da: http://www.left.it/
Il
Pd stravolge il disegno di legge sull’acqua pubblica. M5S e Sinistra italiana
furiosi
di Raffaele
Lupoli
Giaceva in Parlamento dal 2007. E i
movimenti per l’acqua pubblica avevano fatto più volte pressione su deputati e
senatori affinché lo prendessero in esame. Parliamo del disegno di legge di
iniziativa popolare sulla pubblicizzazione della gestione dell’acqua fatto
proprio dall’intergruppo parlamentare composto da deputati Pd, Sel e M5s. Il
testo in questione prevede all’articolo 6 l’affidamento del servizio idrico
esclusivamente a enti di diritto pubblico controllati dallo Stato.
Oggi però l’aula di Montecitorio ha
approvato due emendamenti presentati da deputati Dem con l’effetto di abolire
proprio l’articolo 6: la gestione non sarà più obbligatoriamente pubblica, ma
lo sarà soltanto «in via prioritaria». I deputati Cinquestelle e quelli di
Sinistra Italiana hanno protestato contro «l’arroganza della maggioranza» e
Federica Daga ha ritirato la propria firma al disegno di legge lanciando
l’hashtag #lacquanonsivende. Che il governo non avesse
alcuna intenzione di
assecondare la volontà politica espressa con il voto referendario del 2011 era
già emersa con il decreto Sblocca Italia del 2014, il cui mantra è concentrare
la gestione in mano a pochi soggetti (un gestore unico che già offra il
servizio ad almeno un quarto della popolazione di ciascun Ambito territoriale)
e per forza di cose molto strutturati (leggasi multinazionali e grandi
multiutility).
Altro che “fuori il profitto dalla gestione
dell’acqua”, come recita uno slogan dei comitati. Questi ultimi ricordano il
richiamo del presidente del Consiglio all’epoca del voto referendario: «Niente
giochini come in passato per far finta di nulla» aveva detto l’allora sindaco
di Firenze Matteo Renzi. E in un certo senso ha mantenuto l’impegno: non ha
fatto finta di nulla, ha direttamente fatto un’inversione a U cancellando la
volontà popolare.
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