martedì 9 dicembre 2014

Governo Renzi, legge di Stabilità: qualche modifica alla schifezza Fornero ma niente ‘Quota 100’



Un merito Salvini ce l’ha. Per quanto…
Se alle prossime elezioni ottenesse un risultato in linea con gli attuali sondaggi, governerebbe con Berlusconi, cioè con quella parte del centro destra che non intende modificare quell’ingiusta legge sulle pensioni che va sotto il nome di “riforma Fornero”, che oltre a metterlo nel culo agli esodati l’ha messo a quella generazione che ha figli disoccupati e anziani cui badare. Complimenti a Monti e Fornero. Complimenti all’Europa dei “compitini” che ha voluto questo legge ingiusta perché non garantisce criteri ragionevoli d’innalzamento dell’età pensionabile.

Faccio i complimenti a Salvini – che qualora riandasse al governo mai e poi mai modificherà quest’orrore di riforma delle pensioni – perché con la sua proposta di referendum ha strizzato un po’ il sedere di Renzi, costringendolo a qualche intervento. Ovviamente, insufficiente. Ma, almeno, è stato riaperto il capitolo pensioni.

Nella legge di Stabilità approvata dalla Camera e, da oggi, all'esame del Senato, dovrebbero esserci alcune norme relative il pensionamento: dalla cosiddetta “opzione donna”, all’eliminazione delle penalizzazioni per chi lascia il lavoro prima dell'età prevista purchè abbia raggiunto i 42 anni e mezzo di contributi (uomini) o 41 e mezzo (donne).

Vi sarebbero anche proposte inerenti la Mini-Pensione e la Quota 100, ma poiché siamo “ostaggio” della Merkel, il costo di tale modifiche comporta una copertura finanziaria che Renzi e Padoan non paiono intenzionati a cercare. E tralascio considerazioni sul fatto che se rientrassero nelle casse dello Stato tutti i ladrocini perpetrati, fossero eliminati privilegi e sprechi, troveremmo una copertura finanziaria non solo per modificare la riforma Fornero ma anche per altri interventi.

Ma veniamo a due delle modifiche che dovrebbero essere approvate con la legge stabilità. Dovrebbero essere eliminate fino a tutto il 2017 le penalizzazioni previste per coloro che, rientrando nel regime della pensione anticipata, possono andare in pensione perché hanno raggiunto la soglia contributiva prevista anche se non hanno ancora l'età anagrafica prevista. Età che si è innalzata dal 1° gennaio 2014 e che continuerà a crescere fino a raggiungere 68 anni e 7 mesi nel 2036 sia per gli uomini sia per le donne. Dal 2037 e per gli anni successivi continuerà a crescere secondo la progressione legata all’incremento della speranza di vita (adeguamento stimato: 2 mesi ogni biennio).
La penalizzazione consiste nella riduzione dell’assegno per  ogni anno di anticipo rispetto all'età anagrafica prevista. Nella misura dell’1% per i primi due anni e poi del 2% qualora l’anticipo sia maggiore di due anni.

L’altra norma che dovrebbe passare con le legge di Stabilità è la cosiddetta “opzione donna”: la facoltà che viene data alle donne di andare in pensione se hanno raggiunto il 57° anno di età, purché abbiano maturato 35 anni di contributi. L’opzione prevede però il passaggio al regime contributivo anche qualora la donna abbia diritto al trattamento pensionistico secondo il regime retributivo o misto. Si tratterebbe di una penalizzazione che incide tra il 15-20% rispetto all’assegno pensionistico che si incasserebbe qualora si proseguisse nei termini previsti dalla legge Fornero.  L’opzione donna è già in vigore ma se passasse questa norma potrebbe essere procrastinata di un anno, anche se, le necessità di copertura finanziaria potrebbero introdurre qualche variante.

Altre due proposte che probabilmente saranno cassate e renderanno quindi indispensabili procedere con il referendum sono la Mini-Pensione e la Quota 100.
La Mini-Pensione è una sorta di prestito. Una cifra messa a disposizione dei lavoratori che accettano di abbandonare in anticipo il lavoro. Nel momento in cui maturerà il diritto all’assegno previdenziale coloro che hanno usufruito della mini-pensione dovranno restituire l’importo anticipato sotto forma di trattenute dirette sulla pensione mensile.
L’altra proposta, che si deve a uno dei pochi politici che sta lavorando per introdurre modifiche alla riforma Fornero, cioè Cesare Damiano del PD, reintroduce quel criterio che prevede di sommare all’età anagrafica gli anni di contributi. Introducendo la Quota 100 (es: 35 anni di contributi e 65 anni di età, 36 anni di contributi con 64 anni di età e così via)  si innalzerebbe l’età pensionabile rispetto alle norme in vigore prima della legge Fornero ma con un maggiore equilibrio e una più corretta progressività. E’ una proposta sensata, ragionevole. Quindi: non sarà approvata.
Il motivo è sempre il solito: la copertura finanziaria. Concetto ineccepibile. Se non vivessimo in uno Stato dove si buttano soldi pubblici tra disonestà e incapacità.

La Quota 100 non entrerà mai in vigore a meno che non sia l’unica possibilità di evitare il referendum sulla legge Fornero che potrebbe mandare alle urne più italiani che non le elezioni politiche o amministrative.
Non entrerà in vigore a meno che…..non serva a Renzi per vincere le elezioni.

Personalmente, ritengo che Mini Pensione e Quota 100 siano soluzioni sensate e non alternative. Vi sono lavoratori le cui aziende prevedono già meccanismi di pre-pensionamento, cioè esodo anticipato. Per questi lavoratori la Mini Pensione non servirebbe. Serve invece a quei lavoratori che non hanno possibilità di uscita anticipata ma hanno necessità di lasciare il lavoro. La Quota 100 favorirebbe anche le aziende che spingono all’esodo anticipato e visto che si parla  - ma nulla si fa – per creare presupposti di crescita dell’occupazione, qualche posto di lavoro in più lo si otterrebbe mandando a casa chi ha lavorato per tanti anni e che vorrebbe vedere i propri figli occupati e non più disoccupati o precari.

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