da: http://www.glistatigenerali.com/
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di Michele Fusco
Quando sono nati i Cinque Stelle, ormai un
po’ di anni fa, ognuno ha fatto i conti con un nuovo compagno di viaggio. Un
compagno di viaggio che non aveva una storia e questa era la vera, grande,
eccitazione. Quando conosci una ragazza e non sai assolutamente nulla di lei –
nulla del suo passato, del suo presente, nulla delle sue amicizie, né tanto
meno di una possibile famiglia – quell’elemento misterioso è un moltiplicatore
di interesse. Cerchi di capire, scrutare nella profondità dell’animo,
cerchi un po’ di verità nella rete con quelle poche briciole di informazione
che sei riuscito faticosamente a raccogliere. Se neppure la Rete, ultimo
baluardo di conoscenza, ti restituisce una lama di luce, a quel punto te la fai
bastare così.
Non avere una storia (passata) diventa
l’unico codice di appartenenza, una fascinazione coatta da cui non riuscirai
più a staccarti. Avrai rinunciato definitivamente a sapere, abbracciando il suo
mistero e considerandolo ormai parte di te. Non ricondurrai più niente
all’ordine logico degli eventi, dei sentimenti, dei rapporti sociali. A quel
punto le sue azioni diverranno un nuovo ordine logico, il «suo» ordine logico,
naturalmente distante, se non opposto, al più convenzionale ordine degli umani
che ritroveresti abitualmente in una
carrozza delle metropolitana mentre vanno
al lavoro. I tuoi comportamenti, che avrai mutuato dai suoi ragionamenti, non
avranno più alcuna aderenza con le persone che conoscevi prima di conoscere
lei, con le quali si scaverà un fossato di incomunicabilità del tutto
incolmabile. Gli amici ti considereranno ormai perso per la società corrente,
diranno davanti a un buon bicchiere di rosso: è fuori di testa per colpa di
quella lì.
È questa, oggi, la condizione di un
sostenitore dei Cinque Stelle agli occhi di un osservatore esterno, al quale
non fa difetto un minimo senso della realtà. Ma proprio minimo, eh. Un
osservatore-cittadino neppure particolarmente appassionato di politica, ma
semplicemente un uomo tranquillo che valuta sulla base del buon senso comune,
delle cose che gli sembrano logiche, ispirate alla ragionevolezza, che ha buoni
rapporti con il prossimo, che non butta cartacce a terra, che fa persino la
differenziata, che saluta i condomini sul suo stesso pianerottolo, che magari
azzarda l’acquisto di un quotidiano, che si permette un cinemino ogni due
settimane, che la domenica guarda le partite, che non si fa seghe infinite su
Facebook, che non ama chi alza sempre la voce, che ha pena per i bulli, e
tantissime altre cose assolutamente normali. Ma a un tipo così normale, banale,
tranquillo, magari anche noiosissimo, come si possono spiegare le cose da fuori
di zucca dei Cinque Stelle nella speranza che un giorno neppure troppo lontano
le possa considerare pittoresche divagazioni ad opera di ragazzacci
impenitenti? Come la deve prendere quella storia della Casaleggio & Associati
(intanto si chiederà: ma cosa cazzo è questa Casaleggio & Associati che
dirige ‘sti ragazzi da un ufficio di Milano) che mette nero su bianco con tanto
di contratto che se scarti dal seminato politico gli devi cacciare 150mila
zucche sull’unghia? E poi quell’altra roba dei sondaggi web che votano i
quattro gatti in croce con cui si decide qualunque cosa, ma proprio qualunque,
dal presidente della Repubblica all’immortalità dell’anima. Per arrivare poi
alle polizze.
Ammetterete che questa storia delle polizze
nominali, dove i nominati non sanno una mazza delle medesime, supera ampiamente
la barriera del suono. E chissenefrega se non ci sono rilievi penali, come
fossero quelli a interessare il pendolare di Ferrovie Nord che tutte le mattine
deve smazzarsi quelle carrozze indecorose che miracolosamente lo porteranno a
destino. Quel pendolare – leggendo la storia di Romeo&Virginia – tornerà a
casa scuotendo il testone già provato dalle pene giornaliere. Farà la trita
battuta a cui ha diritto (“Mai che mi intestino una polizza a mia insaputa”),
poi chino sulla minestra sibilerà alla moglie: «Elvira, ma hai letto? Questi
sono fuori di testa». Qualcuno ne vorrà fare, di questa storiaccia, una
moralina politica. Per dire che questi sono meglio di quelli, per esempio che
il Partito Democratico in termini di pura democrazia è meglio dei Cinque
Stelle, che la sinistra è meglio del qualunquismo un tanto al chilo, che ve lo
avevamo detto, che Grillo e Casaleggio sono ducetti pericolosi, che Marra, che
Romeo, che la Raggi, eccetera, eccetera. Sarà meglio frenare gli entusiasmi e
pensare che se dobbiamo affidarci davvero al buon senso, alla logica, alla
politica fatta per i cittadini, i ragazzi del Pd hanno poco, praticamente
nulla, da insegnare. Nel tempo non si sono negati – anch’essi – comportamenti
da “fuori di testa”, semplicemente più riconducibili al vecchio mondo, quello
più tradizionale, dai codici ampiamente riconoscibili, anche penalmente per
dire. Ma non solo.
Che traduzione elettorale avrà tutta questa
confusione non è neanche lontanamente immaginabile. Sono insondabili i motivi
per cui milioni e milioni di elettori Cinque Stelle e milioni e milioni di
elettori del Partito Democratico intignino nelle loro peggiori intenzioni. Ed è
clamoroso che il partito dell’astensione non abbia ancora raggiunto un
ragionevolissimo ottanta per cento di adesioni.
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