Matteo Renzi ha saputo cogliere l’attimo
fuggente. Ha capito qual era il momento per prendere il posto di Letta e l’ha
preso. Per far passare in secondo piano il modo non proprio “ortodosso” con cui
è diventato presidente del consiglio e visti i fallimenti sia della vecchia
guardia del Pd sia dei governi precedenti, ha pensato: bastano poche cose per
attirare l’attenzione degli italiani e mantenere la posizione ottenuta senza il
voto elettorale. Ecco quindi: annunci mirati, qualche decreto legge “vuoto” di
contenuto, presenzialismo in tv, slogan mirati a rinnovare la fiducia nel
paese. E…la mancetta elettorale di 80 euro.
E’ innegabile. Renzi è ambizioso, furbo. Abile.
Ha capito il momento, ha saputo gestirlo. Conosce gli argomenti degli avversari
e sa come aggirare e capovolgere le domande o scansare le risposte.
Renzi ha anche trovato l’appoggio di
Napolitano. Che inizialmente l’ha “guardato” con scetticismo, considerandolo un
fanfarone, ma poi si è accorto della sua abilità unita a quella congiunzione
astrale favorevole. Sì, perché Renzi ha preso il potere in un periodo nel quale
nessuno si sogna di far saltare i governi. Ecco perché, la minoranza del Pd che lo contrasta
durante le riunioni di segreteria finora non ha giocato brutti scherzi. Bersani
e Civati, giusto per fare due nomi, vorrebbero mettere a rischio il governo?
Con quali conseguenze?
Il cambiamento di opinione e umore di
Napolitano nei confronti di Renzi lo si evince dalla “benevolenza” con la quale
ignora l’abuso che il presidente del consiglio fa dei decreti leggi. Il governo
Renzi ha presentato più richieste di fiducia in Parlamento di quanto abbia
fatto Berlusconi, cazziato ogni volta da quel Napolitano che invece non
proferisce parola né scrive lettera all’attuale presidente del consiglio per
ricordargli la Costituzione. Che se la sia dimenticata anche Napolitano?
Dato quanto sopra (che è solo una parte di
ciò che si potrebbe dire del primo ministro italiano) non si può negare che Renzi
abbia la stoffa per occupare il potere, favorito dal fatto che far cadere i
governi è “sconsigliabile”.
Pare però che gli ultimi sondaggi lo diano
in discesa. Renzi dice di non preoccuparsene. E fa bene.
E’ fisiologico che il consenso scenda se
oltre alla mancetta elettorale altro non concedi. I sondaggi salgono, scendono, risalgono…
Non sono certo i sondaggi la forza e la
debolezza di Renzi. Ma due problemi….Che possono essere, appunto, la forza o la
debolezza…
Il primo
problema di Renzi non è la minoranza del Pd, bensì la maggioranza. Matteo
Renzi rischia molto di più con coloro – cioè la maggioranza del partito dei
morti viventi quale è il Partito Democratico – che si sono attaccati al suo
carro che non con Bersani e Civati. L’inchiesta della procura di Roma sui
legami tra criminalità organizzata-mafia-politica ne è una dimostrazione e vi
sono potenzialmente altre zone istituzionali dove è sopravvissuta quella parte
di apparato che Renzi voleva rottamare ma non l’ha fatto. Una parte di partito
composta anche di onesti ma nella quale potrebbe trovarsi qualche prossimo
indagato.
Questo è il vero punto di debolezza di
Renzi: quelli che si sono attaccati al suo carro che potrebbero oscurare le
prime pagine dei giornali e dei tg dalle slide di Renzi, dalla grazia della
Boschi, per lasciare il posto a vicende giudiziarie.
C’è poi quello che sta per diventare un serio problema. Qualcosa che se non si
realizzerà a breve potrebbe ridimensionare l’abilità di Renzi. Se non
annullarla completamente. Tutto ciò che Renzi ha saputo fare di se stesso, per
se stesso, va a farsi benedire per colpa di Bruxelles.
Matteo Renzi ha scelto il momento giusto
per prendere il potere. Finora l’ha saputo gestire conservando il consenso dei
sondaggi e ottenendo un risultato elettorale senza precedenti seppure alle
elezioni europee, non alle nazionali. Ma per durare quanto Berlusconi, più di
Berlusconi, Renzi ha bisogno che passi la sua richiesta: l’allentamento dei
vincoli europei. Che l’Europa consenta di non considerare come spesa pubblica
la quota degli investimenti che servono per muovere l’economia, per far
risalire l’occupazione.
Fino a quando Bruxelles non modificherà i
vincoli e i criteri, in assenza di una revisione della spesa incisiva che,
comunque, darebbe frutti nel medio-lungo periodo, Renzi non avrà gli strumenti
per mantenere il suo consenso. Certo. Qualora le regole europee cambiassero in
tal senso, è tutto da dimostrare che Renzi, l’uomo del “fa tutto il power point”
sia in grado di attuare scelte significative in grado di rilanciare l’economia.
Che richiedono: proposte concrete e un team di governo capace di esprimere una
politica innovativa. Ma Renzi si circonda di riciclati e di mezze figure. Perché
non vuole dividere il proscenio con nessuno. Se non con la Boschi: la slide
parlante.
Se Renzi ottenesse ciò che – sia chiaro –
serve al paese, non solo alla sua ambizione, potenzialmente può durare vent’anni.
Posto che, sia in grado di fare anche solo un paio di cosucce che “opportunamente”
strombazzate dalla stampa compiacente farebbero nuovamente scattare in alto i
sondaggi e….vincere le prossime elezioni.
Nell’attesa che la Merkel ceda…Renzi
farebbe bene a far scendere dal suo carro quelli che potrebbe essere rottamati
da qualche procura. Renzi deve farsi trovare pronto qualora Bruxelles modifichi
le regole introducendo una necessaria flessibilità.
In assenza di questa, Renzi rischia di non
arrivare al traguardo che si è posto: quello di passare alla Storia come
statista.
La sua forza o la sua debolezza
politica dipende da Bruxelles e dai “renziani” alla romana
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