Certo che se Milano è la città con la
miglior qualità di vita mi chiedo come sia messo il resto del paese. O queste
analisi che portano a certe classifiche è fatta da gente che vive vicinissima a
campi di oppio?
Faccio mie queste osservazioni dell’autore
dell’articolo: “Si, Milano è una città
stupenda, a patto di avere intestato un immobile di pregio all’interno della
cerchia dei Bastioni o almeno possedere un reddito all’altezza”. “E’ grazie a
classifiche del genere che si tocca con mano come nella grande “narrazione” operata dai media lo spazio per il cosiddetto
“paese reale” e i suoi problemi sia praticamente inesistente.
E..comunque….la droga non ci dev’essere solo a Rogoredo. Ne gira parecchia in posti
insospettabili!
Milano
è prima per qualità della vita? Solo se guadagni 6000 euro al mese
L’ennesima,
contraddittoria, classifica della qualità della vita mette Milano al primo
posto. Ovviamente non è davvero così, a meno che non si sia almeno benestanti.
E la narrazione di una Milano splendida e splendente contrasta con sacche di
degrado, miseria e illegalità
di Francesco
Francio Mazza
Il 18
novembre scorso era uscita una classifica sulla qualità della vita
a cura dell’Università La Sapienza e di Italia Oggi, secondo cui Bolzano era la
città migliore d’Italia e Milano
addirittura 55esima.
Ieri una nuova classifica, sempre sulla qualità della vita ma stavolta a cura del Sole 24Ore, ci fa sapere che Milano è prima.
Ieri una nuova classifica, sempre sulla qualità della vita ma stavolta a cura del Sole 24Ore, ci fa sapere che Milano è prima.
Non sappiamo se l’intervento di Fabrizio Corona nel celebre bosco dello
spaccio di Rogoredo, avvenuto a cavallo dell’uscita delle due classifiche,
sia stato talmente incisivo da permettere a Milano la spettacolare rimonta. Quello
che sappiamo è che mentre la notizia
della 55esima posizione passò sotto
silenzio, per tutta la giornata di ieri nelle home page, poi nelle radio e
infine nei telegiornali non si è fatto altro che gasarsi per l’ennesimo primato
stabilito all’ombra della Madonnina.
Intendiamoci:
Milano è, effettivamente, una città dove si vive alla grande. Ci
sono i negozi top del quadrilatero della
moda, le spa dei boutique hotel
dove rifugiarsi per scaricare le tossine, i ristorantini con tutte le ultime tendenze in fatto di dim sum, i
locali degli aperitivi pieni di quei Giusti del design, che quando si siedono
al tavolino il panta gli sale su fino al ginocchio, là dove non avrebbe osato
neppure Sampei.
E poi vuoi mettere le piccole cose, come
guardare da vicino le foglie del Bosco
Verticale irrorarsi di venature ramate
in autunno o passeggiare d’inverno la notte
in Brera prima di salire su in casa a fare all’amore vicino al camino o
sorseggiare un dirty martini godendosi il lusso dei Bagni Misteriosi al primo
caldo d’estate.
Si, Milano è una città stupenda, a patto di avere intestato un immobile di pregio all’interno della cerchia dei Bastioni o almeno possedere un reddito all’altezza.
Si, Milano è una città stupenda, a patto di avere intestato un immobile di pregio all’interno della cerchia dei Bastioni o almeno possedere un reddito all’altezza.
Già, perchè se la disponibilità economica
diminuisce e non si hanno a disposizione nemmeno quei tremila euro mensili per
permettersi ogni tanto un nigiri come Dio comanda, le cose cambiano. La qualità
della vita – pensa un po’ - inizia a risentirne. Si iniziano a notare altri
dettagli: per esempio, che comprare un appartamento è
praticamente impossibile, visti i prezzi, e con gli affitti che
continuano a salire diventa difficile organizzare eventi tipo avere un figlio o
immaginare un’esistenza; oppure che tutto costa molto più che altrove, a
cominciare dal biglietto dei mezzi pubblici, che il primo gennaio salirà a 2
euro tondi (+100% in sette anni).
Sappiamo cosa rispondono in questi casi i
tanti avvocati d’ufficio della città intoccabile: i prezzi sono in linea con le
altre metropoli europee. Peccato che come ci informa un’altra classifica, stavolta a cura
del sito Teleport, il portale sviluppato dai creatori di
Skype, a Milano gli stipendi, in tutti i
settori, sono sensibilmente inferiori alla media internazionale.
Poi volendo si può scendere ancora, e
mettersi al livello di chi a Milano vive la periferia quella vera, quella delle
occupazioni abusive delle case popolari, della mafia “radicata e in aumento”
per citare le parole di Ilda Boccassini o delle decine e decine di
edifici abbandonati in stato di totale degrado.
La periferia dei “quartieri fantasma” di
cui ha parlato ieri la senatrice a vita Liliana
Segre, il cui divario
con il centro è spaventoso ed è rappresentata perfettamente dal caso del
Palasharp, una volta tempio della musica, oggi ridotto a girone dantesco
abitato da disperati identico a quello in cui, a Roma, si consumò il delitto di
Desireè (per tacere del boschetto di Rogoredo di cui sopra).
Da
queste latitudini, dunque, il primato nella classifica del Sole fa sorridere,
eppure è proprio da questa prospettiva che quella classifica diventa importante
e occuparsene fondamentale. Si, perchè è grazie
a classifiche del genere che si tocca con mano come nella grande “narrazione”
operata dai media lo spazio per il cosiddetto “paese reale” e i suoi problemi
sia praticamente inesistente. Si racconta una città, un Paese, una società
che esiste solo per pochi: e poi lo si contrabbanda come normalità, come unico
modello meritevole d’attenzione.
È esattamente questo il modo in cui si
genera il rancore, che poi viene raccolto e incanalato elettoralmente da chi
non ha paura di sporcarsi le mani: buttando fuori dal discorso pubblico i
problemi non solo degli ultimi ma pure dei penultimi, nascondendo sotto il
tappeto le emergenze sociali, come se la povertà sia un colpa di chi è
costretto a viverla, salvo poi sorprendersi quando la rabbia esplode
all’improvviso.
Milano potrebbe vantarsi dei risultati
raggiunti nella spesa sociale nonostante la crisi o di quanto viene fatto nella
lotta all’emarginazione. Ma di questo nessuno si occupa perchè non genera
abbastanza “buzz” - per parlare come i disgraziati degli uffici stampa – e si
finisce ad esaltarsi per la coda davanti a Starbucks come fosse un segno di
evoluzione e non l’esatto contrario.
Milano
non è ne prima, nè 55esima. È una città elitaria come elitarie
sono le metropoli di un secolo che esclude, lasciando fuori sempre piu’ persone
come nemmeno i buttafuori dei locali alla moda di corso Como.
Per l’ennesima volta, invece di esaltarsi
sul nulla, bisognerebbe pensare al Palasharp, a Rogoredo e a tutto quello che
fa parte dell’inferno degli esclusi – che oltre al danno di una vita difficile
devono subire la beffa di un discorso pubblico del genere. Altrimenti, a furia
di parlare solo a quelli con il panta alla Sampei, al posto dei gilet gialli
avremo presto quelli neri.
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