da: https://www.corriere.it/ - di Gian Guido Vecchi
L’apertura di Bassetti (Cei): «Il ddl Zan? Possono farlo ma deve essere più chiaro»
«Guardi, che ci si ponga il problema di difendere le persone omosessuali da insulti omofobi, aggressioni o violenze, per me non è né è mai stato un problema, ci mancherebbe. Tutte le creature devono essere difese, protette e tutelate. Però la legge dev’essere chiara e non prestarsi a sottointesi». Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, è appena rientrato nella sua diocesi a Perugia dopo aver celebrato la messa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali nella Basilica di Santa Maria in Montesanto, a Roma. Una sua frase all’uscita, in risposta ad una domanda, non poteva passare inosservata: il disegno di legge Zan contro l’omofobia «andrebbe più corretto che affossato».
Voi vescovi avete cambiato idea, eminenza?
«Ma no, è diverso. Io ho sempre sostenuto che non ci fosse bisogno di questo disegno di legge perché c’è già tutta una legislazione sufficiente a tutelare le persone contro le discriminazioni e le violenze. Non ne vedevo la necessità, tutto qui. Ma è chiaro che se poi decidono di andare avanti, non è una questione che spetti a me decidere, c’è un Parlamento. Se si ritiene utile una legge specifica contro l’omofobia, va bene, come dicevo non è certo questo il problema».
E qual è?
«La chiarezza. In ogni legge, lo dico da cittadino, il testo dev’essere scritto in modo semplice e chiaro. Così com’è ora, è un testo che si presta ad essere interpretato in varie maniere e può sfociare in altre tematiche che nulla hanno a che vedere con l’omofobia, gli insulti o le violenze. Ecco: come cittadino ho diritto di chiedere che scrivano una legge chiara, in modo che non abbia infiniti sensi e interpretazioni».
Che cosa la preoccupa?
«Che nella formulazione non si sconfini in altri campi, in terreni pericolosi come la cosiddetta “identità di genere”. Una simile confusione antropologica mette in discussione la differenza uomo-donna e per noi è inaccettabile. Questo non vuol dire che non si debbano accettare o accogliere le scelte diverse, le varie situazioni esistenziali, le fragilità. Però una legge deve tutelare le garanzie e i valori fondamentali. La distinzione fra uomo e donna esiste. Per chi è credente viene da Dio, chi non crede dice invece dalla natura, ma esiste».
C’è chi teme per la libertà di espressione e sostiene che citare la Genesi potrebbe essere «passibile di denuncia», che ne dice?
«Mah, non so davvero se possa essere così. Ma è chiaro che noi continueremo a citare la Bibbia, questo non ce lo può impedire nessuno. “E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò”…Questo è il progetto di Dio per l’umanità e la Chiesa cattolica insegna questa verità di fondo. Del resto la stessa distinzione si può riscontrare in tutte le civiltà nella storia... Anni fa mi premiarono con l’“Etrusco d’oro” e ne sono fiero: tra gli etruschi la donna era una regina, godeva di grande autonomia e considerazione. E anche nella civiltà etrusca c’era grande chiarezza nella distinzione di genere. Non si può omologare tutto».
Ora che si può fare?
«Non
sta a me, come vescovo, fare le leggi. Da cittadino noto che il testo è scritto
male. Secondo me la tutela da queste situazioni era già contenuta nelle leggi
esistenti ma se si vuole accentuare, si accentui: nel senso della protezione,
però. Con chiarezza e senza ambiguità».
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