di Marco
Cimminella
Basta un “sì” per rimanere fregati. Una parola
molto semplice, che i truffatori sanno come tirarti fuori di bocca. Ti
chiamano, si spacciano per addetti di gestori telefonici, banche o fornitori di
energia e usano delle rodate strategie per manipolarti. Risultato: ti svuotano
il portafoglio.
Abituati, o almeno non sorpresi, dalle
telefonate continue dei call center, abbassiamo la guardia. Questo perché
arrivano in diversi momenti della giornata, quando lavoriamo in ufficio, stiamo
facendo la spesa o siamo indaffarati nel mezzo della routine quotidiana.
Stanchi o stressati, cerchiamo di tagliare corto il prima possibile. Ma non ci
rendiamo conto che tra gli operatori reali si possono annidare dei criminali.
Che sfruttano il momento giusto per tenderci un agguato.
“Con domande semplici e mirate riescono a
ottenere quanti più dati personali possibili”, ci spiegano gli esperti di
GData, azienda tedesca specializzata in sicurezza informatica. Non solo.
“Cercano di porti domande semplici in modo da farti rispondere con un ‘sì’ o un
‘no'”, continuano: questo perché quella parola potrà poi essere utilizzata
contro di noi con un po’ di montaggio audio per farci iscrivere a servizi mai
richiesti.
Le
strategie usate per truffare il consumatore
Gli attacchi possono essere di diverso
tipo, a seconda dell’obiettivo: rubare informazioni personali o spillare un
‘sì’ per fini illeciti. In quest’ottica, le tattiche divergono e anche le
modalità di approccio alla potenziale vittima.
Ti hanno mai detto che ‘abbiamo visto che
lo scorso mese hai pagato troppo’? Forse non lo sai, ma ti stavano ingannando
per farti cadere nella loro trappola. “Spacciandosi per il fornitore di energia
elettrica di zona o per la compagnia telefonica utilizzata dall’utente, fanno
credere alle persone di disporre di informazioni concrete relative all’ultima
bolletta o al contratto siglato con il vero operatore”, ci spiegano. Puntano a
ottenere dati personali, estremi bancari e le credenziali per i portali di
servizio online.
Potrebbero rivolgerti anche altre domande
molto semplici ma estremamente mirate, a cui difficilmente in genere si
risponde in modo più articolato di un banale ‘sì’ o ‘no’. “I truffatori fanno
leva sulla naturale propensione del cervello umano a reagire in base a
convenzioni istintive o semplificando, specie se messo sotto pressione”,
precisano gli esperti di GData. Se ti hanno rivolte domande del tipo ‘mi
sente?’, oppure ‘ha ricevuto l’accredito a lei riservato?’, potrebbero essere
stati dei tranelli.
In quest’ultimo caso, infatti, la truffa
può consistere nel carpirti un netto ‘sì’, da registrare e inserire
successivamente in un altro contesto, come risposta a un’altra domanda relativa
alla vendita di prodotti. “È così che l’utente si vede addebitare sul conto
telefonico servizi premium mai richiesti o smartphone di fascia alta mai
ordinati né ricevuti”.
Ma lo scopo potrebbe essere anche quello di
ottenere un secco ‘no’ a domande del tipo “Ha ricevuto l’accredito previsto per
lei?”. In questo caso, dopo aver ricevuto la risposta, l’addetto truffaldino
segnala che per realizzare la procedura è necessario verificare la correttezza
dei dati dell’utente. “In realtà – sottolineano quelli di GData – il sedicente
operatore non dispone di alcun dato, tranne quelli che l’utente comunica”.
Come
difendersi
Purtroppo non c’è un modo per bloccare le
chiamate sospette, che colpiscono indistintamente tutti, giovani e anziani.
Questo perché i criminali possiedono strumenti di composizione automatica di
possibili numeri di cellulare. Solo quando il numero composto risulta
esistente, si verifica il tentativo di truffa. “In questo modo, vengono
effettuate chiamate a tappeto verso utenti privati e aziendali, che spesso
sottostimano il fattore di rischio”, sottolineano gli esperti.
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Tuttavia, un modo per difendersi c’è.
Innanzitutto, bisogna adottare sempre un atteggiamento critico, evitando di
rispondere in fretta in modo affermativo o negativo. “Consigliamo di utilizzare
formulazioni come ‘giusto’ al posto di ‘sì’ e ‘non so’ in luogo di ‘no'”,
ricordano quelli di GData. Oppure si può provare a trasformare la risposta in
una nuova domanda: ‘Lei mi sente?‘, ‘di che accredito/promozione si tratta?‘. E
se ci dovessero richiedere una verifica dei dati, meglio non dettarli ma
chiedere a chi sta dall’altra parte della cornetta di comunicarci lui i dati di
cui dispone. “Di norma la telefonata viene troncata immediatamente”.
Se dovessimo confrontarci con un addetto
particolarmente insistente, si può dire che si prenderà in considerazione la
proposta e che eventualmente si chiamerà l’operatore in caso di interesse,
troncando poi dopo la telefonata. Meglio contattare poi il proprio gestore
telefonico, per verificare che quel servizio o promozione esista realmente.
Certo, se riconoscessimo i criminali,
potremmo evitarli più facilmente. Per questo è opportuno prestare più
attenzione quando si ricevono chiamate con numeri non noti, soprattutto con
prefissi 02 / 06 o difficili da identificare. Inoltre, nessun operatore reale
chiederebbe mai di condividere telefonicamente o per mail le credenziali di
accesso del cliente ai servizi online: quindi all’erta quando ciò si verifica.
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Infine, per bloccare campagne di phishing
dovremmo sempre avvisare i nostri operatori telefonici quando ne subiamo una,
rivelando il numero da cui ha avuto origine. “L’utente stesso può bloccare il
numero dal proprio smartphone. Le app ‘Telefono‘ (per Android dalla release
7.0) o ‘TrueCaller‘ (Android, iOS e Windows Phone) consentono di identificare a
priori ed eventualmente bloccare chiamate sospette”, ci spiegano gli esperti.
Queste truffe ovviamente si evolvono,
diventando sempre più sofisticate. E non è sempre semplice riconoscerle. Ma un
atteggiamento critico e queste buone pratiche possono darci una mano a
contrastarle.
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