Oggi, chi convocare in una nuova moderna agorà che non escluda nessuno e che
faccia del dialogo la via indispensabile per promuovere convivialità delle
differenze?
Nella nuova agorà, che non è più solo la piazza, ma anche la «grande rete»,
Internet e la comunità massmediatica, l’attenzione prevalente non potrà essere
solo per coloro che sono già inclusi, integrati i cui diritti sono
sostanzialmente riconosciuti. La nuova agorà
dovrà prima di tutto essere il luogo per dar voce a quelli che non hanno
voce, agli ultimi, ai più poveri, ai più indifesi. Tra questi soggetti vi sono
sicuramente i giovani, tagliati fuori da una società bloccata e incapace di
ricambio generazionale; gli immigrati che, con la loro manodopera, rinvigoriscono
l’economia del nostro paese; gli embrioni, la vita nascente, sacrificati
sull’altare di mille interessi; gli anziani abbandonati nella solitudine e in
istituti disumani; le donne ancora scarsamente riconosciute nelle loro potenzialità.
Ma vi è anche una nuova categoria di esclusi: tutti coloro che non sono
connessi, che non hanno accesso alle nuove tecnologie perché non se le possono
permettere, o perché non hanno una sufficiente alfabetizzazione informatica. Questo
nuovo tipo di esclusione, il cosiddetto digital
divide, è una forma sottile e pericolosa di emarginazione che rischia di
spaccare il mondo tra chi viaggia alla velocità dell’informazione telematica e
chi è completamente tagliato fuori dalla nuova società dell’informazione e da
tutti i vantaggi che questa porta con sé.
La democrazia è forte e viva se sa
includere, se offre rappresentanza a chi ne è privo, se tutela l’interesse più
debole, più marginale. Altrimenti deperisce. Diviene puro contratto, procedura,
luogo dove hanno parola solo gli interessi più forti.
Ricostruire l’agorà in una società plurale è impresa non facile. Serve una
politica che abbia l’orecchio attento a ciò che si muove nelle viscere della
società; che abbia l’occhio vigile sui nuovi crinali della questione sociale;
che abbia mente e cuore aperti al futuro.
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