lunedì 30 ottobre 2017

Truffe telefoniche / 7: Le multe a Tim, Wind, Vodafone e Tre

da: Il Salvagente

L’ultima volta che l’Antitrust si è espressa con decisione sulla questione dei servizi a sovrapprezzo è stata nel 2015 con una multa ai quattro maggiori operatori telefoni in Italia: Telecom, Wind, Vodafone e H3G (questi ultimi nel frattempo si sono fusi in un’unica compagnia). La sanzione pari a 1,75 milioni di euro ciascuno per Telecom e H3G e a 800mila euro per Wind e Vodafone, è stata comminata “per aver adottato pratiche commerciali scorrette nell’ambito della commercializzazione dei servizi premium utilizzati via Internet da terminale mobile”. La multa è arrivata dopo le numerosissime segnalazioni ricevute dall’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, che ha accertato come i quattro operatori avevano attuato una pratica commerciale scorretta di due tipi: “Da un lato, l’omissione di informazioni circa il fatto che il contratto di telefonia mobile sottoscritto pre-abilita la Sim alla ricezione dei servizi a sovrapprezzo, nonché circa l’esistenza del blocco selettivo opzionale per impedire tale ricezione”. Dall’altro, “l’adozione da parte dell’operatore di telefonia mobile di un comportamento qualificato come aggressivo, consistente nell’attuazione di una procedura automatica di attivazione del servizio e di fatturazione in assenza di qualsiasi autorizzazione da parte del cliente al pagamento”. Nel caso di H3G e Tim, l’Antitrust aveva rilevato anche la diffusione di messaggi che omettevano informazioni rilevanti o che determinavano l’attivazione del servizio a sovrapprezzo senza un espresso consenso.

Truffe telefoniche / 6: Sulle truffe le compagnie sparano a salve



da: Il Salvagente

Tim, Vodafone e Wind 3 spiegano le misure che mettono in atto contro i raggiri che subiscono i loro clienti. I controlli nei confronti dei fornitori sospetti, grazie ai quali fanno grossi affari, però non bastano.

Le lamentele sui servizi a sovrapprezzo continuano ad arrivare, ma i maggiori operatori telefonici non sembrano turbarsi più di tanto. E rispondono al Salvagente sulle misure messe in atto per impedire le truffe con una sicurezza dei propri mezzi eccessiva, visti i risultati. Eppure, va detto che rispetto a due anni fa alcune regole per creare degli ostacoli ai furbetti degli abbonamenti via smartphone, sono state messe in atto. Quella condivisa da tutti, oltre al “barring” (sbarramento a tutti i servizi premium, su richiesta), è il meccanismo del doppio click, che dovrebbe garantire il cliente da pressioni involontarie.
D’accordo con l’Agcom, poi, da novembre scatterà un periodo di sperimentazione di 6 mesi che prevede la completa gestione delle pagine di attivazione del servizio direttamente sulla piattaforma dell’operatore.
Dal punto di vista della concretezza, sembrano più utili i meccanismi di controllo sulle società che curano le campagne di abbonamento a questi servizi, spesso le vere responsabili di queste frodi. Wind 3 risponde di aver già da tempo attuato “una serie di misure” come il controllo di “ogni singola fase del processo di acquisto”. In particolare, “le campagne di comunicazione rivolte alla clientela, sono preventivamente verificate per garantirne una maggiore trasparenza”. E aggiunge che “è stato notevolmente intensificato il monitoraggio on line delle campagne, passando da 5.000 a più di 50.000 controlli mensili, al fine di individuare tempestivamente eventuali anomalie e adottare eventuali provvedimenti sanzionatori”.

Truffe telefoniche / 5: Bloccarli come i 144? Darebbe fastidio a molti



da: Il Salvagente

“Bloccarli come i 144? Darebbe fastidio a molti”
Le resistenze vengono anche dagli operatori che incassano commissioni del 50%. Il vicedirettore della tutela diritti dei consumatori dell’Agcom, Enrico Cotugno, non esclude una misura del genere e ammette il fallimento del doppio click di consenso

Sono passati due anni dalla delibera 23/15 dell’Autorità garante nelle comunicazioni che indicava, per i servizi a sovrapprezzo tramite rete dati mobile, la necessità che il fornitore avesse acquisito “l’esplicito consenso da parte dell’utente in ordine a tale modalità di addebito, in particolare tramite l’inserimento del proprio numero di utenza mobile al momento dell’acquisto”. Nei fatti, però, quella indicazione non è mai andata in porto.
Il Salvagente ha chiesto spiegazioni a Enrico Maria Cotugno, vicedirettore direzione tutela dei consumatori dell’Agcom, che spiega: “Quella delibera era all’avvio della consultazione pubblica, nella quale noi facevamo questa proposta”.

Dottor Cotugno, da allora non sembra cambiato molto, almeno a giudicare dalle segnalazioni dei consumatori.
Ragioniamo su qual è la soluzione migliore, ma non può essere quella attuale.

Truffe telefoniche / 4: Il trucco nascosto tra le clip per i bambini



da: Il Salvagente

Sempre più spesso i genitori mettono i loro figli davanti allo schermo del tablet o dello smartphone per calmarli con un cartone animato. Purtroppo, anche i portali come Youtube possono nascondere brutte sorprese.

Se già una truffa è in sé odiosa, lo diventa ancora di più se viene perpetrata approfittando dell’ingenuità di un bambino. Anche nel caso dei servizi a sovrapprezzo, infatti, esiste una specifica branca dedicata proprio ai più piccoli. A raccontarcelo è Marco, sviluppatore web di Roma che, nonostante le conoscenze informatiche, è caduto nella trappola: “Ero in coda alla posta, e per far stare tranquillo mio figlio gli ho passato il mio smartphone, facendo partire un cartone animato su Youtube. Pochi minuti dopo, ho ricontrollato il telefono e mi sono accorto che era arrivato un sms. Diceva che era stato attivato un servizio a pagamento per un canale di cartoni animati”. La segnalazione di Marco è particolarmente preoccupante perché passa per le dita frenetiche e inconsapevoli di bambini piccoli, di certo meno accorti dei genitori.
Per verificare la segnalazione abbiamo fatto una semplice prova. Col nostro smartphone siamo entrati nell’applicazione di Youtube, e abbiamo cercato un video del popolare cartone animato “Peppa Pig”. Sotto le immagini in movimento è spuntata una pubblicità colorata dal titolo “I tuoi cartoni preferiti”.

Truffe telefoniche / 3: Via con i tuoi soldi in poche mosse. Funziona così



da: Il Salvagente

L’ignaro utente che sarà vittima della truffa sta navigando sul web dal suo smartphone. Scorrendo col dito un sito d’informazione o un social network scorge una notizia interessante e clicca sul link. A questo punto ci sono due possibilità: o si apre direttamente la “landing page” in cui è contenuto il pulsante di attivazione del servizio, o si apre una gallery di foto o una porzione dell’articolo che si vuole leggere. Cliccando per continuare la navigazione ci si troverà sulla pagina “esca”. Qui il pulsante di attivazione, che corrisponde al secondo click previsto dagli operatori telefonici per validare l’abbonamento può essere nascosto dentro un banner o in un “frame” minuscolo contenuto nella pagina. Basta sfiorare lo schermo per dare l’ok.
Dopo l’attivazione del servizio, un sms di notifica viene spedito al malcapitato. Attenzione perché a volte arriva in orari scomodi, la mattina presto o la sera tardi, quando l’attenzione è più bassa, e indica le modalità di disattivazione solo alla fine di un lungo testo, che può sembrare solo uno dei tanti sms pubblicitari. Avete diritto alla disattivazione, e al rimborso se chiamate entro la seconda rata. Altrimenti non rivedrete tutti i soldi spesi.

Il meccanismo frodatorio è messo in atto da chi ha sistemato il banner

Truffe telefoniche / 2: Dietro le quinte del business milionario



da: Il Salvagente

Il meccanismo alla base dell’attivazione involontaria è tanto complesso quanto ben studiato. E a guadagnare sono in molti. A descriverci il labirint di responsabilità è Salvatore Aranzulla, uno dei maggiori esperti informatici italiani

Accorgersi di essere vittime di una truffa via servizio premium non richiesto è, spesso, facile, basta guardare la bolletta telefonica. Quello che è difficile spiegarsi è come sia successo: quale meccanismo porta l’operatore telefonico a sottrarre una cifra dal conto del suo cliente che non ha mai dato un esplicito consenso all’attivazione del servizio?

Ragnatela mangiasoldi
Per capirlo, ci viene in aiuto Salvatore Aranzulla, uno dei maggiori esperti informatici italiani: “Sul web esistono alcuni fornitori di pubblicità estremamente rigorosi, che verificano qualsiasi campagna pubblicitaria che passa attraverso il loro network, ad esempio Google, Amazon. Esistono invece dei network che hanno controlli più laschi, o che non ne fanno proprio”. Il network fa da tramite tra il professionista e il sito. E guadagna una commissione per aver consentito la collocazione dei banner. Se l’inserzionista paga un euro di pubblicità, il 20% va al network e l’80 al sito che ospita la pubblicità. Dunque il responsabile dei servizi premium a tradimento è l’inserzionista?

Truffe telefoniche / 1: Come ti frego con un click

da: Il Salvagente

Come ti frego con un click
Nonostante le sanzioni e le misure richieste dall’Antitrust, moltissimi italiani continuano a ritrovarsi abbonati a servizi a sovrapprezzo a loro insaputa navigando inconsapevolmente su internet dallo smartphone
di Lorenzo Misuraca

Il dito scorre sullo schermo dello smartphone alla ricerca di gossip o immagini divertenti, non c’è motivo per stare all’erta, quando improvvisamente si apre una pagina bianca. Un attimo di panico, proviamo in tutti i modi a chiuderla cercando il bottone adatto...il gioco è fatto: senza essercene accorti siamo abbonati a un servizio a pagamento. Ce ne accorgiamo solo quando (e se) arriva un sms che ne magnifica i vantaggi alla modica cifra di qualche euro a settimana, in genere 5. Peccato che il primo pagamento sia stato già  prelevato a nostra insaputa.
Casi così sono all’ordine del giorno e colpiscono tantissimi consumatori (le ultime stime risalgono a tre anni fa e parlano di 10 milioni di italiani potenzialmente coinvolti e 800 milioni di giro d’affari l’anno), tanto che già nel 2015 l’Antitrust aveva multato i maggiori gestori telefonici proprio per le responsabilità in questo ambito.

sabato 28 ottobre 2017

Massimo Gramellini: Boschi puliti



basterà mandarla in pellegrinaggio per sei o settemila weekend perché alla fine tutta l’Italia sia pulita come la Svizzera, banche comprese”..

Straquoto! 😉



da: Corriere della Sera

In previsione della emozionante presenza di Maria Elena Boschi durante il fine settimana per un convegno del Pd, il direttore dei servizi tecnici di Ercolano, uomo per nulla smanioso di ingraziarsi i potenti, ha dato disposizione di fare pulire le strade e di staccare i manifesti funerari dai muri. Non di tutta Ercolano, altrimenti residenti e turisti si monterebbero la testa. Solo dell’isolato in cui sorge l’albergo che accoglierà l’augusta ospite. La circolare precisa in termini perentori che le strade prescelte per l’esperimento andranno prima spazzate e poi «attenzionate» fino alla partenza dell’onorevole, quando potranno tornare a riempirsi serenamente di cartacce come tutte le altre. Questa esemplare storia di ecologia istituzionale contiene tre buone notizie.
La prima, addirittura miracolosa, è che la Boschi sembrerebbe già guarita dall’influenza che ieri le aveva disgraziatamente impedito di partecipare al consiglio dei ministri in cui è stato incoronato il governatore di Bankitalia inviso ai renziani. La seconda è che la sottosegretaria, nonostante la frequentazione assidua di principi delle tenebre come Verdini, ha mantenuto intatta la sua sensibilità, al punto che la semplice vista di un manifesto listato a lutto è

venerdì 27 ottobre 2017

Poesia, Julio Cortazar: Il Futuro



da ‘Le ragioni della collera’

E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il "tutto completo" delle sotterranee,
nei libri prestati e nell'arrivederci a domani.

Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
nè ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all'angolo della strada mi fermerò,
a quell'angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
nè qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
nè la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te.

Zaz: La Vie En Rose


mercoledì 25 ottobre 2017

Antonio Manzini: 7-7-2007 / 5



«United united united we stand, united we never shall fall!». Rocco saltò sul letto.
«Ancora?» si alzò e si precipitò fuori casa con la canzone dei Judas Priest che risuonava nella tromba delle scale. Bussò alla porta del vicino. La musica era ad un volume talmente forte che non si sentiva il suono del campanello.
«So keep it up, don’t give in...».
Bussò coi pugni, con tutta la forza che aveva in corpo. Una neve di stucco cadde sullo zerbino. Finalmente la musica si azzittì. La porta si aprì e apparve Gabriele, il sedicenne brufoloso con una maglietta dei Motörhead di due taglie più grande.
«Che c’è?».
«Ancora co’ ’sta storia? Mi hai svegliato. Lo sai che ore sono?».
«Le undici e un quarto».
Rocco rimase in silenzio. Guardò la finestra delle scale. C’era il sole. Non ci aveva fatto caso.
«Ah. Le undici e un quarto?».
«Sì» fece Gabriele reprimendo un sorriso. «Ora anche qualche secondo in più».
«Fai lo spiritoso?».
«No, era per la precisione».
Rocco si allontanò. «Be’, comunque, non si ascolta la musica a questo volume, neanche alle undici e un quarto».
«Ma a quest’ora non c’è mai nessuno. Pensavo che era andato a lavorare».
Il vicequestore realizzò che il suo non era stato un sonno normale, era stato un coma lungo dodici ore. Si passò la mano nei capelli. Si rese conto di essere in boxer a piedi nudi sulle scale a parlare con un ragazzino di 16 anni. «Allora... vado a fare colazione...» e si girò.
«La faccia con me. Stavo preparando il caffè».

La Boschi parteciperà al consiglio dei ministri da cui uscirà il nome per Banca d’Italia



da: la Repubblica

Paradossi italiani: la Boschi parteciperà al consiglio dei ministri dal quale uscirà il nome per la Banca d’Italia
di Goffredo De Marchis

Maria Elena Boschi parteciperà «al 100 per cento» al consiglio dei ministri dal quale uscirà il nome per la Banca d’ Italia. Nessuno le chiederà di assentarsi e lei non ha intenzione di farlo. Il conflitto d’ interessi non c’ è. E il governo, in questo momento, deve evitare l’apertura di altri casi.

Luigi Di Maio ha accusato la sottosegretaria alla presidenza, insieme con Renzi, di essere «l’ aguzzina dei correntisti, altro che difesa dei risparmiatori». Al leader dei 5 Stelle la Boschi ha risposto sfidandolo a un confronto in tv: «Non ho una banca, mio padre è stato 8 mesi vicepresidente di Banca Etruria ed è stato commissariato dal nostro governo. Dunque, noi i correntisti li abbiamo salvati».

Ma il punto sul conflitto d’interessi lo solleva Arturo Scotto, uno dei leader di Mdp, presentando un’interrogazione parlamentare: può la figlia di Pier Luigi Boschi, sanzionato da Consob e Banca d’ Italia per Banca Etruria, decidere le sorti di uno dei sanzionatori?, è la domanda di Scotto. «Boschi stia lontana qualche chilometro dal cdm che nominerà il governatore. Gli ascari del renzismo si scoprono paladini dei risparmiatori dopo essere andati a braccetto con Marchionne e Farinetti », attacca Scotto.

martedì 24 ottobre 2017

Asia Argento e le molestie sessuali: le Iene e il “popolo della rete” a caccia del presunto molestatore italiano…



da: Il Fatto Quotidiano

Ma l’Orco non lo decide il web
di Selvaggia Lucarelli

Le Iene sono ormai da qualche tempo come quei fidanzati che fanno una scemenza, poi fingono d’aver capito, rigano dritti per un po’ e, dopo un paio di settimane, ne fanno un’altra. È davvero un peccato che lo stesso programma che realizza servizi splendidi, come quello sull’improbabile suicidio di David Rossi o sul piccolo bambino siriano Mamùd, sia anche quello che tende imboscate come quella di domenica sera a Michele Placido. Lo stesso programma che sull’onda del giochino del momento, il “Cluedo dello stupro”, confeziona una notizia che notizia non è sulla pelle di un presunto, presuntissimo colpevole.

L’antefatto: qualche giorno fa, Asia Argento fa il seguente tweet: “Quella volta che un regista/attore italiano tirò fuori il suo pene quando avevo 16 anni nella sue roulotte mentre parlavamo del personaggio”. Una specie di “Indovina Chi” dello stupratore insomma. Dico il fatto, do qualche indizio, ma non faccio il nome. Le conseguenze – inevitabili – sono che scatta immediatamente il toto-nome e poi, se si indovina, bene; se invece ci va di mezzo uno che non c’entra una cippa, amen. Che vuoi che sia un’accusa di stupro pure a un innocente. Robetta. E infatti, dopo il tweet, qualcuno sui social ipotizza che il Weinstein de’ noantri sia Michele Placido. Michele Placido affida una nota all’ufficio stampa: “Sono totalmente estraneo ai fatti e mi dispiace per Asia Argento”. Asia Argento, a sua volta, rilascia una dichiarazione: “Non ho fatto nomi e non ho detto che era un regista con cui stavo lavorando”.

Thomas, nuovo album: video, E’ un attimo



Il ragazzo non si smentisce: ci sa fare. Durerà (se non lo rovinano i discografici…) 

domenica 22 ottobre 2017

Lombardia e Veneto, referendum: autonomia alla classe politica degli scandali nella sanità, nelle opere pubbliche? (ecc..ecc…)



da: http://unoenessuno.blogspot.it/

Perché voto NO al referendum sull’autonomia

Sono rimasto combattuto fino all'ultimo, se andare a votare (NO) a questo referendum sull'autonomia o rimanere a casa: non andare al voto significa non esprimersi, scegliere di rimanere fuori e non partecipare alla vita politica.
In questa campagna elettorale si è sentita quasi solo la voce del si (campagna pagata tra l'altro coi soldi pubblici): tra questi anche esponenti del Partito democratico che evidentemente, in questo caso, non hanno problemi a votare come Salvini.
Chi era per il no, come me, chiedeva agli altri di non andarci proprio a votare: facciamolo fallire così.
Come successo al referendum sulle trivelle: ma in quel caso c'era un quorum e si trattava di un referendum con una scelta vera.
Questa domenica si vota per un referendum finto, che chiede ai cittadini lombardi (e Veneti) di esprimersi su qualcosa che la politica non può ottenere.
Stiamo parlando della maggiore autonomia fiscale e “della più ampia competenza in materia di sicurezza, immigrazione e ordine pubblico”.
In base alla Costituzione vigente, tutto questo Maroni e Zaia non lo possono chiedere: potevano chiedere invece maggiore autonomia aprendo una trattativa col governo come ha fatto l'Emilia Romagna.

Siccome io sono una persona che decide con la propria testa e che intende la partecipazione politica come un qualcosa di serio, ho deciso che andrò a votare e voterò NO.
Poi dopo mi sorbirò tutti i sermoni di quelli che oggi sono rimasti a casa e commenteranno poi l'esito del voto. Io non mi sottraggo alla scelta anche perché, anche in caso di flop, i 50 o 70 milioni spesi non torneranno indietro.

Questi i motivi della mia scelta.

mercoledì 18 ottobre 2017

Renzi in campagna elettorale: la testa di Visco per far dimenticare Banca Etruria e il ruolo della Boschi




da: Il Fatto Quotidiano

Ignazio Visco, un capro espiatorio per la campagna del leader del Pd
Visco sarà riconfermato, ma sotto i cannoni dell’inchiesta parlamentare. La replica di Via Nazionale: “Sapevano tutto” 
di Stefano Feltri e Carlo Tecce

La linea di Via Nazionale è chiara: Ignazio Visco non farà alcun passo indietro e non rinuncerà a un secondo mandato al vertice della Banca d’Italia. Alla fine di una giornata convulsa, dove tutti i protagonisti della vicenda sono rimasti spiazzati dalla mossa di Matteo Renzi che ha ispirato una mozione del Pd alla Camera per chiedere la sostituzione di Visco, è cambiato tutto e niente. L’unica certezza: i rapporti tra il Quirinale di Sergio Mattarella e il segretario del Pd sono compromessi, forse in modo irrimediabile. “C’è qualcosa di eversivo e di inquietante nella mozione Pd contro il governatore della Banca d’Italia”, scrive su Twitter l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli. Un’analisi non troppo diversa da quella che fanno al Quirinale. E la giornata di ieri avrà conseguenze difficili da prevedere nei prossimi mesi, quando Mattarella dovrà trattare anche con Renzi per la formazione del nuovo governo dopo le elezioni del 2018.

Antonio Manzini: 7-7-2007 / 4



Ci aveva azzeccato. Alberto Ferri ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Sant’Eugenio per un infarto al miocardio fu la prima notizia che Clara Caputo, ex signora Ferri, diede al giudice e al vicequestore prima ancora di farli accomodare in salone. Lei non aveva nessuna intenzione di andare dal suo vecchio marito, al capezzale c’era già Monica, la collega giornalista ed amante, la causa del loro divorzio. Clara teneva i capelli sciolti e disordinati, e non aveva più occhi. Erano due cerchi neri, più neri delle spirali che le occhiaie le disegnavano sul volto. Le labbra esangui, seduta su una poltroncina accanto alla finestra tremava, e il pallore del viso spiccava sulle pareti della casa colorate come la tavolozza di un pittore e così i mobili, le stoffe e i ninnoli sulle librerie, un caleidoscopio che però non metteva allegria, anzi spegneva la luce e rendeva tutto oppressivo. Anche le tende, viola e arancione, soffocavano l’ambiente. A Rocco venne l’impulso di strapparle, spalancare le finestre e dare due mani di bianco.
«Ci dispiace tanto, signora... ma dobbiamo farle qualche domanda su suo figlio» esordì il magistrato. Clara annuì composta mordendosi le labbra e poggiando le mani sulle ginocchia, lisciandosi la gonna. Era pronta.

lunedì 16 ottobre 2017

Che tempo che fa: non è flop (come desiderano alcuni), ma Fazio farebbe bene a pensare a qualche correttivo…




Se c’è un programma sul quale è puntato l’”occhio attento” di certo web questo è ‘Che tempo che fa’. Come spesso succede, le osservazioni oggettive difettano.
Personalmente, lascio ai webbisti, come al sito di Davide Maggio, il piacere di essere…..soggettivamente faziosi.

In generale.
Non credo che il pubblico conosca solo un tasto del telecomando come vogliono far credere. E’ vero che esiste un “telespettatore pigro” che quando accende la tv schiaccia sempre lo stesso canale e ignora alcune programmazioni, è vero che alcuni canali sono raramente frequentati da certi telespettatori.

A casa mia guardiamo sempre meno la tv, e alcuni tasti del telecomando vivono un lungo periodo di riposo.
Il tasto numero “1” del telecomando è stato quasi sempre inutilizzato, così come altri. Ma mi accorgo dell’esistenza del tasto “1” se so che danno Montalbano piuttosto che una fiction che mi può interessare. Nella scorsa stagione televisiva ho rispolverato il tasto “2” perché ho seguito l’ottima fiction “La Porta Rossa” e il programma di Mika. In questo inizio di stagione tv, ho rispolverato il tasto “6” perché…non so stare senza Pucci”. Perché il suo “Big Show” è un programma ben “miscelato”, fatto di momenti diversi: l’sms mandato dal cellulare dell’ospite vip a tutti i suoi contatti, un po’ di carramba, la sorpresa fatta all’aspirante talent musicale, il comico proveniente da Zelig, le battute di Pucci e la presenza di Katia. Scorrevole, divertente. Vale la pena vederlo.
Insomma, è il programma, il conduttore, l’evento, che porta anche su canali che mediamente non hanno attrattive, non corrispondono ai propri interessi. Ciò significa che chi seguiva il programma di Fazio su Rai3 ce la fa a trovare il tasto “1” del telecomando così come chi abitualmente si sintonizza su Rai1 non è che ci rimane per forza se ‘Che tempo che fa' non lo attrae.

Gli spettatori forzati, poco interessati, o abitudinari, non sono la maggioranza. Questo è ciò che vogliono far credere agli investitori pubblicitari.

Che tempo che fa
Se non erro, quando ‘Che tempo che fa’ andava in onda su Rai3, è stato Carlo Freccero a dire che era il più bel programma di Raiuno. In effetti, il talk di Fazio è un programma adatto per la prima rete Rai. Sennonché…

giovedì 12 ottobre 2017

Esclusivo Pisapia: ecco a voi l’agenda con le prossime mediazioni



da: Il Fatto Quotidiano - di Alessandro Robecchi

L’abilità di Giuliano Pisapia come mediatore è ormai nota nel mondo e oggetto di grande ammirazione. Al termine di una complessa operazione di intelligence, il Fatto Quotidiano, in collaborazione con il mago Otelma e Belfagor, è in grado di anticipare le prossime mosse di Pisapia, volte a portare pace e stabilità sul pianeta.

13 ottobre. Pisapia riunisce Spagna e Catalogna. Trasportato in una località segreta con un furgone della Guardia Civil, Giuliano Pisapia ha messo in campo le sue doti di mediatore nella grave crisi spagnola. L’incontro è iniziato alle 14. Alle 15.30 l’Andalusia ha proclamato l’indipendenza, alle 16 le Asturie hanno fondato un impero e Alicante ha chiesto l’annessione all’Honduras. L’incontro si è concluso cordialmente, e Pisapia è stato subito riaccompagnato al confine e ringraziato del suo generoso tentativo.

17 ottobre. Pisapia si offre all’Atalanta come mediatore tra reparti, nel ruolo di trequartista. Malumore tra i tifosi. Sette giocatori chiedono asilo politico al Milan, si dimette l’allenatore. Pisapia ringrazia della disponibilità al dialogo e si allontana velocemente.

26 ottobre. Pisapia risolve il caso Cesare Battisti. Grazie alla mediazione