da: Il Fatto Quotidiano
Voi non
ci crederete, ma Sergio Mattarella ha parlato. Non con la sua voce, ci
mancherebbe: da quando è stato eletto 13 mesi fa, schiere di logopedisti sono
all’opera giorno e notte per restituirgli il dono della favella, per ora senza
esito alcuno. No, il presidente ha
insufflato la sua posizione sull’imminente guerra alla Libia ai ventriloqui del Corriere della Sera,
i quali gli prestano gentilmente la voce come il medium alle anime dei defunti,
come Raffaele Pisu al pupazzo Provolino e come Josè Luis Moreno al corvo
Rockfeller.
Cosa l’abbia indotto a rompere il tanto
celebrato riserbo è presto detto. I 5Stelle
e Alessandro Pace sul Fatto hanno rammentato alcuni concetti: per fare la guerra occorre
dichiararla, spiegare contro chi, con quali alleati, obiettivi, mezzi e costi e
soprattutto chiedere il permesso al Parlamento.
Lo
dice l’art. 78 della Costituzione: “Le Camere deliberano lo stato di guerra e
conferiscono al Governo i poteri necessari”. Il che non è
affatto scontato, visto che l’art. 11 sembra prevedere una sola deroga al
ripudio della guerra: il consenso delle “organizzazioni internazionali” volte
ad assicurare “la pace e la giustizia fra le Nazioni”: cioè l’Onu. Ed è tutto
da dimostrare, sugli
ultimi sviluppi del caos libico, che l’Onu raccomandi o
autorizzi la guerra. Ma la parola “Parlamento”
ha fatto saltare la mosca al naso al presidente, come già al suo
predecessore che credevamo molto diverso da lui.
Infatti Mattarella, tramite i medium corrieristi, si dice “stupito”. Segue
memorabile supercazzola esplicativa:
“La legge che ha rifinanziato le missioni
all’estero ha previsto, nel decreto applicativo, proprio questo”: “la scelta di affiancare nuclei dei corpi
scelti ai nostri agenti dei servizi ormai sul campo”. Quindi: siccome abbiamo rifinanziato le missioni in
Afghanistan, Iraq e altri paesi, è sottinteso che possiamo mandare soldati
anche in Libia (e magari un domani spezzeremo le reni pure alla Groenlandia:
non poniamo limiti alla Provvidenza). Per far che? Per sparare? No, per “affiancare” gli agenti segreti che sono già lì, e pazienza se nessuno li ha autorizzati
ad andarci: “sono ormai sul campo”, cosa fatta capo ha. E, in base al decreto 10 febbraio, ovviamente segretato,
dirigono le operazioni militari (pur senza averne il potere, visto che i
servizi all’estero possono solo raccogliere “informazioni per la sicurezza”),
con tanto di licenza di uccidere e impunità preventiva nel caso gli scappi un
delitto.
Oltre ad affiancare gli 007, i nostri soldati (5 mila secondo gli ordini americani, un po’ meno secondo i sudditi
italiani che chiedono lo sconto) “saranno spediti
sul suolo libico col compito di estendere l’azione di sorveglianza e
copertura affidata ai servizi o di svolgere ruoli propedeutici (e, va da sé,
senza preavviso e per ciò stesso segreti) all’impiego dello strumento militare
su più larga scala”. Con tarapia tapioco e scappellamento a destra, come fosse
antani.
Il Parlamento e la Costituzione sono
pregati di non rompere le palle: “tutto questo è già stato deciso e ratificato”
e “il quadro giuridico risulta pertanto in ordine”. Ha fatto tutto il “capo
dello Stato, anche davanti a Obama” e Renzi ha “condiviso”. Quindi se
Mattarella, Renzi e soprattutto Obama sanno tutto, che pretende mai il
Parlamento? Manca solo “la richiesta ad
hoc di un governo libico”, uno a caso, che per ora non c’è (la richiesta
e il governo libico), ma si farà in modo
che arrivi, a costo di fabbricarla in casa. Del resto la guerra si fa “senza
preavviso” e dunque in segreto, “per ciò stesso”.
Dopo le guerre offensive, difensive, umanitarie
e quelle per esportare la democrazia, abbiamo la guerra informale, clandestina,
medianica, aumma aumma. Prima partono i servizi segreti, che sono “per ciò
stesso” segreti e rispondono solo al premier. Poi arrivano i soldati
affiancanti, sorveglianti, estensori, coprenti e propedeutici, che rispondono
al capo dello Stato e delle Forze Armate, ma senza farsi notare se no i servizi
non sono più segreti. Però – e queste sono soddisfazioni – il governo “sottopone”
al Quirinale “le regole d’ingaggio”, ovviamente segrete se no non vale. A quel
punto Mattarella che fa? “Coordina, ascolta e cerca di tener unite le varie
componenti anche governative”. A parte la soave espressione “componenti anche
governative” (che poi vuol dire Renzi, visto che gli altri ministri ignorano
pure dov’è la Libia), resta da capire chi mai Mattarella dovrebbe “ascoltare”,
visto che nessuno sa niente. Forse sente le voci di notte, come Giovanna D’Arco.
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