mercoledì 31 marzo 2021

Luce e gas, la trappola del telemarketing: così gli utenti rischiano di pagare bollette più care. “Con l’online si risparmia fino a 200 euro”

 


da: https://it.businessinsider.com/ - di Marco Cimminella

Chiamate continue in diversi momenti della giornata. La voce di un operatore che prova a convincerti a sottoscrivere un contratto per luce e gas, mentre continui a chiederti dove abbia preso il tuo numero. Il telemarketing e il porta a porta (anche se quest’ultimo in misura minore dall’inizio della pandemia di Covid) sono le pratiche più adottate per convincere potenziali clienti ad attivare nuove forniture. E con la liberalizzazione del mercato dell’energia in vista, si faranno ancora più aggressive e fastidiose. “I contratti attivati attraverso call center e porta a porta sono oltre che meno trasparenti anche più costosi per l’utente finale, rispetto alle attivazioni online, che portano invece in media a un risparmio di 200 euro annui sulle bollette”, spiega a Business Insider Italia Marco Tricarico, fondatore della piattaforma fintech Switcho. Che aggiunge: “Gli operatori ti contattano e provano a convincerti che le voci di costo della tua bolletta sono troppo alte. E che loro hanno soluzioni più economiche. In verità, spesso fanno proposte commerciali poco chiare e danno informazioni fuorvianti. E chi cede alle tante telefonate, rischia di ritrovarsi con utenze più salate o meno vantaggiose”.

Queste modalità di vendita, irritanti e moleste, spesso sfociano in pratiche commerciali scorrette e anche fughe di dati personali. Il guaio è che potrebbero presto aumentare in vista della fine della maggior tutela, ora previsto per il 2023. In realtà, il termine ultimo per il passaggio obbligatorio al mercato libero per le bollette dell’energia elettrica per famiglie e alcune micro imprese era già stato spostato diverse volte. L’ultimo rinvio è stato stabilito dal

decreto milleproroghe, che ha posticipato di un anno la fine del mercato tutelato di luce e gas. In vista di quel momento, crescerà la competizione tra i fornitori per conquistare nuovi clienti.

Vediamo due trend: da un lato, la nascita di nuove società e la moltiplicazione delle offerte, nell’ottica di sfruttare il momento in cui il mercato diventerà libero; dall’altro, un continuo e costante uso di mezzi telefonici (visto che ora il porta a porta è ostacolato dall’emergenza sanitaria) per proporre nuove offerte, spesso poco chiare, ai potenziali utenti”, ci dice l’esperto, sottolineando che “queste cattive pratiche ci sono da tempo e sono destinate ad aumentare, anche se sono stati fatti dei tentativi per arginare il problema. Un esempio, ancora in via di approvazione, è l’estensione anche ai numeri cellulari del regolamento relativo al Registro pubblico delle opposizioni, valido ora solo per i numeri fissi: si tratta di un elenco pensato anche per combattere il fenomeno del telemarketing indesiderato, in cui ogni cittadino può richiedere di registrare il proprio numero per non ricevere più chiamate commerciali”.

Nel frattempo, queste modalità di vendita offline continuano a sfornare sottoscrizioni in Italia: 9 volte su 10, è proprio l’agente che si presenta alla porta di casa o la chiamata telefonica a portare all’attivazione di nuove forniture. Il dato, proveniente dalla Relazione Annuale dell’autorità Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) 2020, viene ricordato da Tricarico per evidenziare “gli eccessi del telemarketing”, che possono portare a firmare contratti più cari di quelli solitamente offerti con i canali digitali, oltre che “fughe di dati” dei clienti.

“Al di là del fastidio procurato e dell’eccessiva insistenza, il problema non è solo il costo più alto pagato dall’utente, ma anche la scarsa trasparenza di tutto il processo”, ci dice il fondatore di Switcho. Che spiega meglio: “Il sistema di vendita per telefono o porta a porta prevede il coinvolgimento di molti soggetti: il fornitore, tipicamente, dà un mandato di vendita a un’agenzia, che è l’incaricata di procacciare i nuovi contratti; quest’ultima, a sua volta, riconosce delle provvigioni al singolo agente per ogni nuovo contratto concluso. Una struttura pesante, i cui costi, alla fine, sono a carico dell’utente finale, con un ricarico sul prezzo della materia prima che pesa fino al 30% in più”.

Diversamente, l’online si caratterizza per una filiera più corta, coinvolgendo solo fornitore, piattaforme e utente finale, prosegue Tricarico. Che precisa: “Il canale digitale ha una struttura di costo più basso e tecnologie specifiche che permettono ai fornitori dell’energia di proporre al cliente tariffe più vantaggiose, certamente meno onerose di quelle offerte attraverso call center. Inoltre, la nostra piattaforma non solo mette a disposizione del consumatore anche un comparatore delle varie tariffe presenti sul mercato, ma effettua un’analisi personalizzata della situazione di partenza: leggiamo le bollette, in particolare i dati relativi al costo della materia prima e di commercializzazione, e proponiamo di conseguenza l’opzione per cui siamo certi ci sia un risparmio. Nei casi in cui non c’è, avvisiamo l’utente che la sua situazione è già ottimizzata”.

C’è poi il tema della trasparenza. Nonostante i continui allarmi sulle truffe telefoniche e sulle pratiche commerciali scorrette, capita spesso che le persone si ritrovino a sottoscrivere contratti svantaggiosi o peggiori di quelli che avevano in precedenza. “Succede che gli operatori chiamino al telefono per farsi dire i dettagli della bolletta del malcapitato, per poi dare indicazioni fuorvianti sugli elementi di costo della stessa. Chiedono: ‘Mi può dire quanto ha speso per la voce energia?’. E poi aggiungono: ‘Con la nostra offerta può pagare meno’. In realtà i numeri e le cifre di cui parlano non sono comparabili”, continua Tricarico, precisando che “solo in pochissimi casi il fornitore è l’autore diretto delle telefonate. Spesso, la catena di intermediari si allunga ulteriormente attraverso meccanismi di subappalti che diluiscono il controllo da parte del committente, e questo causa poca trasparenza su prezzi e offerte”.

Questo processo, anche a causa della molteplicità dei soggetti coinvolti, comportano spesso una cattiva gestione del dato da parte dei call center, con rischi per la privacy. “Le agenzie e i broker non sono quasi mai monocommessa: è così che si verificano le fughe di tabulati da un fornitore all’altro”.

Anche per questo il fondatore di Switcho consiglia in generale di “evitare di fornire i propri dati personali come codice fiscale, l’IBAN e i codici univoci (POD/PDR) presenti sulle bollette”, sia quando riceviamo telefonate o suonano alla nostra porta. “Questi dati, infatti, sono quelli che, se comunicati tutti insieme, possono permette di realizzare un cambio di fornitore e attivare nuovi contratti (anche in maniera fraudolenta). Diffidate, quindi, da chi cerca di recuperarli attraverso scuse banali (ad esempio, spacciandosi per tecnici che devono verificare l’aggiornamento dei prezzi del servizio da parte di Arera)”. E conclude: “Non credete a chi si presenta dicendo di conoscere i vostri consumi e le vostre offerte. È impossibile, a meno di essere l’attuale fornitore o il distributore o di visionare direttamente il dettaglio delle ultime bollette. Dunque, nei casi in cui un venditore si presenti – di persona o al telefono – sapendo già di avere una tariffa più bassa della vostra attuale, sarà meglio diffidare”.

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