da: http://www.glistatigenerali.com/
di Paolo
Natali
Come diceva Gianni Brera, solo chi non
fa pronostici non può sbagliare. Ed allora, l’ultimo giorno utile prima del
blackout elettorale, proviamo a fare un riassunto ponderato delle stime di voto
per le grandi città, insieme a qualche previsione sul vincitore finale. Sapendo
che da domani fino al 19 giugno, la sera del ballottaggio, nulla si potrà più
conoscere, almeno in via ufficiale, sui rapporti di forza dei candidati in
corsa. Un mese esatto, dunque, senza sapere le intenzioni di voto degli
italiani. Ce la faremo a resistere?
Il 5 giugno si prospetta come se fosse
ampio sondaggio nazionale su vasta scala. Benché si parli quasi
unicamente delle 4 o 5 metropoli, andranno infatti al voto gli abitanti di
quasi 1500 comuni, e sarà coinvolta una quota di popolazione molto vicina al
33% dell’elettorato italiano. Un test dunque molto rilevante per catturare gli
umori dei cittadini; certo, nei piccoli comuni le scelte saranno veicolate dai
candidati che piacciono di più. Ma nelle città più popolose probabilmente
prevarrà, in molti casi, un voto più politico. Parliamo di circa 12 milioni di
elettori chiamati alle urne nei comuni con oltre 15mila abitanti.
Le conseguenze politiche sono ben note a
tutti. Il Partito Democratico rischia
molto, ed il risultato dei suoi
candidati non potrà non influire quanto meno sulla conflittualità interna: la
minoranza non perderà occasione, in caso di pesanti sconfitte, di mettere in
discussione la leadership di Renzi, invitandolo nel caso alle dimissioni, ben
prima della data fatidica del referendum di ottobre.
Perché, come vedremo, è quasi impossibile
che il Pd vinca a Roma e Napoli, mentre potrebbe perdere a Milano e Torino. Se
così accadesse, se cioè non riuscisse a vincere nella sua roccaforte più che
ventennale piemontese e nella neo-conquistata capitale lombarda, il risultato sarebbe
altamente negativo per il partito di Renzi, e i suoi oppositori avrebbero buon
gioco nel chiederne conto subito, senza aspettare l’autunno.
Vediamo dunque più in dettaglio lo stato
delle cose nelle principali città al voto.
Roma. Raggi
(m5s) sicura vincitrice al primo turno. Andrà al ballottaggio contro uno/una
tra Giachetti, Meloni e Marchini. Tutti i sondaggi li danno in quest’ordine,
con Marchini un po’ sotto. Ma dei sondaggi è bene non fidarsi troppo, in
situazione così volatili, quindi le chance sono simili per tutti e tre. La mia
idea è che lo scontro finale sarà tra Raggi e Meloni (per la prima volta nella
storia italiana, una disfida tra donne in una città così importante…) e magari
Giorgia Meloni potrebbe alla fine anche farcela, sebbene tutti i sondaggi la
diano perdente contro la candidata pentastellata.
Milano. Sala
poco sopra a Parisi nel primo turno. Al ballottaggio quasi tutti dicono Sala in
leggero vantaggio (3-4 punti). Ma se gli elettori dei 5 stelle saranno molto
motivati contro Renzi, c’è il caso che vadano a votare contro il candidato del
Pd. Prevedo un pareggio. Poi, dopo i tempi supplementari ed i rigori,
probabilmente vincerà Sala.
Napoli. Situazione
simile a quella di Roma, con De Magistris sicuramente in vantaggio e gli altri
tre candidati un gradino sotto. Probabile un ballottaggio con Lettieri, con
vittoria quasi sicura per il sindaco uscente, fuori dai giochi dei partiti e
quindi gradito agli elettorati perdenti al primo turno.
Torino. Fassino
nettamente avanti al primo turno e Appendino (m5s) sicuramente seconda.
Ballottaggio a rischio Parma, come dicevo. Se la sinistra di Airaudo non si
schiera apertamente con il sindaco uscente, al limite con un apparentamento, la
tendenza anti-Pd potrebbe permettere ad Appendino di compiere una rimonta quasi
impossibile. E a mio parere, vista anche la sua caratura politica (se ne parla
un gran bene), non è esclusa una sua vittoria.
Bologna. Non
c’è gara. Qui il Pd dovrebbe facilmente riconfermare il suo sindaco uscente
Merola. E’ l’unico candidato del Pd sicuro di vincere. Se non ce la facesse
nemmeno lui, sarebbe la catastrofe per il partito del premier. Ma è quasi
impossibile che accada.
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