“ritengo
che i lavoratori pirla debbano tenersi il tempo pieno, lo stipendio pieno, e
aumentare i giorni di malattia. Ci inducono a questo, perché non accontentarli”
Secondo quanto letto stamane, il governo
starebbe predisponendo una norma di questo tipo: chi ha compiuto 63 anni e 7
mesi potrà optare per il part time per i successivi tre anni che mancano all’età
pensionabile. Il datore di lavoro continuerà a versare l’intero ammontare dei
contribuiti, pertanto, non vi saranno effetti riduttivi sull’assegno
pensionistico.
Vi piace? A me per un organo sessuale
maschile…
Quindi…
Se fossi
tra coloro che hanno i requisiti anagrafici per questo part time alla Renzi, mi
verrebbe spontaneo e immediato dirgli quanto segue: ‘sta norma te la puoi arrotolare
e ficcare nel…….no, non lì. Nell’orifizio più piccolo che hai: la narice. Destra
o sinistra scegli tu (forse destra…mi pare più appropriato al personaggio).
L’importante che sia l’orifizio più piccolo. Più piccolo è, più fa male.
Posto che – e ci mancherebbe altro – i
contributi saranno versati al 100%, il part time significa una riduzione dello stipendio
in un periodo non propriamente dei migliori, e, per alcuni lavoratori e per certi tipi di attività, una riduzione fittizia delle ore di lavoro. Vale a dire: ti
rubano soldi. Ti rubano vita.
Ovviamente, va detto, proprio da me che
preferisco i meridionali a certe “razze” nordiche: si tratta di un fenomeno più
da Nord Italia che da Sud. Dalle mie parti, ci sono parecchi lavoratori che
lavorano più ore rispetto a quelle previste dal contratto di lavoro. E molti di
questi non percepiscono gli straordinari. Ci sono lavoratrici che si fermano in
ufficio oltre le 4 o 5 ore del part-time. Ci sono lavoratori che oltre le ore
in ufficio, lavorano anche a casa. Del resto, siamo nel paese retrogrado dove
non si applica il telelavoro che consentirebbe di gestire attività
professionale e personale in maniera più funzionale e corretta, sia verso gli
impegni professionali sia verso le esigenze familiari. Perché, giustamente, a
casa ti chiedono: ma stai ancora lavorando?.
Sì, lo so. Siamo nell’ambito dei pirla. Ma
ho premesso che si tratta di “fenomeni” nordisti. Non certo di tutto il Nord,
ma di una parte non esigua di lavoratori. Giusto per aggiungere ovvio a ovvio:
che lavorano in aziende private.
Il part-time di Renzi, di cui alcuni
potrebbero usufruire per necessità personali, ha insita una potenziale
fregatura per alcuni lavoratori, soprattutto in questi tempi dove il mobbing è
più sfrenato, dove il tenersi un posto di lavoro significa accettare condizioni
extracontrattuali. Ti trovi con lo stipendio ridotto ma con le stesse ore di
lavoro del tempo pieno. Come dici? E’ volontario? Nessuno ti obbliga? Perché,
una coercizione indotta non equivale, in sostanza, a una coercizione diretta.
Che fai. Gli fai causa al datore di lavoro. Ai tempi del jobs act di Renzi?
Oltre a questa forma di part-time con
inculata inclusa (sempre per taluni lavoratori, non certo per la massa) si
dovrebbe, almeno, incentivare il telelavoro. Renzi lo sa che questa modalità
professionale, in paesi più evoluti del nostro (ci vuole poco), funziona da
prima che la prima azienda italiana installasse il primo computer.
Personalmente, ritengo che norme di questo
tipo non servano a riequilibrare l’indecenza della riforma pensionistica
Fornero. Decenza vuole che s’introducano modifiche che garantiscano una maggiore
gradualità nell’innalzamento dell’età pensionabile, senza penalizzazioni per i
lavoratori, se non lievi e circostanziate. Nell’attesa che si metta a mano alla
riforma dell’organo sessuale maschile fatta da due che in vita loro non hanno
mai lavorato seriamente: Monti e Fornero, ritengo
che i lavoratori pirla debbano tenersi il tempo pieno, lo stipendio pieno, e aumentare
i giorni di malattia. Ci inducono a questo, perché non accontentarli.
No. Non si tratta di assenteismo. Si tratta
di stare a casa quando si ha diritto a giorni di malattia. Quando si è
ingolfati di tosse e raffreddore e ci si riempie di sciroppi, pastiglie,
prodotti omeopatici e no per riuscire a lavorare. Si tratta di stare a casa
quando si hanno dolori articolari e muscolari. Si tratta di stare a casa quando
si è passata la notte in bianco. Si tratta di farsi tutti i giorni di malattia
previsti perché non si sta rubando niente a nessuno.
Si tratta di svegliarsi una buona volta per
tutte. Ci vogliono con il bastone e il catetere in ufficio, con i figli disoccupati perché allungano l’età
pensionabile e con i genitori anziani da seguire. No. La risposta è quella di
cui sopra. Si ficchino la legge Fornero e le modifiche da presa per il culo
nell’orifizio più piccolo di questo.
Non è più tempo di lamento e disgusto. Ma
di azione. Civile, seria, costante.
Perché, altrimenti, questo fanfarone più
pericoloso di Berlusconi: Matteo Renzi, continuerà a prendere per il culo. Come
sta facendo con la Tasi e l’Imu. Sappiamo da troppo tempo come “funziona”: si
toglie una tassa per metterne un’alta. Si toglie una tassa e si tolgono i servizi.
Ah…sempre ovviamente: quando le tasse tolte vengono ripristinate non vengono
ripristinati anche i servizi tagliati.
Questo giochetto sulla nostra pelle dura da
molti anni. Perché, evidentemente, ripaga nelle urne elettorali. Si sa,
italiani coglioni ce ne sono. Chissà se lavorano. Dove. Come…Quante ore…..
Del resto, quando batti la fiacca, quando
rubi lo stipendio, ai 63 e 7 mesi, anzi: ai 70 anni, ci arrivi bello fresco e
riposato. Che ti frega delle Renziate del cazzo…
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