Tutto comincia con una manovra che prevede per
il 2019 un rapporto deficit-Pil al 2,4% che, ovviamente, trova contro Junker e
Moscovici che si lasciano andare a commenti arroganti.
Ma i nostri prodi combattenti per il cambiamento: i due “cugini” Salvini e Di
Maio, proclamano che la manovra “non si cambia”, “non torneremo indietro”, “questa
è la riforma del popolo” (amen..)
Seguono esultanze su balconi, soliti tweet e
pagine facebook.
Bene..(si fa per dire)
Domenica
sera
si è consacrato l’ultimo vertice che porta a inviare alla Commissione Europea una
manovra con un rapporto deficit-Pil al
2,04% che in quel di Bruxelles viene arrotondato per difetto, cioè: 2%.
Salvini –
quello tra i “cugini” che comanda la brigata – dice che la
discesa al 2,04% con conseguente riduzione dei miliardi da impiegare per la “riforma
del popolo”, non è calarsi le braghe.
Che non si debba fare i conti solo con i numeri, come ho scritto in un recente post è poco ma sicuro. Abbiamo il
dovere, prima ancora che il diritto, di avere uno straccetto di stato sociale,
che però non sono né la flat tax e manco il condono fiscale (che riappariranno
tra qualche mese se i sondaggi verranno confermati). Ma fare i “duri” per poi
scendere al livello minimo per evitare il rischio
di infrazione è stare con il culo scoperto.
Che poi…..prima ancora che Bruxelles, a
mettere Salvini a culo scoperto è lo zoccolo
duro del suo elettorato.
Ergo: Salvini
è senza mutande.
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