da: Corriere della Sera –
di Renato Franco
Assomiglia sempre più a X Sanremo. Non solo
per l’alto numero di fuoriusciti dai talent in genere, ma per l’alto tasso di
cantanti che con X Factor hanno avviato una carriera parallela come giudici.
C’è Arisa (svalvolata a sua insaputa) che per altro le cose migliori le ha
fatte in musica piuttosto che dietro il bancone di X Factor. L’opposto di Morgan
(svalvolato per conto terzi) che come giudice è sempre riuscito a dare qualcosa
in più di quello che ha messo insieme nei suoi dischi, straordinario cacciatore
di talenti e altrettanto straordinario dissipatore del proprio estro. E poi Elio
(con le Storie Tese, lui svalvolato per scelta artistica) che dell’edizione
appena conclusa di X Factor è stato il vincitore.
L’impressione diventata sempre più solida negli
ultimi anni ormai si è fatta certezza. Il Festival di Sanremo è costretto
sempre più a pescare dai talent, uno dei pochi format che ancora funziona
televisivamente sia come impatto di ascolti (Amici più di X Factor) sia come
impatto mediatico (X Factor più di Amici). Quest’ultimo passo - l’incetta di
giudici presenti o passati - è un ulteriore salto in avanti.
Sanremo può sopravvivere solo come evento e
le strade da percorrere possono essere solo due: o riuscire ad avere in gara
cantanti di prima fascia (che ormai da anni snobbano l’Ariston) oppure
diventare un grande torneo per cantanti che sfruttano l’onda (spesso breve) di
un successo televisivo costruito in format. Una luce che ti illumina per un
anno e che poi devi essere in grado di riaccendere per non finire in un cono
d’ombra. Come accade per chi si è fatto notare in un talent (fino all’esempio
estremo di Scanu lanciato da Amici e risorto inceronato a Tale e quale come
imitatore di cantanti) o chi - cantante dalle fortune alterne - ha messo in
piedi il piano B e si è riciclato come giudice.
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