Una
bussola per il domani
Una politica capace di ascolto, attenta ai
nuovi crinali della questione sociale e con lo sguardo rivolto al futuro non
può procedere a tentoni. Ha bisogno di una bussola, di uno strumento di
orientamento a cui affidarsi.
Giovanni Paolo II, il 7 gennaio 2005,
rivolgendosi al corpo diplomatico riunito nella sala Clementina in Vaticano,
indicò i quattro punti cardinali per chi esercita responsabilità pubbliche e
riveste ruoli di rappresentanza politica: la vita, la libertà, il pane e la
pace. Questi quattro valori chiave dell’agire sociale e politico sono inscindibilmente
legati l’uno con l’altro. Non si può scrivere l’uno a dispetto dell’altro
perché solo insieme esprimono in modo compiuto la dignità della persona e
l’inviolabilità dei diritti di ogni uomo.
La vita: va
protetta, tutelata, servita in ogni momento, a ogni latitudine. Non sopporta
riduzioni: sia esso allo stato embrionale, nel fiorire della giovinezza o nella
fase declinante della vecchiaia. Un unico mistero lo avvolge perché non siamo
noi i signori della vita. Non possiamo toglierla a nessuno, nemmeno a noi
stessi, non possiamo mai violarla, deturparla, sopprimerla. Ora che le
tecnologie consentono di modificarla e forse perfino di clonarla, la vita è
sottoposta a nuove sfide.
Poi c’è la libertà. Essa trova
fondamento nel fatto che Dio chi ha creati liberi, dotati di ragione come dono
per conoscere il mondo e scegliere la nostra condotta. Ecco perché la libertà
religiosa è fondamento di ogni libertà. Quando manca la libertà religiosa, sono
compromesse anche tutte le altre libertà.
La libertà di vivere in relazione con il trascendente è innanzitutto la libertà della creatura di fronte a Dio. Da qui i cristiani traggono la forza per opporsi a ogni idolatria, a ogni potere che vuole sostituire Dio.
La libertà di vivere in relazione con il trascendente è innanzitutto la libertà della creatura di fronte a Dio. Da qui i cristiani traggono la forza per opporsi a ogni idolatria, a ogni potere che vuole sostituire Dio.
E ancora la pace. Che non è solo
una sfida globale per il domani ma anche un tratto singolare dell’impegno di
ogni cristiano e l’unica via per costruire una convivenza tra i popoli e le
nazioni. L’unità politica della famiglia umana è il valore-meta della dottrina
sociale della Chiesa: solo la pace può essere la via per conseguirla. Contribuendo
ad abbattere il muro di Berlino, riunendo ad Assisi tutte le confessioni
religiose per scongiurare uno scontro di civiltà, opponendosi con tutte le
forze alla guerra in Iraq, Giovanni Paolo II ha assunto la figura di un moderno
profeta biblico che con parole e gesti ha combattuto senza sosta la battaglia
della pace. Non un pacifismo imbelle e rinunciatario, ma un’azione costante che
può prevedere anche l’uso estremo della forza, pur di salvare la pace.
Infine il pane. Non c’è pace senza
giustizia. Un mondo che priva della possibilità di vita milioni di persone non
può essere un mondo libero e pacifico. E’ un mondo ingiusto che non sa
assicurare un’eguale speranza di vita agli essere umani. E’ nell’enciclica Sollicitudo rei socialis che si trova
una vera e propria invettiva contro queste insopportabili diseguaglianze. Con
una singolare innovazione anche nella teologia morale: il concetto di strutture
di peccato; ovvero regole e istituzioni che riproducono e allargano l’iniquità,
l’ingiustizia, la morte. Senza il pane, non c’è possibilità per l’uomo di una
vita dignitosa. Senza il lavoro l’uomo si abbruttisce e la comunità si
disgrega. Per chi vive nell’Occidente benestante queste parole potranno anche
apparire troppo dure. Ma l’insegnamento sociale della Chiesa non prevede
sconti: non sulla vita ma nemmeno sul pane; non sulla libertà tanto meno sulla
pace.
post precedente su “Luigi Bobba: Il posto dei cattolici”
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