da: http://www.glistatigenerali.com/
Caro Presidente del Consiglio, la Leopolda di Governo rispetto a quella di
Lotta è un problema solo se nel governo non hai fatto ciò che dovevi.
Apprezzai la speranza delle prime leopolde, pur nelle ingenuità giovanilistica
delle formule, dei mezzi tecnologici e dei contenuti, sicuro che col passare
degli anni la sopraggiunta maturità avrebbe compensato le debolezze della
formazione politica di chi è arrivato a politica ormai morta. Che ci fosse
stoffa lo si capì con #enricostaisereno,
che ci fosse coraggio con le primarie. E che lei sia un abile manovriero, il
migliore sulla piazza, lo hanno dimostrato i mesi di governo. Da liberal quale
qualcuno dice io sia (tengo così tanto alla mia indipendenza da negare anche
l’innegabile) la votai alle Europee perché non avevo alternative ma, posto che
non ne ho nemmeno ora a distanza di quasi due anni, comincio a sentire bisogno
di aria nuova. Buona e di qualità e Lei, che ha scelto un governo di fedeli per
fare la rivoluzione quando le sarebbe servito un governo di capaci anche a
rischio la oscurassero un po’, al momento mi fa mancare il respiro.
Le
furbate degli 80 euro in anno elettorale posso capirle, non mi
scandalizzo perché ho visto ben di peggio, come pure un po’ di trucchetti di
bilancio e
astuzie varie. Ma se giochiamo sulle cose serie allora dobbiamo
tirare una riga e non posso accettare che Lei “faccia fumo” come un naviglio in
fuga magari leopoldescamente contrabbandando una condizione, l’essere giovane
come elemento di “santità politica” rispetto al resto della Ditta perché essere
giovane non è né scelta e né politica; soprattutto non è l’anagrafe una
identità perché se lo fosse allora il sogno kennediano della fiaccola andrebbe
a remengo: è la fiaccola in quel sogno la parte importante, non le generazioni
che la portano e i diciottenni di allora non si sarebbero dati da fare per una
mancia di 500 dollari. Non lo è nemmeno l’altra leopoldesca speranza in una
casta giovane, ma sempre casta, di dirigenti locali che bene amministrano
perché proprio nel localismo è prosperato e cresciuto, essendone autentico
figlio, il problema delle Magnifiche 4 (banche) che oscurano, lei
mediaticamente complice, la sua kermesse fiorentina.
Perché
mediaticamente complice? Perché mi pare assolutamente evidente
che Lei, dotato di indiscutibili intelligenza e capacità ma di debole principio
politico, si muova inseguendo i fantasmi dei Focus Group e dei loro umori; come
spiegare se no questa orripilante idea del “salvare i risparmiatori” che non
riesco nemmeno a definire cattocomunista, essendo il cattocomunismo una
categoria della politica?
Lei,
signor Presidente del Consiglio, ci sta spiegando che la crisi è finita. La
capisco, dopo aver fatto riforme a gran
voce chieste in primo luogo da quei pecoroni di operatori finanziari internazionali
(sì, il “mercato” ma quello sbagliato) e
avere verificato Lei per primo che funzionano poco, sa che deve ingenerare
fiducia per rimettere in moto l’economia la cui chiave non sono i modelli
statistici ma le umane, imperscrutabili, aspettative sul futuro. Lei sa meglio
di me di avere a che fare in un momento di guerre mediterranee con un Paese
attanagliato dalle paure in un Continente spazzato dai fantasmi del
nazionalismo i cui infami rischi ci sono storicamente noti. Lei sa che tutti
sono preoccupati per il 30% di Marine in Francia ma sa ancor meglio che quel
30% si legge quasi 60% in Italia anche se non lo si vuole ammettere. E lei lo
sa a tal punto che ha contezza di qualche scricchiolio nella sua riforma
elettorale inopinatamente approvata prima della riforma costituzionale.
Lei
dovrebbe conseguentemente trarre una conclusione: non è aspettando
quattro dati dell’Istat come fossero Gesù Bambino che si ingenererà la ripresa
ma ammettendo che, essendoci la crisi, il Governo farà nei prossimi mesi passi misurabili
e riconoscibili, al verificarsi di eventi che tutti possano apprezzare: in una
parola, Lei vorrà essere affidabile e non perché senza alternative. Non la
fretta di una riforma ma la consapevolezza di un sentiero sul quale camminiamo
tutti. Lo deve fare dando messaggi coerenti perché la legge di bilancio ci dice
che Lei non tocca nulla in attesa di momenti migliori che spera di anticipare
con un po’ di debito pubblico: guardi, non è così, questa è roba che abbiamo
già visto, essendo la teoria prodiana, e sappiamo che non ha funzionato. È
invece la lezione ricca di politica del Chancellor of the Exchequer quella che
Lei deve imparare. Osborne ha delineato principi, metodi e soprattutto
obbiettivi politici e sociali nella presentazione del Budget un paio di
settimane fa: non ne ricalchi i contenuti se li ritiene figli del
conservatorismo anglosassone ma il metodo, quello sì. In un momento in cui pare
Lei abbia perso la testa perché quel “localismo” di cui sopra non colpisce il
padre del ministro Boschi ma molti padri e familiari a Lei vicini, a noi
sconosciuti solo perché con figli e parenti meno noti e meno belli, Lei deve
recuperare il senso della politica, della affidabilità delle dichiarazioni,
della lungimiranza dei fini: in una parola, di essere “maturo” e non un
obbligatorio, perché senza alternative, second best.
Nessun commento:
Posta un commento