Salvini,
hai torto: questa è la manovra di un governo senza palle
di Francesco
Cancellato
Salvini
elogia il coraggio del governo, ma non ce n’è traccia, nella legge di bilancio.
Che è fatta solo per prendere voti qui e ora. Che non affronta di petto nessuna
delle questioni fondamentali del ritardo italiano. Che non ha alcuna visione
sul futuro
«La manovra? Le do 7. Finalmente in Italia
c’è un governo con le palle». Così Matteo Salvini, vicepremier, ministro
dell’interno, leader della Lega, ha giudicato la prima legge di bilancio della
coalizione gialloverde, a poche ore dalla sua definitiva approvazione al
Senato, dopo due mesi di tira e molla con l’Europa.
E davvero, vorremmo dare ragione a Salvini.
Vorremmo credere che un governo italiano abbia avuto finalmente coraggio di
fare quel che doveva, di affrontare i problemi endemici che il Paese si porta
dietro da decenni, di sfidare il consenso dei gruppi sociali dominanti, di
pensare al futuro anziché al presente, di costruire l’inizio di una visione
ambiziosa per lo sviluppo dell’Italia nel ventunesimo secolo. Questo, è quel
che avrebbe dovuto fare un governo con le palle. Questo, non è quel che ha
fatto il governo Conte-Di Maio-Salvini con la sua prima legge di bilancio.
È
una manovra senza palle perché non affronta nessuno dei
problemi cruciali dell’Italia,
innanzitutto. Non c’è nulla, in manovra, per combattere l’inverno demografico di questo Paese, dagli incentivi all’occupabilità femminile al sostegno alle famiglie con figli. Nulla per rilanciare la produttività della nostra economia, laddove si dimezza il piano industria 4.0. Nessun investimento in istruzione, ricerca e innovazione, mentre vengono tagliate le assunzioni dei ricercatori in università. Non una riga sulla lotta alla criminalità organizzata. Alcune questioni, al contrario, vengono addirittura aggravate: la sostenibilità futura del nostro sistema pensionistico è peggiorata, ad esempio, a causa di quota 100. Così come di certo non si combatte l’evasione fiscale con un condono - pardon, pace -, né tantomeno il lavoro nero con misure come il reddito di cittadinanza che sembrano fatte apposta per chi vuole far finta di essere disoccupato.
innanzitutto. Non c’è nulla, in manovra, per combattere l’inverno demografico di questo Paese, dagli incentivi all’occupabilità femminile al sostegno alle famiglie con figli. Nulla per rilanciare la produttività della nostra economia, laddove si dimezza il piano industria 4.0. Nessun investimento in istruzione, ricerca e innovazione, mentre vengono tagliate le assunzioni dei ricercatori in università. Non una riga sulla lotta alla criminalità organizzata. Alcune questioni, al contrario, vengono addirittura aggravate: la sostenibilità futura del nostro sistema pensionistico è peggiorata, ad esempio, a causa di quota 100. Così come di certo non si combatte l’evasione fiscale con un condono - pardon, pace -, né tantomeno il lavoro nero con misure come il reddito di cittadinanza che sembrano fatte apposta per chi vuole far finta di essere disoccupato.
È
una manovra senza palle, perché non sfida il consenso. Al
contrario, favorisce i gruppi sociali in funzione del loro peso elettorale: i
pensionati, prima di tutto, o comunque i baby boomer che non vedono l’ora di
andare in pensione. I disoccupati del Mezzogiorno e le loro famiglie, cui viene
gentilmente concesso un sussidio. Il mondo dei piccoli professionisti e delle
piccole imprese, che si ritrovano un importante sconto fiscale, laddove la
pressione fiscale complessiva aumenta. È quel che serve all’Italia? Difficile
credere che un Paese che invecchia abbia bisogno di nuovi pensionati, che il
sud si risollevi a mancette e che un taglio delle tasse incondizionato possa
far evolvere l’economia italiana. Il filo rosso di queste politiche è che sono
quelle che portano più voti, e basta.
È
una manovra senza palle perché non è lungimirante,
nemmeno un po’. Il futuro non esiste, per Lega e Cinque Stelle. Non esistono le
tematiche ambientali e il cambiamento climatico, che imporrebbero seri
interventi sul riscaldamento domestico e sulla mobilità. Non esistono la
ricerca, l’innovazione, il sostegno alla capitalizzazione delle nuove imprese
innovative, la costruzione di un mercato di capitali per le startup sul modello
francese, l’unica cosa che ci permetterebbe di sfruttare la tecnologia a nostro
vantaggio, anziché subirla. Soprattutto, non esiste un piano per rendere
sostenibili i nostri conti pubblici nel prossimo futuro: al governo,
banalmente, non frega nulla di quel che succederà tra un anno con le clausole
di salvaguardia Iva che ha messo a garanzia dei saldi attuali, figurarsi di
quel che succederà alle pensioni tra il 2030 e il 2045, quando il costo
previdenziale raggiungerà il suo picco massimo.
È
una manovra senza palle, infine, perché non rischia nulla.
Volevano lasciare l’Euro e l’Unione Europea per puntare sulla Lira, come hanno
sempre sostenuto Bagnai e Borghi? Volevano bloccare tutte le infrastrutture ad
alto impatto ambientale per puntare sulla mobilità dolce e su un modello di
crescita non più fondato sul Pil? Volevi misure draconiane per combattere una
lotta senza quartiere all’evasione fiscale? Volevano abbattere la pressione
fiscale con una sola aliquota, bassa per giunta, per dare uno shock violento
all’economia? Niente di tutto questo. Gli anti-sistema si sono trasformati in
pallidi democristiani anni ’80, desiderosi solamente di tirare a campare fino
alle europee. Forse le palle di cui parla Salvini sono quelle che han
raccontato sin ora. Forse.
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