Chi è senza peccato suoni il primo citofono, si potrebbe dire, ricordando Salvini che pigia il campanello di un incensurato per chiedergli se spaccia. Adesso nei guai con la droga c’è finito il suo braccio destro, che per una curiosa disfunzione dell’apparato digerente leghista era ubicato dalle parti dell’intestino. Perché questo sono stati Luca Morisi e lo spietato congegno social da lui stesso ribattezzato «la Bestia»: uno spargitore di malumori e rabbie represse, ma soprattutto di pregiudizi e giudizi definitivi, senza mai l’ombra di una sfumatura. Quello ruba lo stipendio, quella se l’è andata a cercare, quell’altro ancora è un drogato…
La naturale fragilità dell’essere umano, con le sue imperfezioni e le sue cadute continue, non era contemplata da chi divideva con l’accetta il mondo in buoni e cattivi. Dove i cattivi erano sempre gli altri e i buoni, cioè Morisi e Salvini, prima segnalavano ai «follower» gli obiettivi da colpire e poi, a lapidazione social avvenuta, intervenivano nel ruolo di pacieri, inviando un messaggio di presunta misericordia («Bacioni!») ai bersagli da loro stessi indicati.
Chissà se la vita è davvero una ruota (a volte sembra quella del criceto), ma la Bestia
leghista sta sperimentando in queste ore come può cambiare in fretta la prospettiva. Davanti a Morisi che ammette la sua fragilità, e a Salvini che gli tende la mano in nome dell’amicizia, non resta che dire: benvenuti tra noi imperfetti. Vi risparmiamo i bacioni.
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