da: Corriere della Sera
Iniziamo da un numero: 3.897,2 miliardi è
l'ultima stima disponibile elaborata dalla Banca d'Italia sulla ricchezza delle
famiglie italiane nel 2014. Dovremo attendere fine anno per avere quella del
2015 che, vista la tendenza dell'ultimo periodo, potrebbe superare i 4 mila
miliardi. Si arriva a quella cifra mettendo dentro tutto: dai depositi bancari
ai contanti, passando per i fondi pensione, titoli di Stato, polizze vita e
azioni. È un numero enorme che conforta molto. Che garantisce spesso della
credibilità del nostro Paese a livello internazionale. Che viene usato per
dimostrare come in fondo il nostro debito pubblico di circa 2.2OO miliardi è
gestibile, nonostante sia oltre il 130% del Prodotto interno lordo.
Un
risparmio è un autentico patrimonio. Del quale sono pronti a farsene vanto governo e autorità.
Ma che riscuote molta meno attenzione
quando c'è da difenderlo concretamente. Scontiamo una tradizione italiana
fatta di molte leggi, di tanta forma e di poca sostanza. Che cosa sono se non solo forma le centinaia di pagine che nei
prospetti informativi accompagnano qualsiasi prodotto finanziario di
investimento, che si tratti di un titolo azionario, di una obbligazione
societaria subordinata o meno? «Un eccesso di informazioni equivale quasi
sempre a una carenza di informazioni», ha ammesso ieri davanti alla comunità
finanziaria Giuseppe Vegas, presidente
della Consob, l'Autorità posta a
vigilanza dei mercati finanziari. Tanto che per il futuro la stessa Autorità si
propone di arrivare a un documento di tre pagine, il Key information document,
nel quale racchiudere le informazioni chiave.
Per
il futuro. Ma intanto? La falla, anzi le falle ci sono state.
L'elenco è lungo. E ben noto ai risparmiatori. Gli strascichi ci sono ancora
oggi. A cominciare da quanto accaduto alla Banca
Popolare dell'Etruria che, per quanto riguardasse un numero relativamente
basso di risparmiatori, sparge ancora incertezza e timori tra i cittadini. Non
servono crac miliardari per alimentare dubbi e insicurezze. Anzi, è proprio
quando non si riescono a fermare fenomeni minori che riguardano piccole realtà
che le persone sentono di essere senza protezione.
Leggere nella relazione della Consob di ieri che i prospetti delle banche che lo scorso autunno sono state «messe in
risoluzione» (un modo elegante per dire che si cerca di rimediare ai
dissesti di quegli istituti senza mettere a rischio correntisti e imprese) sono
«stati redatti nel rispetto delle regole
di trasparenza previste dalle norme sul prospetto informativo» e che era
ben specificato che esisteva il rischio di «perdere l'intero capitale
investito», non è rassicurante.
Anzi, fa molto pensare sull'atteggiamento dell'istituto.
C'è tanto dell'Italia con lo sguardo
rivolto al passato nelle vicende che riguardano il risparmio. C'è l'Italia
impegnata a evitare controversie legali e che rispetta solo le forme, e quella
che per paura dei conflitti di interesse non vuole inserire all'interno delle
Authority persone che il mercato lo conoscono bene. Come se aver svolto
attività imprenditoriali, manageriali o comunque in aziende fosse un marchio di
non possibilità a svolgere funzioni pubbliche. Mentre, se i paragoni non
fossero eccessivi, chi sta agendo per il meglio in Europa negli ultimi anni, il
presidente della Banca centrale europea, deve probabilmente proprio alla sua
lunga carriera come civil servant nel settore pubblico, ma anche in istituzioni
di mercato, la maggiore comprensione di come agire per il bene comune.
Certo, tutti noi dovremmo saperne di più di
soldi e investimenti. E chissà che un giorno non si arrivi al rilascio di un
patentino finanziario che certifichi il possesso di un minimo di nozioni al
momento di mettere i propri soldi in strumenti complessi. Ma anche questo non
potrà trasformarsi in una salvaguardia di chi invece ha il compito, molto
delicato, di vigilare.
È
ora che si consideri la ricchezza finanziaria delle
famiglie non solo un fiore all'occhiello da mostrare ai partner internazionali
o, peggio, una tasca capiente dove lo Stato può mettere le mani (i
risparmiatori non hanno dimenticato quell'imposta di bollo del 2 per mille,
vera patrimoniale mascherata). È un tesoro che rappresenta uno degli asset
maggiori del Paese e può aiutare ad alimentare la crescita.
Nell'intervista a Enrico Marro (Corriere di
domenica scorsa), il ministro Padoan
ha annunciato provvedimenti in quella dirczione con un possibile azzeramento
dell'aliquota sui rendimenti per chi investe nelle piccole e medie imprese. Un
processo che potrebbe però nemmeno iniziare se ai risparmiatori non sarà inviato
un segnale chiaro. Vale a dire il rispetto di quell'articolo 47 della
Costituzione dove si legge: la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in
tutte le sue forme. Tutela.
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