sabato 14 novembre 2015

Attentati a Parigi: La guerra in casa



da: Il Sole 24 Ore

 
La guerra è arrivata dentro casa, la nostra casa europea, la risacca sanguinosa dal Medio Oriente sconvolge il continente e cambierà forse anche le nostre vite. Parigi brucia.
L'agenda del terrore oggi incrocia quella della diplomazia, dell'esistenza quotidiana e colpisce al cuore la Francia con un'altra strage immane dopo il massacro di Charlie Hebdo del 7 gennaio scorso.
Il presidente Hollande viene evacuato dallo Stade de France in quella Parigi dove domani, dopo la visita a Roma, è atteso se non cambierà programma il presidente iraniano Hassan Rohani.

Potrebbe essere una coincidenza ma la geopolitica della guerra in Medio Oriente non lascia troppo spazio al caso: l'Iran sciita con la Russia di Putin è schierato al fianco di Bashar Assad, nemico giurato dei jihadisti sunniti, e oggi a Vienna si apre il secondo capitolo del vertice internazionale sulla Siria dove partecipa anche Teheran. Al G-20 di Antalya, che comincia domenica, Obama, Putin, Erdogan e tutti gli altri parleranno più di guerra che di economia.

Se le ipotesi verranno confermate è evidente che più va avanti il conflitto siriano e mediorientale e maggiori diventano i rischi mortali del jihadismo europeo. Non basta fare secco con i droni americani Jihadi John, l'inglese di origine kuwaitiana che tagliava le teste degli ostaggi.

Non poteva bastare a tranquillizzare gli animi neppure un successo come quello colto l'altro giorno dagli inquirenti contro una filiera islamica, per ritenere che si trattasse di un fenomeno sotto controllo, tanto meno in Francia. La prevenzione può funzionare ma le indagini durano anni e la guerra in casa avanza, ancora più insidiosa e devastante.
La Francia è il Paese che produce più jihadisti in Europa. Un rapporto parlamentare afferma che nel 2015 erano già più di 1.500 i giovani legati al network islamista radicale coinvolti nella guerra di Siria e Iraq, il Siraq come ormai viene chiamato un conflitto che ha saldato due Paesi in disgregazione dove il Califfato si è esteso controllando un vasto territorio e milioni di persone. L'età media, dice il rapporto, è tra i 15 e i 30 anni e sono aumentati dell'80% rispetto all'anno precedente: questo è un dato inquietante e che fa riflettere.

La propaganda jihadista, nelle sue molteplici forme, dagli imam estremisti al web, dalla rete informale dell'islamismo radicale al carcere, fa sempre più proseliti.
Ma l'aspetto ancora più clamoroso è che l'arruolamento avviene dal basso verso l'alto: sono gli aspiranti jihadisti e non viceversa a contattare attraverso Internet i reclutatori. Jihadisti e mujaheddin si moltiplicano come probabilmente neppure poteva immaginare Osama Bin Laden, il fondatore di Al Qaeda.
Sono loro i foreign fighters, la marea di ritorno che salda le guerre del Levante all'Europa: almeno 10mila gli occidentali che combattono sotto la bandiera nera del Califfato. Bin Laden, il «principe del terrore» e dell'11 settembre è stato ucciso cinque anni fa ad Abbottabad ma ormai si è arrivati alla terza generazione di jihadisti e il Califfo al Baghdadi ha fatto meglio di lui dando ai suoi seguaci anche un territorio, basi e addestramento come Al Qaeda non era mai riuscita fare.

La prima generazione fu quella che si formò negli anni Ottanta durante la guerra in Afghanistan contro l'Unione Sovietica; la seconda è stata calamitata dall'invasione americana dell'Iraq nel 2003; la terza è quella che vediamo oggi, nata dalla guerra in Siria, che raccoglie le vecchie generazioni di combattenti islamiste e ne ha formata una assolutamente nuova che ha reclutato anche in Europa tra adepti che leggono il Corano a malapena ma sta facendo proseliti tra i giovani, delusi e abbandonati dalle vecchie ideologie che nell'Islam radicale hanno trovato una nuova concezione totalizzante del mondo. Il suo fascino deriva dal rifiuto della cultura occidentale per offrire convinzioni assolute sul bene e il male che sfociano nel terrore. E ora colpiscono nelle tenebre di un week end parigino spegnendo anche le luci della ragione.

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