da: Il Sole 24 Ore –
di Francesca Milano
Senza
le badanti gli anziani costerebbero allo Stato 15 miliardi di euro
Quanto spenderebbe lo Stato se le famiglie
non contribuissero alla spesa per l’assistenza degli anziani? Per saperlo basta
fare due calcoli: la permanenza degli anziani in strutture residenziali
costa mediamente 19mila euro pro-capite. Moltiplicando per 830mila anziani oggi
assistiti da una badante, ci sarebbe quindi una spesa aggiuntiva per lo Stato
di 15 miliardi di euro. Questi dati emergono dalla ricerca realizzata dalla
Fondazione Leone Moressa per Domina, l’associazione nazionale famiglie datori
di lavoro domestico, che fotografa la situazione di colf e badanti impiegate in
Italia.
Si tratta di un esercito di lavoratori e
lavoratrici che conta 864.526: il 54,4% lavora come colf mentre il 45,5%
fa il/la badante. I dati del 2017 mostrano che questo divario si sta
progressivamente assottigliando: i badanti crescono (+8,0% dal 2012) e le colf
calano (-27,6%). Quello del lavoro domestico è un settore che risente ancora
moltissimo dell’irregolarità contrattuale e contributiva: applicando il tasso
di irregolarità fornito dall’Istat, la ricerca arriva a stimare che i
lavoratori domestici totali siano in realtà oltre 2 milioni, con una quota di
irregolarità di quasi il 60%.
Ma quanto costa un lavoratore domestico in
regola? Secondo la ricerca, nel calcolo della spesa delle famiglie, la
prima voce è quella delle retribuzioni, pari a 5,6 miliardi nel 2017.
Bisogna poi sommare il Tfr (417 milioni) e i contributi previdenziali (953 milioni). Si ottiene quindi la quota di 7 miliardi di euro, spesi dalle famiglie per i lavoratori domestici regolarmente assunti.
Bisogna poi sommare il Tfr (417 milioni) e i contributi previdenziali (953 milioni). Si ottiene quindi la quota di 7 miliardi di euro, spesi dalle famiglie per i lavoratori domestici regolarmente assunti.
Secondo la ricerca, il 27,2% degli 865mila
lavoratori domestici impiegati in Italia nel 2017 ha percepito meno di 3.000
euro. Quasi la metà ha percepito meno di 6mila euro, segno che generalmente in
questo settore si svolgono poche ore settimanali (soprattutto tra le colf).
Solo il 13,4% ha percepito più di 12mila euro nel 2017.
Il valore aggiunto (contributo al Pil)
generato dai lavoratori domestici è misurabile in poco meno di 19 miliardi di
euro, pari all’1,3% del Pil complessivo.
A livello territoriale, quasi un terzo del
valore aggiunto prodotto si concentra in Lombardia (19,2%) e Lazio (15,0%),
ovvero le due regioni con il maggior numero di addetti. È interessante notare
anche il valore pro-capite calcolato a partire dai dati Istat: mediamente
ciascun lavoratore domestico ha prodotto 11.694 euro di valore aggiunto, con
picchi massimi in Lombardia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Valle
d’Aosta (oltre 13 mila euro). I valori minimi si registrano invece in Sicilia e
Sardegna, con meno di 10mila euro.
Analizzando il dettaglio dei lavoratori
domestici, tra le badanti si riscontra una prevalenza di lavoratori over 50
(54%), di donne (92%) e di stranieri (77%). Tra le colf, invece, si ha una
prevalenza di lavoratori tra i 30 e i 50 anni (52%). Le donne rimangono la
maggioranza, anche se con una percentuale meno marcata (85%), mentre gli
italiani salgono al 31%.
Complessivamente gli stranieri
rappresentano il 73% dei lavoratori domestici regolari. Tuttavia, negli ultimi
5 anni italiani e stranieri hanno seguito tendenze opposte: in aumento gli
italiani (+24,2%) e in calo gli stranieri (-23,5%).
Interessante osservare anche la distinzione
per tipologia di mansione: in grande aumento le badanti italiane (+97,0%),
quasi raddoppiate dal 2012 al 2017. Le badanti straniere sono invece in lieve
calo (-4,5%). Tra le colf, lieve aumento per le italiane (+1,1%) e forte calo
per le straniere (-35,6%).
Raggruppando i lavoratori domestici secondo
alcuni parametri (tipologia di lavoro, genere, nazionalità e classe d’età) è
stato possibile individuare i gruppi che sono aumentati maggiormente negli
ultimi cinque anni, e quelli che invece hanno subito una diminuzione: l’aumento
più intenso si è registrato tra i badanti maschi italiani over 50, passati da
circa 1.100 a 4.200 (+265%). Tutti i primi 5 gruppi in crescita sono badanti:
anche le donne italiane over 50 hanno registrato un forte aumento da 15 mila a
oltre 36 mila (+144%). Anche le altre classi d’età di badanti uomini italiani
sono in forte aumento: gli under 30 registrano +129% e i 30-50 anni +124%.
Il calo maggiore riguarda invece i giovani: 4 gruppi su 5 sono under 30. In particolare, la diminuzione più intensa si ha tra i colf uomini stranieri under 30, passati in cinque anni da 46 mila a 6.200 (-87%). Lo stesso vale per i badanti uomini stranieri under 30 (-85%), da quasi 12 mila a meno di 2mila.
Il calo maggiore riguarda invece i giovani: 4 gruppi su 5 sono under 30. In particolare, la diminuzione più intensa si ha tra i colf uomini stranieri under 30, passati in cinque anni da 46 mila a 6.200 (-87%). Lo stesso vale per i badanti uomini stranieri under 30 (-85%), da quasi 12 mila a meno di 2mila.
Cazzooooooooooo giusto ..mica è una vergogna essere una Badante
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