lunedì 2 ottobre 2017

Prove tecniche di eurofranchismo


 

da: https://ilsimplicissimus2.com/ - di ilsimplicissimus

Quasi  mille feriti, proiettili di gomma, arresti, assalto della guardia civil ai seggi per impedire il voto, barricate, immagini di violenza poliziesca persino sugli anziani, gente che si mette davanti ai mezzi della polizia come in Piazza Tienanmen e questa volta senza montaggi o ricostruzioni mitologiche: insomma scene come se ne vedono in qualche angolo lontano del mondo con l’ottusa convinzione che da noi queste cose non possono accadere. E tuttavia il referendum per l’indipendenza della Catalogna ha superato ogni aspettativa di partecipazione al voto viste le condizioni in cui si è svolto: più di due milioni e 200 mila persone sono andate a mettere la scheda e il 93% per cento di loro ha detto sì all’indipendenza.

Ma a questo punto i numeri hanno un’importanza relativa: ciò che è morto nelle strade di Barcellona è l’idea civile e democratica di un’Europa che sta progressivamente gettando la maschera: al suo posto vediamo un’Unione, che fa le pulci al Venezuela per molto meno di ciò che è accaduto in Catalogna, che istituisce i ministeri della verità, censura i media russi in un crescendo di isteria, che ha tollerato e anzi appoggiato l’ormai conclamato franchismo del governo di Madrid, necessario al mantenimento dello status quo finanziario e delle istituzioni che lo rappresentano, come del resto
appoggia concretamente il nazismo in Ucraina, l’autoritarismo in Ungheria e Polonia ogni e qualunque schifezza nei Paesi baltici o il mantenimento ad libitum di un regime extra costituzionale in Francia. La democrazia e la partecipazione sono ridotte a miserabili pretesti gestibili di volta in volta vuoi per glorificare i golpe contro governi liberamente eletti, vuoi per demonizzare la partecipazione popolare quando essa va contro i governi amici o si orienta su personaggi lontani dall’establishnet.

Nel recente passato l’arma utilizzata è stata una densità senza precedenti di minacce banco – finanziarie e campagne mediatiche pervasive e pressoché univoche grazie a un sistema mediatico ridotto a megafono del potere, ma questa volta si è permesso che un regime amico mostrasse il suo vero volto, la sua radicata ispirazione all’ultimo totalitarismo nazifascista sopravvissuto in Europa dopo la guerra, di fatto arrivando a innescare una sorta di guerra civile visto – tanto per dirne una – che la polizia catalana e impompieri si sono rifiutati di obbedire agli ordini di Madrid e alla sua vera e propria occupazione. Tutto questo è tanto più grave perché la possibilità che un referendum sull’indipendenza della Catalogna raggiungesse la maggioranza era davvero minima e tutti i protagonisti lo sapevano benisimo: una condizione ideale per lasciare spazio al dialogo e alla trattativa piuttosto che alla repressione militare. Ma in questo caso hanno prevalso i bassi e irrefrenabili istinti del franchismo conservatore di Rajoy, timoroso forse che una buona percentuale degli indipendentisti al referendum avrebbe indebolito la posizione sua e dell’elite cui fa riferimento o forse semplicemente che un “atto di debolezza” – così questi signori interpretano un referendum – avrebbe aperto la porta ad analoghe richieste: insomma ha voluto dare un esempio, usare la forza e dare prova  di incommesurabile idiozia. Abbandonando la persuasione in favore della repressione il governo di Madrid è riuscito a dare una base di piena legittimità alle richieste di indipendenza. L’Europa invece di arginare questa strategia di azione l’ha coperta pur rendendosi conto dei pericoli insiti nell’azione di Rajoy e ha preferito rimanere a fianco del suo uomo di Madrid, per interessi evidenti e timori per lo status quo, ma anche per una forma di rigetto e sospetto contro ogni forma di consultazione popolare. Così quello stesso continente che è accorso a fianco degli Usa per distruggere la Jugloslavia in nome dell’autonomia e dell’indipendenze delle sue regioni, poi con la Scozia e con la Catalogna, ha seguito l’orientamento esattamente contrario, segno che ormai l’Unione non ha più idee o ragioni, ma solo interessi e pretesti.

Con questo risultato: ciò che prima era un’aspirazione all’indipendenza più gettata sul tappeto dalle elites locali per ottenere maggiore autonomia, si è e prima saldata al desiderio di sfuggire alla mannaia dei diktat europei e adesso, con la stupida repressione del referendum na acquistato un vero, visibile nemico ede è divenuta dunque una lotta concreta.

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