martedì 10 maggio 2016

Daniele Manca: Risparmio, la tutela debole

da: Corriere della Sera

Iniziamo da un numero: 3.897,2 miliardi è l'ultima stima disponibile elaborata dalla Banca d'Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane nel 2014. Dovremo attendere fine anno per avere quella del 2015 che, vista la tendenza dell'ultimo periodo, potrebbe superare i 4 mila miliardi. Si arriva a quella cifra mettendo dentro tutto: dai depositi bancari ai contanti, passando per i fondi pensione, titoli di Stato, polizze vita e azioni. È un numero enorme che conforta molto. Che garantisce spesso della credibilità del nostro Paese a livello internazionale. Che viene usato per dimostrare come in fondo il nostro debito pubblico di circa 2.2OO miliardi è gestibile, nonostante sia oltre il 130% del Prodotto interno lordo.

Un risparmio è un autentico patrimonio. Del quale sono pronti a farsene vanto governo e autorità. Ma che riscuote molta meno attenzione quando c'è da difenderlo concretamente. Scontiamo una tradizione italiana fatta di molte leggi, di tanta forma e di poca sostanza. Che cosa sono se non solo forma le centinaia di pagine che nei prospetti informativi accompagnano qualsiasi prodotto finanziario di investimento, che si tratti di un titolo azionario, di una obbligazione societaria subordinata o meno? «Un eccesso di informazioni equivale quasi sempre a una carenza di informazioni», ha ammesso ieri davanti alla comunità finanziaria Giuseppe Vegas, presidente
della Consob, l'Autorità posta a vigilanza dei mercati finanziari. Tanto che per il futuro la stessa Autorità si propone di arrivare a un documento di tre pagine, il Key information document, nel quale racchiudere le informazioni chiave.

Per il futuro. Ma intanto? La falla, anzi le falle ci sono state. L'elenco è lungo. E ben noto ai risparmiatori. Gli strascichi ci sono ancora oggi. A cominciare da quanto accaduto alla Banca Popolare dell'Etruria che, per quanto riguardasse un numero relativamente basso di risparmiatori, sparge ancora incertezza e timori tra i cittadini. Non servono crac miliardari per alimentare dubbi e insicurezze. Anzi, è proprio quando non si riescono a fermare fenomeni minori che riguardano piccole realtà che le persone sentono di essere senza protezione.

Leggere nella relazione della Consob di ieri che i prospetti delle banche che lo scorso autunno sono state «messe in risoluzione» (un modo elegante per dire che si cerca di rimediare ai dissesti di quegli istituti senza mettere a rischio correntisti e imprese) sono «stati redatti nel rispetto delle regole di trasparenza previste dalle norme sul prospetto informativo» e che era ben specificato che esisteva il rischio di «perdere l'intero capitale investito», non è rassicurante. Anzi, fa molto pensare sull'atteggiamento dell'istituto.

C'è tanto dell'Italia con lo sguardo rivolto al passato nelle vicende che riguardano il risparmio. C'è l'Italia impegnata a evitare controversie legali e che rispetta solo le forme, e quella che per paura dei conflitti di interesse non vuole inserire all'interno delle Authority persone che il mercato lo conoscono bene. Come se aver svolto attività imprenditoriali, manageriali o comunque in aziende fosse un marchio di non possibilità a svolgere funzioni pubbliche. Mentre, se i paragoni non fossero eccessivi, chi sta agendo per il meglio in Europa negli ultimi anni, il presidente della Banca centrale europea, deve probabilmente proprio alla sua lunga carriera come civil servant nel settore pubblico, ma anche in istituzioni di mercato, la maggiore comprensione di come agire per il bene comune.

Certo, tutti noi dovremmo saperne di più di soldi e investimenti. E chissà che un giorno non si arrivi al rilascio di un patentino finanziario che certifichi il possesso di un minimo di nozioni al momento di mettere i propri soldi in strumenti complessi. Ma anche questo non potrà trasformarsi in una salvaguardia di chi invece ha il compito, molto delicato, di vigilare.

È ora che si consideri la ricchezza finanziaria delle famiglie non solo un fiore all'occhiello da mostrare ai partner internazionali o, peggio, una tasca capiente dove lo Stato può mettere le mani (i risparmiatori non hanno dimenticato quell'imposta di bollo del 2 per mille, vera patrimoniale mascherata). È un tesoro che rappresenta uno degli asset maggiori del Paese e può aiutare ad alimentare la crescita.

Nell'intervista a Enrico Marro (Corriere di domenica scorsa), il ministro Padoan ha annunciato provvedimenti in quella dirczione con un possibile azzeramento dell'aliquota sui rendimenti per chi investe nelle piccole e medie imprese. Un processo che potrebbe però nemmeno iniziare se ai risparmiatori non sarà inviato un segnale chiaro. Vale a dire il rispetto di quell'articolo 47 della Costituzione dove si legge: la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme. Tutela.

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