giovedì 25 marzo 2021

Vaccinazione: "Le inefficienze della Lombardia non sono solo colpa di Aria"

 


da: Domani di Vitalba Azzollini  giurista

Le scelte politiche della regione hanno portato a serie conseguenze sul piano vaccinale eppure a pagare sono solo i vertici della società. Anche per quello che non dipende da loro.

È ormai nota la vicenda della società Aria S.p.a. in Lombardia. Dagli sms inviati in ritardo o mai arrivati, agli anziani chiamati a vaccinarsi a centinaia di chilometri da casa, alle convocazioni plurime o in numero superiore a quello previsto per centro vaccinale. Questo è solo l’ultimo caso in cui è coinvolta la società, partecipata al 100 per cento dalla regione Lombardia. Basti ricordare i fallimentari bandi per il vaccino antinfluenzale. I vertici di Aria ora sono stati azzerati. Può essere utile valutare le diverse componenti del “pasticciaccio” lombardo.

La società era stata costituita nel 2019 – attraverso la fusione di tre società controllate dalla regione Lombardia, Lombardia Informatica (Lispa), Infrastrutture Lombarde (Ilspa) e Centrale Acquisti spa (Arca) – al fine di abbattere i costi di gestione, dando ulteriore testimonianza dell’eccellenza lombarda. Invece, Aria ha inferto alla regione l’ennesimo danno a un’immagine che si è andata via via offuscando, dall’inizio della pandemia. «La mission di Aria», si legge sul suo sito web, è di «governare la spesa pubblica e affiancare la regione Lombardia nella trasformazione digitale della pubblica amministrazione supportando

le politiche regionali tramite attività di governance-by-data». Viene definita «la prima società in-house a cui è affidata la missione di progettare e gestire infrastrutture fisiche e digitali e contemporaneamente il ciclo degli acquisti aggregati degli enti» della regione. Se si scorre la sezione “Cosa facciamo” del sito, si stenta a trovare cosa la società non faccia: dalle infrastrutture civili, sanitarie e patrimoniali alle concessioni autostradali, dai servizi e soluzioni digitali alla pianificazione energetica, e molto altro. Così ad Aria, tra le altre cose, è stata affidata anche la gestione del piano vaccinale anti Covid-19.

La piattaforma informatica

Nel piano nazionale per le vaccinazioni, adottato con decreto del ministro della Salute del 2 gennaio scorso, si parla di «coordinamento costante tra il ministero della Salute, la struttura del commissario straordinario e le regioni e province autonome», assicurato da «un sistema informativo efficiente e interfacciabile con i diversi sistemi regionali e nazionali». Si dice ancora che vanno garantite «funzionalità omogenee su tutto il territorio nazionale» relativamente – tra le altre cose – a chiamate e prenotazioni, registrazione e certificazione della vaccinazione, richiami, calcolo puntuale delle coperture vaccinali. A questi fini, nel mese di gennaio Poste italiane ha messo a disposizione una piattaforma gratuita. Ma solo poche regioni hanno deciso di avvalersene. La maggior parte di esse ha preferito usare sistemi informatici propri, anche con la motivazione che implementare una nuova piattaforma richiede tempo e formazione del personale.

Così solo Sicilia, Calabria, Marche, Abruzzo e Basilicata, cui si è aggiunta da ultimo la Lombardia, hanno scelto il sistema di Poste. Del resto, sin dall’inizio della pandemia, il governo ha lasciato alle regioni molti margini di azione, anziché “comandare”, come disposto dalla Costituzione in tema di profilassi internazionale. Relativamente alla campagna vaccinale, non aver fissato a livello centrale paletti vincolanti per le regioni ha fatto sì che esse oggi procedano in ordine sparso non solo nella definizione delle categorie da vaccinare, ma anche nell’uso dei sistemi informatici, quindi pure nella convocazione dei vaccinandi, con diversi livelli di efficienza. Ora pare che il governo stia suggerendo l’uso uniforme della piattaforma di Poste, ma alcune regioni hanno già reso noto che continueranno con le proprie.

La disomogeneità, quindi, è destinata a durare, in assenza di imperativi a livello centrale.

Il Piano vaccinale lombardo

Nel “Piano regionale vaccini per la prevenzione delle infezioni da Sars-Cov 2”, approvato dalla regione Lombardia, si attribuiva ad Aria la responsabilità «dell’intero processo di adesione, prenotazione e convocazione», al cui fine la società avrebbe dovuto acquisire «tutti i dati necessari allo scopo di non incorrere in ritardi o interruzione dei servizi erogati». Eppure i ritardi ci sono stati.

Nel piano si prevedeva altresì che, «al fine di non incorrere in possibili flessioni nei livelli di servizio », Aria avrebbe potuto «individuare soggetti titolati in grado di rendere disponibili immediatamente piattaforme che possano consentire di potenziare ulteriormente il servizio con sistemi di provata efficacia ed efficienza». Evidentemente questa previsione non è bastata.

Va pure rilevato, come si evince anche dalla “Offerta tecnico economica progettazione, realizzazione e gestione del sistema di supporto alla campagna vaccinale lombarda anti Covid-19”, che le Aziende socio-sanitarie territoriali (Asst) sono «prive a oggi di un sistema finalizzato alla gestione delle vaccinazioni», e perciò è stato «acquisito in riuso dalla regione Veneto» il sistema Siavr, «poi adeguato alle esigenze regionali lombarde». Il sistema dovrebbe garantire «la interoperabilità tra i sistemi e i dati». Ma è probabile che l’interazione dei sistemi informativi tra i soggetti partecipanti non abbia funzionato, e ciò si è riflesso nella gestione del percorso vaccinale.

Nell’individuazione delle cause dei disservizi lombardi potrebbe anche entrare in gioco la decisione di avvisare gli interessati mediante sms, anziché optare per altri metodi. La scelta è della regione Lombardia, attraverso il piano vaccinale. Come rilevato da Francesco Amorosa su Agenda digitale, piattaforme on-line per l’invio di sms, non legate a operatori di rete, soprattutto per il competitivo prezzo unitario dell’sms inviato, possono incorrere «nell’incertezza del transito dell’sms “al confine” fra reti mobili di stati diversi. Incertezza non ammissibile», specie se si tratta di somministrare un vaccino che salva vite umane.

Va, infine, sottolineato che comunque la Lombardia è in ritardo nelle vaccinazioni rispetto ad altre regioni, come si evince tra l’altro dal rapporto tra dosi consegnate e quelle usate, e di certo ciò non dipende dai disguidi informatici, ma da disfunzioni anch’esse imputabili a chi gestisce la sanità, cioè la regione. Quindi, il tweet con cui l’assessore al welfare e vicepresidente della Lombardia, Letizia Moratti, ha attribuito solo ad Aria i fallimenti per le vaccinazioni anti Covid-19 è molto fuorviante. Peraltro, il 7 marzo Moratti, dopo aver deciso qualche giorno prima di passare alla piattaforma di Poste italiane, come detto, affermò: «Il sistema di Poste entrerà in vigore fra 10 giorni». Anche questa data non è stata rispettata. Intanto, in attesa di un sistema che funzioni, pare che in un vertice tra regione, Asst e altri si sia disposto che gli over 80 da vaccinare saranno contattati telefonicamente. Dato l’alto numero di persone da raggiungere (oltre 300.000), tra prima e seconda dose, si può immaginare che non sarà del tutto agevole.

Per la gestione del processo di vaccinazione, la Lombardia si è impegnata a corrispondere ad Aria 18 milioni e 500mila euro. Non è chiaro se e quanto sarà erogato alla società, data la previsione nel contratto che «la mancata garanzia dei livelli di servizio previsti comporterà, in sede di valutazione, risultato negativo sulle performance della società regionale e la tempestiva applicazione delle relative penali». Ma, a parte Aria, ci sarà qualcun altro che pagherà in regione Lombardia?

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