da: Il Giornale Digitale
Lo
scrittore e sceneggiatore della famosa fiction ci parla dei suoi successi e
progetti
di Paolo
Fornasari
Scrittore e sceneggiatore di fiction, tra
cui spicca Squadra Antiamfia, Sandrone Dazieri è l’uomo dell’anno nel suo campo
d’azione. Cremonese di nascita (4 novembre 1964), Dazieri abbandona Cremona
dopo le medie per andare nel bergamasco, dove frequenta la scuola alberghiera
di San Pellegrino Terme. Esercita la professione di cuoco per qualche anno ma
ben presto capisce che non fa per lui.
Dazieri si iscrive, quindi, a Milano a
scienze politiche. È in questo periodo che entra in contatto con il cosiddetto
“movimento dei centri sociali” e soprattutto con il Centro Sociale Leoncavallo
di cui diventa un attivista, impegnandosi in lotte ambientaliste e per il
diritto alla casa. Le ruspe che distruggeranno il Leoncavallo nel 1994 segnano
il suo addio alla politica attiva (“non ho rimpianti“, afferma “ma è un percorso
che si è esaurito“). Nello stesso anno abbandona l’università, il lavoro di
facchino che ha sostituito quello di cuoco e si avvicina all’editoria come
correttore di bozze nel service editoriale Telepress e
poi collaborando col
quotidiano “Il Manifesto“.
Dazieri ha scritto, finora, quattro romanzi
per adulti, tutti ascrivibili al genere noir (Attenti al Gorilla,La cura del
Gorilla, Gorilla Blues, Il Karma del Gorilla), uno per ragazzi (Ciak si indaga,
premio selezione Bancarellino), e numerosi racconti brevi, alcuni soggetti per
fumetti e sceneggiature per il cinema e la televisione.
Come sceneggiatore, è story editor della fiction Squadra antimafia – Palermo oggi ,dalla seconda stagione in poi, e Delitti imperfetti.
Come sceneggiatore, è story editor della fiction Squadra antimafia – Palermo oggi ,dalla seconda stagione in poi, e Delitti imperfetti.
Impegnato con le riprese della settima
serie di Squadra Antimafia, Sandrone Dazieri ha accettato di parlare a Il
Giornale Digitale per tracciare un bilancio della sua carriera, al giro di boa,
appena compiuto, dei suoi primi intensi 50 anni.
Quale,
fra i generi narrativi in cui si è cimentato, preferisce?
Quelli che mi hanno dato maggiori
soddisfazioni sono stati sicuramente il thriller e il noir, ma sento l’urgenza
di scrivere un horror, cosa che farò appena avrò un attimo di tempo. Tutto
quello che tocca il lato oscuro mi affascina.
E
quale il lavoro che le ha dato maggiori soddisfazioni?
Sicuramente lo scrittore. Come editor e
come sceneggiatore ho fatto cose che sono state molto importanti per me, e
continuano a esserlo, ma il senso di libertà che provo quando scrivo un romanzo
non è paragonabile. E’ anche vero che è una libertà che pago a caro prezzo,
perché scrivere un romanzo è per me molto più complesso e totalizzante che
scrivere una sceneggiatura: anche per questo sono un romanziere poco prolifico.
A
cosa attribuisce tale successo di pubblico per Squadra Antimafia? Se lo
aspettava?
Il successo di Squadra Antimafia va
ripartito in parti uguali tra la produzione, la rete, la regia, gli attori e la
scrittura. Per quanto riguarda la scrittura, credo che il suo punto di forza
sia nel superare gli schemi classici della fiction di mafia, costruendo una
storia attorno ai colpi di scena e ai mutamenti dei protagonisti: quando vedi
una puntata di Squadra, non sai mai cosa aspettarti, cosa succederà, e hai
voglia di vedere la seguente, come fossero capitoli di un thriller. Insomma, è
la più americana delle fiction italiane, anche se non andiamo su Sky.
Se
potesse tornare indietro, cambierebbe qualcosa nella sceneggiatura?
No. Quello che ho scritto è quello che
volevo e potevo fare. Ci sono dei personaggi che avrei tenuto in vita, per
esempio, ma per indisponibilità degli attori ho dovuto “ucciderli”. Oppure ci
sono state delle svolte narrative che ho proposto e che sono state bocciate
dalla produzione e dalla rete, quindi ho dovuto fare altrimenti. Diciamo che ho
dei rimpianti per alcune cose che non ho potuto mettere in scena. Poi, per
carità, ci sono cose che ho sbagliato e potevo fare meglio, ma questo è
inevitabile.
C’è
un personaggio cui si sente più legato e uno, eventualmente, in cui si rispecchia?
Sono legato a tutti i personaggi che hanno
continuato la serie, tutti loro hanno qualcosa di me, anche solo per il fatto
che ne scrivo le battute insieme con la squadra degli sceneggiatori. Ma
considero uno dei miei successi lo sviluppo di un personaggio come De Silva, che nasceva per essere un
comprimario per una sola stagione, ma che poi si è evoluto, diventando un genio
del male, molto lontano da quanto si vede in altre fiction italiane. Merito
soprattutto del suo interprete, Paolo
Pierobon.
I
frequenti e indovinati personaggi femminili delle sue opere rivelano una
profonda conoscenza dell’universo-donna: da dove nasce?
Ho cinquant’anni, di donne per fortuna ne
ho conosciute. Quelle a cui mi sono legato sono sempre state donne forti, come
mia moglie, che rispecchiano molto l’indole che metto nei miei personaggi.
Può
anticiparci quali tematiche affrontano le fiction cui sta lavorando?
A parte Squadra Antimafia, sto lavorando a
una fiction che potrei definire d’avventura e spionaggio e ho terminato di
scrivere con il mio “socio” Valter Lupo una fiction criminale ambientata a Roma
con al centro il riciclaggio di denaro e il grande traffico. Ma non posso dire
altro, per contratto… “Prossimamente su questi schermi”, come si dice in questi
casi…
Riesce
a riassumere cosa significa per lei Cremona in una ricetta, in un personaggio e
in luogo?
Una ricetta per Cremona? La pattona,
sicuramente. E’ un castagnaccio morbido, un dolce povero. Ricordo che da
bambino la mettevo sul termosifone per scaldarla e sentirne meglio il profumo.
In verità, il suo profumo era l’unica cosa che mi piaceva, perché non la
mangiavo e non la mangio tuttora. Troppo amara! Come personaggio scelgo Antonio
Stradivari, il più grande liutaio della storia, perché da bambino andavo a
giocare sulla sua tomba. Il luogo poi… sicuramente la casa di mia madre, in via
Bissolati. Quella che una volta si chiamava Contrada Cannone.
Nessun
rimpianto per la sua ” precedente vita” ai fornelli?
Direi di no, come cuoco non ero molto
bravo. L’esperienza mi serve giusto ora quando cucino per gli amici.
Ringraziamo Sandrone Dazieri e gli
auguriamo almeno altri cinquant’anni ricchi di successi.
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