domenica 2 maggio 2021

La finanza verde non è verde: l’ambientalismo di BlackRock

 


da: Il Fatto Quotidiano – di Marco Palombi

Dopo aver visto le grandi compagnia della logistica navale, che inquinano ogni ora come parecchi milioni di automobili, sponsorizzare un panel Onu sul climate change è difficile stupirsi di qualcosa. Eppure scoprire che gli squali hanno una coscienza sociale ed ecologica è stato abbastanza sorprendente: è successo quando ci è stato spiegato su Repubblica che il boss di BlackRock Larry Fink nella sua annuale lettera ai capi delle grandi società “stabilisce criteri di investimento, indica obiettivi di performance ambientale e di scelte a favore di tutti gli stakeholder (lavoratori, impiegati, clienti, società civile) e non solo degli shareholder (azionisti). L’obiettivo è emissioni zero entro il 2050”.

All'inizio del 2020 il fondo d’investimento Usa – il più grande al mondo, ha appena superato i 9.000 miliardi di dollari di capitali gestiti – aveva infatti annunciato la sua svolta green: BlackRock, si disse, pretenderà dalle aziende attenzione alla sostenibilità ambientale e aumenterà i suoi investimenti “verdi”. Posizione che forse ha aiutato la già potentissima società americana nell’assegnazione da parte della Commissione europea del compito di vigilare sull’integrazione tra sostenibilità ambientale e strategie del sistema bancario (di cui, peraltro, è azionista): BlackRock, insomma, in Europa è l’arbitro della finanza verde, incarico per il quale percepirà 280mila euro, più o meno le spese dei suoi incaricati in viaggi e ristoranti.

L’Ombudsman europeo, una sorta di difensore dei diritti dei cittadini, si chiama Emily O’Reilly e non ha gradito: “La Commissione avrebbe dovuto essere più rigorosa verificando che la società non fosse soggetta a conflitto di interesse”, cosa assai probabile “poiché ha un interesse finanziario nel settore”; senza contare che “il prezzo basso potrebbe essere percepito come parte di una strategia per avere informazioni e influenzare l’ambiente normativo nel settore” (questo vale anche per quelli che McKinsey & C. lavorano al Pnrr per beneficienza). Conviene a questo punto chiedersi, ma BlackRock è davvero diventato un fondo green?

Dopo un anno forse la parola più adatta è greenwashing: finora il verde è solo una patina pubblicitaria sopra il solito tran tran. Lo testimonia, tra gli altri, un report dell’associazione Reclaim Finance sugli investimenti del fondo Usa a fine ottobre 2020: “Nonostante la promessa di BlackRock di dismettere gli investimenti nel carbone termico (il combustibile più inquinante, ndr ), almeno 85 miliardi di dollari sono ancora investiti nelle compagnie del carbone” come il colosso mondiale Glencore o la tedesca Rwe, mentre quelli in compagnie“ con piani di espansione (nuove centrali, ndr) come Sumitomo o Kepco ammontano a oltre 24 miliardi”.

Com’è possibile? Semplice: la green policy di BlackRock esclude solo aziende che abbiano più del 25% dei loro ricavi dal carbone, ma la diversificazione è la regola nel settore energetico. Risultato: restano fuori solo aziende che valgono appena il 13% del mercato globale. Questo a non dire che le nuove regole ambientali finora sono state applicate solo alla gestione attiva del portafoglio, cioè solo a un terzo dei fondi gestiti da BlackRock: il resto mancia. E questo è più o meno tutto, nel senso che – scrive Reclaim Finance - “BlackRock non ha una politica globale di esclusione per altri combustibili fossili e materie prime dannose per il clima, in particolare sabbie bituminose, shale oil e gas, trivellazioni nell’Artico e il petrolio dell’Amazzonia”. Non bastasse: nel 2020 il fondo Usa ha votato nelle assemblee delle più grandi aziende di cui è azionista (le S&P500) 33 volte contro e solo 3 a favore di azioni contro il cambiamento climatico: s’è schierato, per dire, contro gli azionisti di Duke Energy che chiedevano all’azienda di smetterla di fare lobbying per negare l’emergenza climatica. 

A compensare questo andazzo, o comunque a vendersi come paladini della lotta all’inquinamento, non basta l’attenzione a creare nuove opzioni di investimento “sostenibili” per i propri clienti (che sono comunque un miglioramento rispetto al passato). Quanto alla loro posizione in Europa, dove sono sia arbitro della finanza sostenibile che giocatore, il report segnala che BlackRock nel 2020 è stata responsabile dell’afflusso del 50% degli Etf nel mercato: gli Etf sono i “diritti a inquinare” che le società comprano per compensare il loro eccesso di emissioni, un mercato che funziona a livello finanziario, assai meno a quello ambientale.

Il Fondo d'Investimento verde è un equivoco, il cui centro non sono l’ipocrisia di BlackRock o le sue legittime scelte d’investimento, quanto l’idea un po’ naif che un diverso modello di sviluppo possa nascere da chi quel modello ha contribuito a definire, peraltro guadagnandoci miliardi.

BlackRock, d’altra parte, ha un portafogli così gonfio da poter essere sia il sistema che l’anti-sistema: è azionista tanto di Pfizer che di Astrazeneca, di Google e di Facebook (e se è per questo di tutti gli altri OTT), di banche un po’ dovunque e ora ha persino piazzato tre suoi manager ai vertici dell’amministrazione Biden, cioè del governo il cui solo esercito – secondo la rivista Transaction della britannica Royal Geographical Society – tra 2001 e 2017 ha inquinato quanto 140 Paesi, essendo il singolo maggior consumatore di idrocarburi al mondo. Ora la sostenibilità arriverà al Pentagono?

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