutto e niente. L’unica certezza: i rapporti tra il Quirinale
di Sergio Mattarella e il segretario del Pd sono compromessi, forse in modo irrimediabile.
“C’è qualcosa di eversivo e di inquietante nella mozione Pd contro il
governatore della Banca d’Italia”, scrive su Twitter l’ex direttore del
Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli. Un’analisi non troppo diversa da
quella che fanno al Quirinale. E la giornata di ieri avrà conseguenze difficili
da prevedere nei prossimi mesi, quando Mattarella dovrà trattare anche con
Renzi per la formazione del nuovo governo dopo le elezioni del 2018.
Mattarella sa di aver fallito nel suo
tentativo di tenere la Banca d’Italia al riparo dalla polemica politica: da due
anni il Colle cerca di fermare la tentazione di Renzi di scaricare su Visco
tutte le colpe della crisi bancaria, per dare un parafulmine alla rabbia dei
risparmiatori beffati. Finora ci era quasi riuscito, la riconferma di Visco
doveva sancire che l’istituzione era salva, anche se ammaccata. Con la mozione
a sorpresa, non annunciata al Colle, Renzi ha distrutto l’argine di Mattarella:
a qualsiasi critica sull’azione del governo in campo bancario, ora, il
segretario del Pd potrà rispondere che lui ha provato a cambiare il governatore
responsabile di tanti guai ma il Quirinale (e Palazzo Chigi con Paolo
Gentiloni) ha detto no. Adesso Visco è più sicuro di prima della riconferma,
perché il Quirinale non può certo subordinare il proprio potere di nomina alle
baruffe parlamentari, ma è tornato a essere il capro espiatorio perfetto.
Il Quirinale, ieri sera, ha fatto sapere
che tutte le scelte sulla Banca d’Italia devono “essere ispirate a esclusivi
criteri di salvaguardia dell’autonomia e indipendenza dell’istituto
nell’interesse della situazione economica del nostro Paese e della tutela del
risparmio degli italiani”. Tutti i soggetti coinvolti devono agire “nel
rispetto del proprio ruolo”. Parole pensate anche per rassicurare i mercati,
visto che la Banca d’Italia non è più da tempo un feudo autonomo ma un pezzo
del sistema europeo delle Banche centrali, cioè della Bce. A Francoforte, Mario
Draghi non sapeva nulla delle intenzioni di Renzi, ma certo è più in linea con
Mattarella che con gli arrembaggi dell’ex premier.
Anche per Visco è cambiato tutto e niente.
Resta sicuro della riconferma – da Via Nazionale hanno notato che Forza Italia
ha smesso di attaccare il governatore e ora lo sostiene – ma non è certo
sereno. Già molto provato dalle notizie uscite in questi mesi (quasi sempre sul
Fatto) che hanno fatto emergere le falle di una vigilanza bancaria che Visco
non è mai riuscito davvero a controllare.
Fonti di Bankitalia chiariscono la linea:
oltre alla inevitabile rivendicazione della correttezza dell’operato, il
governatore ci tiene a sottolineare che “nella sua azione l’istituto ha agito
in continuo contatto col governo” e che è pronto a farsi ascoltare dalla
commissione parlamentare di inchiesta. È la cosa più simile a un contrattacco
che ci si può aspettare da un felpato banchiere centrale. Traduzione: caro
Renzi, hai voluto la commissione parlamentare per scaricare tutte le colpe su
Bankitalia, ma noi dimostreremo che quelle colpe sono anche del tuo governo.
Però la commissione di inchiesta resta più
utile a Renzi che a Visco: il presidente Pier Ferdinando Casini ha deciso di
cominciare a indagare sui crac più recenti, quelli di Veneto Banca e Popolare
di Vicenza, dove il governo renziano c’entra poco o nulla, il Pd zero, mentre
Via Nazionale faticherà parecchio a spiegare come ha fatto a lasciar crollare
un istituto di cui conosceva le fragilità fin dal 2001. Visco sarà riconfermato
a fine mese, quindi, Renzi lo potrà rosolare in Parlamento per tutta la
campagna elettorale. Cosicché la rabbia dei risparmiatori sia indirizzata verso
Visco e i legami tra l’ex premier, Maria Elena Boschi e Banca Etruria passino
in secondo piano.
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