mercoledì 30 marzo 2016

E' morto Paolo Poli: intramontabile del teatro



da: http://www.repubblica.it/spettacoli/   - di Alessandra Vitali

Avrebbe compiuto 87 anni a maggio. E' stato uno dei più importanti protagonisti del nostro palcoscenico. Una generazione cresciuta con i suoi racconti di favole in tv


E' morto a Roma, dopo una lunga malattia, Paolo Poli. Avrebbe compiuto fra poco 87 anni. I funerali si terranno a Firenze in forma privata, la data è da stabilire. E' stato uno dei più importanti attori teatrali italiani, una lunga carriera che ha toccato anche il cinema e la televisione. Un anno fa aveva annunciato l'addio alle scene. Nato a Firenze il 23 maggio del 1929, laureato in Letteratura francese, aveva cominciato a lavorare in teatro negli anni Cinquanta. In tutto sei fratelli, era legatissimo alla sorella Lucia ("siamo uguali, ci scambiamo anche i maglioni"), anche lei attrice. "Scompare un grande della cultura", dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Un artista "libero e geniale" lo definisce il sindaco di Firenze, Dario Nardella. "Se ne va un simbolo di libertà, un uomo e un artista che ha attraversato il Novecento con spirito libero anche quando l'omosessualità era considerata tabù - si egge in una nota dell'associazione Gay Center - lascia una straordinaria eredità culturale e di vita che ci auguriamo faccia parte anche della cultura omosessuale italiana".


Spesso definito enfant terrible del teatro italiano, geniale, irriverente, non ha mai fatto mistero della propria omosessualità, raccontando spesso gli amori, le avventure, la serenità con cui la sua condizione veniva vessuta in famiglia, dai genitori, papà carabiniere e mamma maestra. A questo proposito, di definiva più "aristocratico" che coraggioso: "Aristocratico. Come Pasolini. Noi si andava da soli sul rogo, mentre i compagni di scuola, tutti sposati, li scoprivi alla stazione coi giovanotti". E' il 1949 quando Poli partecipa ad alcune trasmissioni della Rai di Firenze. Fa prosa, macchiette, racconta fiabe. Presta la voce ai cavalieri, alle streghe e alle principesse che popolano il mondo di Stac, ovvero Carlo Staccioli burattinaio in Firenze, attività alla quale affianca le serate con la Compagnia dell'Alberello, la stessa che nel 1954, cresciuta in popolarità, riaprirà dopo trent'anni di black out il teatro Goldoni, luogo storico del capoluogo toscano. Sono proprio i piccoli palcoscenici di città, non solo fiorentini, il teatro delle prime esperienze di Poli. Arriva a Roma, per uno spettacolo al teatro la Cometa, grazie a un "book" speciale, le foto che gli aveva scattato l'amico Franco Zeffirelli. Recita in "Le due orfanelle" per sostituire Mario Girotti, ovvero Terence Hill, il futuro Don Matteo, titolare della parte ma in quei giorni ammalato. Dopo Roma, è la volta di Genova, è il '58 quando comincia a farsi apprezzare a "La borsa di Arlecchino", un piccolo teatro d'avanguardia. Prende corpo la sua vena surreale, poetica, esercitata in modo istrionico e con un'ironia implacabile. I suoi spettacoli sono straordinariamente comici, surreali, si rifà alla migliore tradizione della commedia brillante, gioca con le parole, con la lingua. Un talento che il pubblico apprezza e che piace ai capocomici, come Tina Pica e Polidor, che lo ingaggiano per i loro spettacoli.

Comincia ad essere popolare presso il grande pubblico. E poi c'è un'intera generazione cresciuta guardandolo raccontare favole in tv, erano gli anni Sessanta, il piccolo schermo in bianco e nero, lui attingeva alla tradizione e all'antichità, da Esopo in giù, e pescava anche dai più celebri racconti letterari. Dopo tante serie e miniserie tv fra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, tornerà nel 2015, su RaiTre, con E lasciatemi divertire, insieme a Pino Strabioli. Per la Rai, nel 1976, è anche fra i protagonisti dello sceneggiato I tre moschettieri, con lui la sorella Lucia, Milena Vukotic e Marco Messeri, le scenografie erano di Lele Luzzati. Affianca Sandra Mondaini a Canzonissima, nel '74 si esibisce en travesti con Raffaella Carrà a Mina nel varietà Milleluci.

Poli raccontava spesso di aver rifutato un ruolo che Fellini gli aveva offerto in 8 1/2, ma mai disdegnò il cinema. A partire dal '54, quando Mario Costa lo dirige in Gli amori di Manon Lescaut. Segono Non c'è amore più grande di Giorgio Bianchi e Camping, dell'amico Zeffirelli, un episodio (Giorno di paga) di Cronache del '22 di Guidarino Guidi (1961) e Per amore... per magia... di Duccio Tessari, 1967. Nel '69 lavora con Roberto Faenza in H2S, poi altri film fino a Felice chi è diverso, nel 2014, regia di Gianni Amelio.

All'attività di interprete alterna quella di regista. Numerose le opere treatrali da lui firmate, da "Aldino mi cali un filino", "Rita da Cascia" (1967, una lettura così irriverente della storia della santa da dar vita a una lunga polemica, sul vilipendio della religione, che culminò con la richiesta, da parte di Oscar Luigi Scalfaro, di un'interrogazione parlamentare), "Caterina De Medici" (1999), "L'asino d'oro" (1996), "I viaggi di Gulliver" (1998), "La leggenda di San Gregorio", "Il coturno e la ciabatta", "La nemica" (1969, di Dario Nicodemi), "Femminilità" (1975).

Una vita senza mai lasciare il palcoscenico: a ottant'anni, nel 2009, recita nei "Sillabari", commedia tratta dai racconti di Goffredo Parise. Nel 2010 è nel lavoro ispirato ai racconti scritti DA Anna Maria Ortese fra gli anni Trenta e gli anni Settanta, "Il mare". Se non il volto, presta la voce: un successo l'audiolibro di Pinocchio. L'ultimo spettacolo nel 2014, Aquiloni. Un anno dopo, l'addio alle scene: lamentava la mancanza di serità e di denaro. E poi, diceva, "non ho più fiato, ho 86 anni. Qui c'è solo da morire, ma non ho paura della morte: quando arriva, dicevano i greci, non ci sono più io". La sua ultima, più applaudita apparizione poco meno di tre mesi fa: il 7 gennaio a Firenze per l'inaugurazione, dopo il restauro, del Teatro Niccolini, chiuso da vent'anni e che è stato a lungo una delle sue "case"'. Una vera e propria festa per l'attore, con una piece-intervista intitolata Teatrino, durante la quale aveva tutta la sua carriera aiutandosi con filmati e foto, ma soprattutto con la sua formidabile memoria.

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