Il
relativismo pratico
Un antropocentrismo deviato dà luogo a uno
stile di vita deviato. Nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium ho fatto
riferimento al relativismo pratico che caratterizza la nostra epoca, e che è «
ancora più pericoloso di quel lo dottrinale ».99 Quando l’essere umano pone sé
stesso al centro, finisce per dare priorità assoluta ai suoi interessi
contingenti, e tutto il resto diventa relativo. Perciò non dovrebbe
meravigliare il fatto che, insieme all’onnipresenza del paradigma tecnocratico
e all’adorazione del potere umano senza limiti, si sviluppi nei soggetti questo
relativismo, in cui tutto diventa irrilevante se non serve ai propri
interessi immediati. Vi è in questo una logica che permette di comprendere come
si alimentino a vicenda diversi atteggiamenti che provocano al tempo stesso il
degrado ambientale e il degrado sociale.
La cultura del relativismo è la stessa patologia
che spinge una persona ad approfittare di un’altra e a trattarla come un mero
oggetto, obbligandola a lavori forzati, o riducendola in schiavitù a causa di
un debito. È la stessa logica che porta a sfruttare sessualmente i bambini, o
ad abbandonare gli anziani che non servono ai propri interessi. È anche la
logica interna di chi afferma: lasciamo che le forze invisibili del mercato
regolino l’economia, perché i loro effetti sulla società e sulla natura sono
danni inevitabili. Se non ci sono verità
oggettive né princìpi stabili, al di
fuori della soddisfazione delle proprie aspirazioni e delle necessità
immediate, che limiti possono avere la tratta degli esseri umani, la
criminalità organizzata, il narcotraffico, il commercio di diamanti insan
guinati e di pelli di animali in via di estinzione? Non è la stessa logica
relativista quella che giustifica l’acquisto di organi dei poveri allo scopo
di venderli o di utilizzarli per la sperimentazione, o lo scarto di bambini
perché non rispondono al desiderio dei loro genitori? È la stessa logica “usa
e getta” che produce tanti rifiuti solo per il desiderio disordinato di
consumare più di quello di cui realmente si ha bisogno. E allora non possiamo
pensare che i programmi politici o la forza della legge basteranno ad evitare
i comportamenti che colpiscono l’ambiente, perché quando è la cultura che si
corrompe e non si riconosce più alcuna verità oggettiva o princìpi
universalmente validi, le leggi verranno intese solo come imposizioni
arbitrarie e come ostacoli da evitare.
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