da: https://it.businessinsider.com/
- di
Giuliano Balestreri
Paralizzare la Rai per ridurre i danni al minimo. Forza Italia e Mediaset sono allineate sull’obiettivo, con il sostegno del commissario Agcom Antonio
Martusciello, mentre la Lega
prende tempo. Il Movimento 5 Stelle
ripete come un mantra di voler fissare nuovi tetti all’affollamento
pubblicitario, ma per il momento non
tocca palla. Nel frattempo, Viale Mazzini resta nell’impasse: gli ascolti
sono in crescita, il vantaggio nei confronti del Biscione si allarga, ma da
quasi un anno Rai Pubblicità – la
concessionaria della tv di Stato – è senza
amministratore delegato. Dopo l’uscita di Fabrizio Piscopo è tutto nella
mani del presidente Antonio Marano, in quota Lega.
Il numero uno di Mediaset, Fedele Confalonieri, è stato chiaro:
“La Rai non può svendere la propria merce con sconti del 90-95 per cento, solo perché ha la riserva del canone. La
pubblicità è contingentata, con questo comportamento la Rai butta via la merce.
Ecco perché faccio appello all’arbitro.
Fatevi aiutare dalla Var se ritenete, ma intervenite”.
Un appello che il commissario Martusciello ha fatto proprio da tempo
proponendo – senza successo – l’applicazione su ogni singola rete Rai, e non
cumulativamente per i tre canali generalisti, del limite del 4 per cento di affollamento pubblicitario settimanale.
Al momento, la Rai ha per legge un doppio limite
all’affollamento pubblicitario: uno orario fissato al 12%
e un altro
settimanale al 4% per il quale però si considerano Rai1, Rai2 e Rai3 nel loro
insieme. In sostanza si possono trasmettere fino a 432 secondi di pubblicità all’ora, ma la media settimanale delle tre reti non può superare i 144 secondi l’ora.
Mediaset, invece, vorrebbe che ogni canale rispettasse il
tetto settimanale con l’obiettivo di svuotare di spot Rai1 (oggi intorno al 6%),
ricaricando Rai3 (che è vicina 3% di affollamento, ma ha tariffe più basse per
gli inserzionisti).
Messaggio recepito anche dai senatori Anna Maria Bernini e Maurizio Gasparri che lo scorso anno
presentarono una risoluzione in Vigilanza Rai per l’adozione da parte di Viale
Mazzini “di procedure idonee a valorizzare la vendita degli spazi pubblicitari”. Secondo
gli esponenti di Forza Italia “a partire dal 2012 e fino a tutto il 2016, ma
con un dato che risulta essere attuale anche per il 2017, gli sconti mediamente
praticati dalla Rai, sulla base di dati Nielsen, sono progressivamente
aumentati fino a un valore medio superiore all’85 percento con punte superiori
anche al 90 percento” riducendo “gli spazi competitivi per tutte le imprese che
operano nel settore della comunicazione, deprimendo le loro potenzialità di
investimento e di incidere sulla qualità economica e dimensionale degli inserzionisti,
sottraendo in tal modo anche risorse al mercato della stampa e dell’emittenza
locale. Una politica di vero e proprio dumping che la Rai ha potuto perseguire
grazie alle risorse garantite dal canone”.
La stretta sulla Rai – che da quasi un anno
aspetta il nuovo amministratore delegato della concessionaria pubblicitaria –
serve a nascondere i problemi in casa
del Biscione. Dopo il settembre nero,
costato un milione di telespettatori in meno, sono arrivati i dati dei primi due mesi della stagione televisiva.
Lo Studio Frasi ha calcolato che nelle prime 9 settimane (dal 16 settembre al
17 novembre), Mediaset ha perso il 7%
degli ascolti in prima serata con uno share
complessivo in calo al 30,8%; la Rai,
invece, ha guadagnato l’1,7% al
37,9%.
“La Rai sta bene ed è in salute” dice Francesco
Siliato, partner dello Studio Frasi e analista del settore, che poi aggiunge:
“A lungo abbiamo sentito dire che la televisione generalista fosse finita, la
tv di Stato dimostra il contrario. Investe in fiction di qualità e guadagna
ascolti. Mediaset, invece, sembra aver perso quella sintonia con il Paese con
l’ha sempre contraddistinta. Basti pensare che la fiction di Gianni Morandi ha
avuto più volte ascolti più bassi di Fabio Fazio”.
In una situazione del genere c’è il rischio – per Mediaset – che gli investitori vogliano spostare i loro budget su viale Mazzini
e per questo Confalonieri è tornato
a chiedere l’intervento dell’authority.
D’altra parte era stato proprio Fabrizio Piscopo, l’ex ad di Rai Pubblicità, a
cambiare la strategia della concessionaria importando il modello vincente di
Publitalia: concorrenza e sconti per far fronte ad eventuali periodi difficili.
Un anno fa, però, Piscopo ha rassegnato le dimissioni e il suo ruolo è stato
assunto ad interim dal presidente Antonio Marano, l’ex direttore di Raidue in
quota Lega.
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