da: Il Fatto Quotidiano – di Marco Lillo
La replica: Fonti vicine al presidente del Consiglio spiegano al “Fatto”: “La company in America è della moglie, e il trust, sciolto nel 2020, ha pagato sempre le imposte in Italia”
Dove è finito il trust di Draghi? Questa è la domanda che in tanti si sono posti ieri leggendo sui giornali le notizie sulle dichiarazioni dei redditi e patrimoni del premier. In questo articolo c’è la risposta a questa domanda e ci sono anche altre notizie ove è finito il trust di Draghi? Questa è la domanda che in tanti si sono posti ieri leggendo sui giornali le notizie sulle dichiarazioni dei redditi e patrimoni del premier. In questo articolo c’è la risposta a questa domanda e ci sono anche altre notizie sul conto da 611 mila euro a Francoforte, sulla società con sede in Georgia (stato Usa considerato per alcuni aspetti un paradiso fiscale) e sulla casa a Londra da due milioni di sterline.
Da dove nasce la curiosità per il trust nei palazzi romani? Quando fu nominato nel gennaio 2006 Governatore della Banca d’Italia, Draghi era lo strapagato Vice Chairman e Managing Director della banca Goldman Sachs. Il 18 gennaio del 2006 annunciò di aver venduto le azioni Goldman Sachs e di aver conferito i ricavi, insieme ad altri beni, in un “blind trust”, un fondo cieco gestito da un amministratore che non gli comunicava gli investimenti per evitare conflitti di interessi. Che fine hanno fatto i soldi e gli immobili conferiti nel trust? In ambienti politici e giornalistici gira voce da mesi che il trust di Draghi fosse basato in un paradiso fiscale come Jersey.
Voce falsa, assicurano fonti vicine a Draghi, alimentata probabilmente da un caso di omonimia con un riccone a cui è intitolato un trust a Jersey: si chiama come il padre defunto di Draghi ma non è parente. C’è però un legame reale tra un paradiso fiscale e i beni della famiglia: Draghi il 4 novembre del 2006 ha girato la proprietà di una casa londinese a una società con base in Georgia, Stato americano che vanta una bassa fiscalità e una bassa trasparenza. Attenzione: non stiamo parlando della casa londinese dichiarata da Draghi di cui tutti hanno già parlato ieri, quella del valore di 495 mila euro dichiarata al fisco nella dichiarazione 2020 per i redditi 2019 ‘depositata’ sul sito di Palazzo Chigi. Da due giorni quella sta nel quadro RW della dichiarazione sul sito insieme al conto corrente in Germania, cointestato con la moglie, sul quale a fine 2019 giacevano 611 mila euro. Serviva per incassare lo stipendio dalla Bce ma, spiegano fonti vicine a Draghi, “è stato chiuso quest ’anno”. C’è anche un conto da 15 mila euro in Usa e uno in Gran Bretagna. Argent de poche per le spese minime. Poi ci sono i redditi dichiarati nel 2020: 583.470 euro lordi guadagnati nel 2019 sui quali Draghi ha pagato imposte per 243mila euro per un netto residuo di 300 mila euro annuo. Non c’è traccia nelle dichiarazioni della seconda casa più bella che Mario Draghi ha comprato molti anni fa a Londra, scovata dal Fatto. Si trova nella zona esclusiva di Knightsbridge e vale oggi circa due milioni di sterline.
La casa è stata girata da Draghi il 2 novembre del 2006 a una società americana, la SFG International LLC, che ha sede in uno Stato che per alcuni aspetti è definito ‘un paradiso fiscale’: la Georgia. La sede è a Fulton, mentre l’ufficio amministrativo è a Albany, Stato di New York.
Così Sebastiano Garufi, docente alla Bocconi in un suo libro sui paesi a ‘regime fiscale privilegiato’ descrive la forma usata dai Draghi: “le LLC costituite in Georgia, Delaware e New York sono le tipiche strutture che consentono la massimizzazione dei redditi. Mantenendo in questi stati un registered office o registered agent della LLC, l’unico documento che deve essere mantenuto nei registri è il certificate of incorporation. Non vi è alcun obbligo di dichiarare i beneficiari e l’imposta federale può essere evitata al ricorrere di determinate condizioni”. Effettivamente Il Fatto non ha trovato negli archivi della Georgia un bilancio né i soci.
Abbiamo scoperto la LLC americana grazie a un autonomo lavoro investigativo ma fonti vicine alla famiglia Draghi (che evidentemente non si è opposto mostrando trasparenza) hanno arricchito il quadro così: “La SFG International LLC è della moglie di Draghi. Paga le imposte nel Regno Unito perché l'immobile, che non è locato e non genera reddito, è a Londra. La società ha solo un obbligo di 're ameporting' negli Usa, assolto regolarmente”. E le iniziali dei nomi di battesimo dei due figli (F e G, oltre alla S della moglie di Draghi)? “Forse perché – spiegano le stesse fonti –inizialmente le quote della società, e quindi la casa di Londra, erano del trust. Poi alla dissoluzione del trust è stato scelto di attribuire la casa solo alla moglie non ai figli”. Insomma, sembra probabile dalle risposte delle fonti del Fatto, che Draghi nel 2006 abbia creato il trust prevedendo come beneficiari sua moglie e i figli. Poi allo scioglimento avrà girato alcuni beni solo alla prima e altri magari ai figli. Questa è una nostra deduzione ovviamente ma basata su quel che solitamente accade con i trust. A questa domanda il premier, legittimamente, non risponde.
Le solite fonti spiegano: “Il trust creato nel 2006 con i proventi delle vendite delle azioni GS, le altre attività e le quote della LLC con l’immobile di Londra, poi sciolto nel 2020, era regolato dalle norme britanniche non da quelle vigenti in paesi come Man, Jersey, Guernsay ecc...”. Niente a che fare dunque con paradisi fiscali della Corona. Non solo: “Dal punto di vista fiscale –prosegue la stessa fonte vicina a Draghi –il trust era residente in Italia e ha pagato in Italia tutte le imposte alla fonte su tutti i redditi”. Secondo le fonti vicine al premier il trust non è servito ad avere benefici fiscali: “Anche i trasferimenti ai beneficiari sono stati tassati in Italia con aliquote ordinarie”. Il trust viene fatto poco prima dell’ingresso in Banca d’Italia “per evitare decisioni in conflitto potenziale di interesse. Per questo Draghi si è completamente spogliato della gestione già nel 2006. Nel 2020 il trust si è sciolto e le attività sono state attribuite ad altri soggetti”. Probabilmente potremmo vedere qualcosa di più sulla sorte dei beni se i familiari avessero prestato il consenso a mostrare i loro redditi e patrimoni. Il Decreto Legislativo n. 33 del 2013 però permette ai figli e alla moglie di Draghi di negare il consenso.
Resta
la domanda chiave: perché la famiglia Draghi, quando Mario era
già Governatore di Bankitalia da quasi sei mesi, il 26 giugno del 2006, crea in
Georgia una LLC in un ‘paradiso fiscale’ per gestire una casa a Londra? Secondo
un manager londinese che ha anche una società immobiliare unipersonale si usa
questa formula “perché è molto difficile scoprire il proprietario”. Il
professore che ha consigliato la scelta a Draghi allora, il luminare di diritto
tributario internazionale Guglielmo Maisto, al Fatto spiega: “I trustee (cioè i
gestori dei trust) non gradiscono gestire immobili intestati a persone fisiche e
così fu creata la LLC. L’immobile non è affittato e non c’è alcun reddito e
quindi non c’è stato nessun vantaggio fiscale”.
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