Vittoria
doveva essere, e trionfo è stato. Oppure, guardandola con
gli occhi del governo, sconfitta doveva
essere, e disfatta è stata.
Ora, si dirà, già si è detto: votavano
poche centinaia di migliaia di persone, non è un test nazionale! C’erano delle specificità locali, degli scandali che hanno travolto la giunta di
centrosinistra dopo decenni di governo, non era un test nazionale! È tutto sensato, per carità, eppure tutto incredibilmente falso, anche a
fronte della proporzione della vittoria e della sconfitta, e soprattutto a
fronte dell’enorme investimento dei leader nazionali che su questo “laboratorio
Umbria” è stato fatto. La foto di
pochi giorni fa, che ritraeva insieme Giuseppe
Conte, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, a far campagna elettorale, è
stata la sanzione esplicita di
quanto è stato detto e ripetuto molte volte da diversi leader del “nuovo”
“centrosinistra”, composto da Pd e 5 Stelle, nei giorni e nelle settimane
precedenti. “Bisogna lavorare a un’alleanza organica e strutturata” hanno detto
uno dopo l’altro in tanti, Dario
Franceschini con l’aria dello stratega di lungo corso, Nicola Zingaretti con quella di chi deve “tenere insieme tutti”, e
prima per l’unità bisognava dire “mai con i 5 stelle”: e adesso, in nome dello
stesso obiettivo, sembra dover dire “sempre coi 5 stelle”.
L’esperimento
umbro pare sbagliato invece per due ragioni, una tattica e l’altra
strategica. Quella tattica è presto detta: dopo la sconfitta umbra non ci
sono “piani b”, si è sparata la “cartuccia grossa” al primo appuntamento, ed è
andata come è andata. Avendo perso male insieme, sarà difficile andare insieme
ai prossimi appuntamenti, ed entrambi i contraenti rischieranno di perdere separati,
o di stare insieme guardandosi in cagnesco, pronti a incolparsi l’un l'altro per
le prossime eventuali sconfitte.