giovedì 4 dicembre 2014

La forza o la debolezza di Matteo Renzi


  
Matteo Renzi ha saputo cogliere l’attimo fuggente. Ha capito qual era il momento per prendere il posto di Letta e l’ha preso. Per far passare in secondo piano il modo non proprio “ortodosso” con cui è diventato presidente del consiglio e visti i fallimenti sia della vecchia guardia del Pd sia dei governi precedenti, ha pensato: bastano poche cose per attirare l’attenzione degli italiani e mantenere la posizione ottenuta senza il voto elettorale. Ecco quindi: annunci mirati, qualche decreto legge “vuoto” di contenuto, presenzialismo in tv, slogan mirati a rinnovare la fiducia nel paese. E…la mancetta elettorale di 80 euro.

E’ innegabile. Renzi è ambizioso, furbo. Abile. Ha capito il momento, ha saputo gestirlo. Conosce gli argomenti degli avversari e sa come aggirare e capovolgere le domande o scansare le risposte.
Renzi ha anche trovato l’appoggio di Napolitano. Che inizialmente l’ha “guardato” con scetticismo, considerandolo un fanfarone, ma poi si è accorto della sua abilità unita a quella congiunzione astrale favorevole. Sì, perché Renzi ha preso il potere in un periodo nel quale nessuno si sogna di far saltare i governi.  Ecco perché, la minoranza del Pd che lo contrasta durante le riunioni di segreteria finora non ha giocato brutti scherzi. Bersani e Civati, giusto per fare due nomi, vorrebbero mettere a rischio il governo? Con quali conseguenze?

Il cambiamento di opinione e umore di Napolitano nei confronti di Renzi lo si evince dalla “benevolenza” con la quale ignora l’abuso che il presidente del consiglio fa dei decreti leggi. Il governo Renzi ha presentato più richieste di fiducia in Parlamento di quanto abbia fatto Berlusconi, cazziato ogni volta da quel Napolitano che invece non proferisce parola né scrive lettera all’attuale presidente del consiglio per ricordargli la Costituzione. Che se la sia dimenticata anche Napolitano?

Dato quanto sopra (che è solo una parte di ciò che si potrebbe dire del primo ministro italiano) non si può negare che Renzi abbia la stoffa per occupare il potere, favorito dal fatto che far cadere i governi è “sconsigliabile”.
Pare però che gli ultimi sondaggi lo diano in discesa. Renzi dice di non preoccuparsene. E fa bene.
E’ fisiologico che il consenso scenda se oltre alla mancetta elettorale altro non concedi.  I sondaggi salgono, scendono, risalgono…
Non sono certo i sondaggi la forza e la debolezza di Renzi. Ma due problemi….Che possono essere, appunto, la forza o la debolezza…

Il primo problema di Renzi non è la minoranza del Pd, bensì la maggioranza. Matteo Renzi rischia molto di più con coloro – cioè la maggioranza del partito dei morti viventi quale è il Partito Democratico – che si sono attaccati al suo carro che non con Bersani e Civati. L’inchiesta della procura di Roma sui legami tra criminalità organizzata-mafia-politica ne è una dimostrazione e vi sono potenzialmente altre zone istituzionali dove è sopravvissuta quella parte di apparato che Renzi voleva rottamare ma non l’ha fatto. Una parte di partito composta anche di onesti ma nella quale potrebbe trovarsi qualche prossimo indagato.
Questo è il vero punto di debolezza di Renzi: quelli che si sono attaccati al suo carro che potrebbero oscurare le prime pagine dei giornali e dei tg dalle slide di Renzi, dalla grazia della Boschi, per lasciare il posto a vicende giudiziarie.

C’è poi quello che sta per diventare un serio problema. Qualcosa che se non si realizzerà a breve potrebbe ridimensionare l’abilità di Renzi. Se non annullarla completamente. Tutto ciò che Renzi ha saputo fare di se stesso, per se stesso, va a farsi benedire per colpa di Bruxelles.
Matteo Renzi ha scelto il momento giusto per prendere il potere. Finora l’ha saputo gestire conservando il consenso dei sondaggi e ottenendo un risultato elettorale senza precedenti seppure alle elezioni europee, non alle nazionali. Ma per durare quanto Berlusconi, più di Berlusconi, Renzi ha bisogno che passi la sua richiesta: l’allentamento dei vincoli europei. Che l’Europa consenta di non considerare come spesa pubblica la quota degli investimenti che servono per muovere l’economia, per far risalire l’occupazione.
Fino a quando Bruxelles non modificherà i vincoli e i criteri, in assenza di una revisione della spesa incisiva che, comunque, darebbe frutti nel medio-lungo periodo, Renzi non avrà gli strumenti per mantenere il suo consenso. Certo. Qualora le regole europee cambiassero in tal senso, è tutto da dimostrare che Renzi, l’uomo del “fa tutto il power point” sia in grado di attuare scelte significative in grado di rilanciare l’economia. Che richiedono: proposte concrete e un team di governo capace di esprimere una politica innovativa. Ma Renzi si circonda di riciclati e di mezze figure. Perché non vuole dividere il proscenio con nessuno. Se non con la Boschi: la slide parlante.
Se Renzi ottenesse ciò che – sia chiaro – serve al paese, non solo alla sua ambizione, potenzialmente può durare vent’anni. Posto che, sia in grado di fare anche solo un paio di cosucce che “opportunamente” strombazzate dalla stampa compiacente farebbero nuovamente scattare in alto i sondaggi e….vincere le prossime elezioni.

Nell’attesa che la Merkel ceda…Renzi farebbe bene a far scendere dal suo carro quelli che potrebbe essere rottamati da qualche procura. Renzi deve farsi trovare pronto qualora Bruxelles modifichi le regole introducendo una necessaria flessibilità.
In assenza di questa, Renzi rischia di non arrivare al traguardo che si è posto: quello di passare alla Storia come statista.
La sua forza o la sua debolezza politica dipende da Bruxelles e dai “renziani” alla romana

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