Roma.
Estate 2007
«Che ore sono amore?» domandò girandosi nel
letto. Ma accanto a lui non c’era nessuno.
Da tre giorni.
Cercò di respirare ma qualcosa gli bloccava
la trachea. Riusciva a ingoiare solo piccoli morsi d’aria che non bastavano a
riempirgli i polmoni. Annaspava, un pesce appena tirato fuori dal lago. Cercò
di calmare i battiti del cuore, si mise supino e rilassò tutti i muscoli. Lento
prese un respiro profondo, superò quella specie di ostacolo dentro la gola e
stavolta l’aria gli penetrò nei polmoni. Espirò. Ripeté l’esercizio quattro
volte. Andava meglio, il cuore si stava calmando. Chiuse gli occhi. Tre giorni
senza Marina erano veramente troppi. Era già successo a Rocco di stare lontano
da sua moglie per più di una settimana. Ma stavolta se n’era andata. Senza
sbattere la porta, non era nel suo stile, senza troppi strepiti, senza urla.
Semplicemente gli aveva detto: «Per un po’ vado a dormire dai miei» e si era
preparata la borsa. Tre giorni prima.
Quella domenica di merda.
Sua moglie ci ragionava da tempo, era
evidente. Domenica mattina l’aveva trovata nel salone inondato dal sole di fine
giugno, seduta al tavolo, immersa nelle carte della banca. Le studiava, segnava
con la matita cifre e numeri su un taccuino. Rocco era entrato sbadigliando.
«Vuoi il caffè?» le aveva chiesto, e lei s’era tolta gli occhiali per guardarlo
in faccia. «Mi spieghi?».
Sua moglie voleva sapere. Non aveva creduto
all’eredità di suo zio, all’aumento dello stipendio, a un premio, alla vendita
del negozietto di Trastevere che una volta era la tipografia di suo padre. Non
le tornavano i conti. «Siediti, Rocco. E dimmi dove prendi i soldi. Niente
bugie, non me le merito».
Rocco si era seduto. E le aveva spiegato.
Mentre confessava, gli occhi di Marina si erano riempiti di lacrime. Ascoltava,
giocherellando con la stanghetta degli occhiali. Fuori il sole picchiava,
nell’appartamento di via Poerio invece c’era un freddo autunnale. Non le disse
tutto, alcune cose le evitò, omise certi dettagli, ma abbastanza da farle
prendere una decisione. «Questo sei tu...» aveva detto, «per quattro soldi sei
capace di qualunque cosa». E si era alzata. Rocco aveva provato a fermarla, ma
lei non aveva più parlato. Si era fatta la borsa, sotto gli occhi di suo
marito, e aveva preso le chiavi della Panda. Sulla soglia, soltanto allora, si
era voltata verso Rocco e a bassa voce gli aveva detto: «Devo riflettere.
Molto. Per un po’ vado a dormire dai miei. Ti prego, non chiamarmi». Era uscita
chiudendosi la porta di casa alle spalle. Rocco si accasciò sul divano, si
accese una sigaretta e rimase lì fin quando il sole si andò a nascondere dietro
i tetti di Roma.
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