da: http://formiche.net/
Io,
giornalista grillino, vi racconto cosa succede nel Movimento di Grillo e
Casaleggio
L'articolo
del giornalista e scrittore Mauro Suttora
Da Serenetta a Serenella. La parabola del
Grillo politico è riassumibile fra Serenetta Monti, candidata sindaca a Roma
nel 2008, e Serenella Fucksia, espulsa dal Movimento 5 stelle (M5s) all’alba
del 2016.
Due donne «con le palle», per usare il
bellicoso linguaggio grillino. La prima scappata un anno dopo il debutto romano
(3%, quattro consiglieri municipali eletti, tre che cambiano partito dopo pochi
mesi, un disastro che nessuno ama ricordare), la seconda fatta fuori con
l’agghiacciante ordalia che finora ha epurato online un quarto dei 162
parlamentari eletti nel 2013. Neanche Stalin purgava i compagni a questo ritmo.
In mezzo, l’incredibile storia di un partito che raggiunge il 25% al suo primo
voto nazionale. Caso unico al mondo: Berlusconi nel 1994 si fermò al 21, ed
ereditava gli apparati Dc e Psi.
Ma, soprattutto, un fenomeno sociologico mai
capitato: 162 persone digiune di politica catapultate in Parlamento da un
giorno all’altro, a formare il secondo partito nazionale. È anche la prima vera
forza politica popolare nella storia d’Italia. Il Pci, infatti, nonostante
volesse rappresentare la classe operaia, aveva dirigenti borghesi. I grillini
invece, come reddito e cultura, sono l’odierno lumpen-proletariato dei
disoccupati e precari. Nozioni da Facebook, ignoranza pari all’arroganza,
prevalenza del perito informatico (il diploma del loro capo, Gianroberto
Casaleggio). Non hanno letto Fruttero & Lucentini, quindi a dirglielo non
si offendono.
Faccio vita da grillino da nove anni. Mi
sono iscritto nel settembre 2007 dopo il Vaffa-day, un giorno prima di Paola
Taverna. Partecipavo ai primi meetup di Roma: riunioni al quartiere africano in
una sala affittata dal dentista Dario Tamburrano (oggi eurodeputato), poi al
cinodromo, o sull’Ostiense. Serenetta sconfisse Roberta Lombardi alle primarie.
Il 25 aprile 2008 raccogliemmo un’enorme
quantità di firme davanti alla basilica di San Paolo per i referendum contro
l’Ordine dei giornalisti. Poi buttate, perché il figlio di Casaleggio sbagliò
le date della raccolta. C’era grande entusiasmo, sull’onda del libro La casta
di Stella e Rizzo. Ma alle regionali del 2010, disastro: solo quattro eletti in
Piemonte ed Emilia. Tutti poi espulsi tranne uno. Trasferito a Milano,
frequento anche qui il meetup. Lo stesso clima da caserma-convento-asilo-circo.
«Suttora, non seminare zizzagna», mi intimano sul gruppo Facebook se esprimo
una critica. Nel 2013 Paola Bernetti, la più votata alle primarie per il
Senato, viene fatta fuori con un trucco. I monzesi con una cordata eleggono tre
senatori, Milano neanche uno.
Stessi grovigli due mesi fa, alle primarie
per il sindaco: solo 300 votanti, 74 voti alla vincitrice. I risultati vengono
secretati, gli altri sette candidati non sanno le loro preferenze. Dal
movimento della trasparenza al partito dell’omertà. Addio streaming, forum
pubblici, dibattiti online. Dopo la valanga delle espulsioni regna la paura, si
comunica solo su chat Whatsapp segrete. Sette attivisti milanesi osano
pubblicare un giornalino a loro spese: cacciati con lettera dell’avvocato di
Casaleggio.
Il clima di paranoia avvolge anche i
parlamentari. Appena uno azzarda qualche pensiero non conformista, è bollato
come dissidente. Intanto, il fervore altruista scema. I parlamentari, che
prendono 15mila euro mensili, due anni fa ne restituivano in media 5-6mila.
Oggi la cifra si è dimezzata: tremila. Se va bene. Molti si limitano a
1.400-1.800: Morra, Lombardi, Giarrusso, Nuti, Fico, Sibilia. I rendiconti sono
una farsa: solo autodichiarazioni, niente ricevute, nessun controllo.
La cuccagna è all’Europarlamento. Ben 12
eurodeputati M5s su 17 neanche rendicontano. Possono incassare fino a 40mila
euro mensili (21mila solo per i portaborse), ma tutti tranne una restituiscono
appena mille euro al mese. Il siciliano Ignazio Corrao (ex portaborse in
regione Sicilia) aveva assunto 11 portaborse. L’ho pizzicato con un articolo su
Oggi, lui mi ha insultato, ora li ha ridotti a sette. Come un’eurodeputata
abruzzese: due li tiene a Bruxelles, gli altri cinque stanno nel suo collegio
elettorale.
Che differenza c’è con i vecchi politici
del passato? Nessuna, tranne che i grillini si vantano di non avere funzionari
di partito. Invece ne hanno centinaia, stipendiati dai 1.600 eletti.
Insomma, il movimento ora è Collocamento 5
stelle, scherzano i tanti ex. I nomi dei portaborse parlamentari sono
convenientemente segreti, per non scoprire altri parenti e conviventi dopo
quelli già scoperti (Lezzi, Moronese). Casaleggio e suo figlio comandano a
bacchetta. I parlamentari sono sorvegliati da un simpatico reduce del Grande
Fratello, Rocco Casalino: decide lui chi mandare in tv. Fra gli altri addetti
stampa spicca un ex camionista di Bologna. Dove sono state abolite le primarie:
alle comunali di giugno lista bloccata, tutti nominati dall’alto come nel
listino berlusconiano di Nicole Minetti. A Trieste un eurodeputato ha candidato
sindaca la moglie: metà dei grillini locali in rivolta.
La sceneggiata napoletana di Quarto
aumenterà la disciplina interna. Per paura di altri “infiltrati” della camorra,
i candidati saranno nominati d’autorità. Così, quello che era nato come un
movimento liberatorio si è trasformato nel suo esatto contrario. Hare Krishna,
Scientology? Ma no, meglio Testimoni di Genova. Lì Grillo ha una delle sue tre
ville. E il suo commercialista personale (nonché segretario del M5s) è stato
nominato in una società regionale. Quelle che i grillini volevano abolire.
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