da: La Stampa
Al
voto a Roma tra i rifiuti. Nessuno raccoglie più l’immondizia.
Tra
scioperi, permessi mensili ed “epidemie” influenzali il presidente dell’Ama
suggerisce: tenete i sacchetti a casa
di Mattia Feltri
di Mattia Feltri
Fra una settimana, a Roma, si andrà a votare in gloria dentro panorami di spazzatura. Il calendario della nettezza urbana dice per oggi raccolta rallentata, per domani niente raccolta causa sciopero, per martedì e mercoledì vago tentativo di rimonta, per giovedì altro rallentamento festivo, per venerdì e sabato quel che si può e, per domenica, giorno d’elezioni, il giusto risultato. «Tenete i rifiuti in casa», ha detto Daniele Fortini, il presidente dell’Ama, la municipalizzata. E cioè, va accudita oggi e domani, di modo che i marciapiedi non si colmino di cartoni, stracci, ferraglia, legname e ogni altro ben di Dio produca la città; compresi naturalmente i sacchi neri squarciati dai gabbiani e fra cui guizza la più ampia comunità residente nella capitale, quella dei ratti. Nessuno seguirà l’indicazione: meglio lordare e impuzzolentire le strade da cui, col caldo, già cominciano ad alzarsi zaffate d’urina di senza tetto caricati a birra.
Lo sciopero di domani (ndb: oggi)è stato indetto dai sindacati degli addetti
Proprio ieri, fra l’altro, un rapporto della Confartigianato ha avvertito che la raccolta costa a ogni abitante 249.9 euro, doppio secco della media nazionale. Il numero ha suggerito al Codacons - l’incontenibile associazione consumatori - di chiedere la restituzione ai cittadini del suddetto 50 per cento, trascurando che i romani si fanno giustizia da sé: negli ultimi sei anni è stato evaso un miliardo di euro di tassa sui rifiuti; fra gli evasori ci sono ministeri, caserme dei carabinieri, ospedali e naturalmente un numero infinito di normali residenti, a dimostrazione che nello sfascio c’è ampia collaborazione. Verificabile, tra l’altro, a occhio nudo: i cassonetti destinati alla raccolta differenziata vengono usati a capriccio del passante, plastica nella carta, confezioni alimentari nel vetro, con entusiastica partecipazione di turisti che si adeguano in poche ore all’anarchia locale. A un etnologo sarebbe utile, nei prossimi giorni di astensione dal lavoro e attività ridotta, passeggiare per Roma e catalogare i rifiuti abbandonati nei dintorni dei cassonetti: martedì mattina si troveranno materassi, televisori, mobiletti, antenne paraboliche, carrelli dei supermercati che i netturbini scanseranno sconsolati. Sulla statistica possiamo di nuovo aiutare noi: di solito circola il 60 per cento dei camion, gli altri restano guasti in garage, ed è difficile supporre che questa settimana l’affidabilità dei mezzi conosca un’epifania.
Di conseguenza ieri è stata l’occasione
giusta perché i candidati a sindaco esponessero le loro eccellenti idee,
accomunati dalla certezza che la spazzatura possa diventare una ricchezza. Giorgia
Meloni conta di portare la differenziata al 75 per cento, il che sarà
facilissimo visto che già oggi la si stima al 60, e sulle stesse basi per cui
si potrebbe dire che è all’80 o al 20. Roberto Giachetti punta sulle nuove
tecnologie. Alfio Marchini su una non meglio precisata inversione del ciclo dei
rifiuti. Virginia Raggi - come si sa - è deliziosamente minimalista e pensa a
pannolini lavabili per bebè e ai mercatini dell’usato. Per cui, fra una
settimana, se riusciremo a scalare le montagne di pattume, andremo a scegliere
il salvatore.
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