Jean-Claude Juncker, il presidente della
Commissione Europea che impone vincoli e regole è stato per 18 anni premier del
Lussemburgo, ministro del Lavoro, del Bilancio, e della Finanza, del piccolo e
ricchissimo granducato al centro di un’inchiesta giornalistica, realizzata dal
network investigativo Icij e pubblicata in esclusiva per l'Italia dall'Espresso.
Inchiesta che rivela che durante la sua
gestione il Lussemburgo ha costruito la sua fortuna (con un reddito pro capite di oltre 100 mila dollari, e un impiegato in
banca ogni 20 cittadini), stipulando accordi fiscali su misura con vari (e
anche nostrani) Paperoni e multinazionali, marchi come Amazon, Ikea, Deutsche Bank, Procter&Gamble, Pepsi e Gazprom.
Tra le italiane c’è Finmeccanica, che è andata in
Lussemburgo per pagare meno tasse al suo primo azionista: lo Stato italiano.
Questo gestore dell’evasione fiscale
internazionale si permette di dare un “suggerimento” elettorale ai Greci
chiamati alle urne: “non votate in modo
sbagliato”.
Senti da che pulpito arriva la predica:
dall’ex premier di un paradiso fiscale, cioè di un paese inserito nella Black
List. E quel che farebbe ridere se non fosse tragico, è che Junker ha un alto
incarico istituzionale in quell’Unione Europea che ha istituito norme per
disciplinare le transazioni finanziarie con i paradisi fiscali.
E’ come mettere Dracula a presidente
dell’Avis.
L’indecenza non ha limiti. E la rabbia
della gente, quindi, aumenta.
E Junker ha la faccia come il culo. Senza
offesa per questa parte anatomica.
da: Il Sole 24 Ore
Juncker,
gaffe sulle elezioni in Grecia: «Non votate nel modo sbagliato»
Pesante “gaffe” del presidente della
Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, entrato a gamba
tesa nel dibattito politico interno della Grecia. Juncker ha lanciato un duro e
insolito avvertimento sul fatto che potrebbero crearsi nuovi
problemi al Paese
mediterraneo se i greci voteranno in modo «sbagliato». Chiara l’allusione
all’ipotesi di una possibile vittoria dei radicali di sinistra di Syriza alle
probabili elezioni anticipate di febbraio.
Juncker, il neopresidente della Commissione
europea, ha sottolineato subito dopo in una precisazione resa davanti ai
microfoni dell’emittente pubblica austriaca Orf che non stava cercando di
immischiarsi nella vita politica greca, ma ormai la frase era stata detta. In
generale, i funzionari della Commissione Ue sono molto prudenti nei giudizi
verso i Paesi partner per evitare suscettibilità, reazioni o peggio, accuse di
interferenza, ma in questo caso le osservazioni di Juncker sono andate molto al
là delle normali consuetudini usate dalla Commissione europea.
Molti commentatori hanno giudicato un
boomerang le dichiarazioni di Juncker che arrivano in un quadro molto teso ad
Atene dove il primo ministro greco Antonis Samaras sta cercando di trovare i
voti che gli mancano per raggiungere la soglia necessaria all'elezione del
presidente della Repubblica ed evitare elezioni anticipate ad alto rischio. Il
capo del governo di Atene ha bisogno di trovare 25 deputati che sostengano il
candidato dell'esecutivo, Stavros Dimas, un ex commissario europeo.
In Grecia è l'esecutivo a proporre il nome
del candidato alla carica di presidente e i deputati sono chiamati a esprimersi
su quel nome: in questo caso, il governo di coalizione di Samaras ha avanzato
la candidatura dell'ex commissario europeo Dimas. A meno di una settimana dal
primo turno elettorale, però, i conti ancora non tornano. «Non abbiamo il
numero (di voti, ndr) richiesto», ha riconosciuto un membro dell'esecutivo,
Gerasimos Giakoumatos.
Tutti gli osservatori escludono un'elezione
del presidente al primo turno, il 17 dicembre prossimo, o al secondo, il 23. In
queste due occasioni la maggioranza richiesta è di due terzi dei voti, 200
deputati sui 300 del Parlamento. Con un totale di 155 parlamentari (127
conservatori e 28 socialisti), la maggioranza di Antonis Samaras avrebbe
bisogno di altri 25 voti per raggiungere la soglia dei 180 sì, pari ai 3/5 del
totale richiesti alla terza e ultima votazione, fissata il 29 dicembre.
In caso di mancata elezione anche al terzo
turno, sarà sciolto automaticamente il Parlamento e saranno convocate elezioni
legislative anticipate. In questo momento, il gruppo radicale di sinistra
Syriza, guidato da Alexis Tsipras, anti-austerity e con
richieste di riduzione del peso del debito che viaggia al 177% del Pil per 330
miliardi di euro, si presenterebbe come grande favorito per la vittoria. Syriza
chiede di ridurre il peso del debito in un contesto che vede il Paese nei primi
undici mesi mettere a segno un attivo primario di bilancio di 3,5 miliardi di
euro con un costo sugli interessi del debito pari a 7 miliardi all’anno.
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